2019-02-19
Il tabù dei gay al vertice vaticano sulla pedofilia: «Non ne parleremo»
Il summit della Chiesa si concentrerà sugli abusi ai danni di minori. Sorvolerà sulle molestie ai seminaristi e negherà che l'omosessualità possa essere una delle cause. Monsignor Scicluna: «Non aspettatevi soluzioni».Il caso del sacerdote milanese arriva al tavolo del Papa. Domani Bergoglio incontrerà le vittime delle violenze. Ma anche il presidente di Rete l'Abuso, che portò all'Onu la storia di don Galli.Lo speciale comprende due articoli. «Vorrei ringraziare i media per i tanti articoli investigativi che hanno portato alla luce questo fenomeno», ha detto monsignor Charles Scicluna, Arcivescovo di Malta e membro del Comitato organizzativo dell'incontro che si terrà in Vaticano da giovedì a domenica prossima. «Dobbiamo dire grazie ai media che hanno aiutato la Chiesa a raggiungere una consapevolezza maggiore», ha continuato Scicluna, un prelato che può essere definito un super esperto del tema degli abusi, già impiegato su questo all'epoca di Benedetto XVI. Davanti a una sala stampa vaticana gremita, si è tenuta ieri la conferenza di presentazione dell'incontro voluto da papa Francesco sulla «Protezione dei minori nella Chiesa», un meeting con tutti i capi delle Conferenze episcopali del mondo per affrontare la grave crisi degli abusi del clero. Il 2018 è stato l'anno nero di questo dramma, culminato nel report del Gran giurì di Pennsylvania, il caso della Chiesa in Cile e la brutta storia dell'ex cardinale di Washington, e ora anche ex sacerdote, Theodore McCarrick. Nessuno ieri ha nominato Carlo Maria Viganò, ma il memoriale dell'ex nunzio a Washington, pubblicato dalla Verità nell'agosto scorso, è stato una spallata definitiva a un sistema di omertà e reticenze che ha provocato una cascata di eventi fino appunto all'incontro che si terrà da giovedì a domenica.Responsabilità e trasparenza sono le due parole per capire che piega prenderà l'incontro, un ritornello che ha ripetuto ieri anche padre Federico Lombardi, già direttore della sala stampa fino al 2016 e oggi moderatore dell'incontro. Regole precise e piena comprensione della responsabilità dei vescovi per affrontare adeguatamente il fenomeno in tutto il mondo. Procedure e presa di coscienza sui casi di abuso su minori: è su questo che si concentreranno i 190 partecipanti. Nulla sugli abusi di adulti vulnerabili (ad esempio quelli di un vescovo su un seminarista), nulla di specifico sulla questione dell'omosessualità che, ha detto ieri il cardinale di Chicago, Blase Cupich, anche lui membro del Comitato organizzativo, «di per sé non è una causa». La questione degli «abusi sessuali sui minori è una cosa importantissima, ciò aiuterà anche ad affrontare altri tipi di problemi». Lo spartiacque è chiaro.La risposta del cardinale statunitense, uomo di fiducia del Papa negli Stati Uniti, non meraviglia. È lui uno dei principali portabandiera del «clericalismo», un esercizio distorto di potere, come causa profonda del problema abusi. Pur riconoscendo «il fatto che nella maggioranza dei casi le vittime degli abusi siano maschi», Cupich ha risposto ai giornalisti dicendo appunto che «le organizzazioni internazionali hanno studiato profondamente questa questione: l'omosessualità di per sé non è una causa, gli abusi sono spesso una questione di opportunità, di occasione, hanno a che fare con un basso livello di istruzione». Le organizzazioni cattoliche di laici che, invece, chiedono al meeting di affrontare la questione dell'omosessualità nel clero come problema che riguarda il sacerdozio e i seminari, si possono mettere il cuore in pace.Anche per quanto riguarda l'accesso ai seminari, lo screening per evitare di far entrare potenziali futuri abusatori, dice sempre Cupich, non si deve focalizzare sulla omosessualità. Fermo restando il fatto che per le attuali norme, ribadite da papa Francesco, un omosessuale attivo o con tendenza radicata non può entrare in seminario, «lo screening è importante», ha detto il cardinale, «non per quanto riguarda la questione dell'omosessualità, ma per capire se qualcuno ha un atteggiamento della sessualità che non è in linea con la Chiesa e in relazione alla loro psiche».E comunque, come ribadito anche dal Papa, inutile esagerare con le attese. «Non si possono risolvere tutti i problemi in tre giorni», ha detto Scicluna, «sarebbe un'aspettativa irrazionale. Se invece ci aspettiamo un follow up dopo l'incontro, l'aspettativa diventa ragionevole». C'è però l'apprezzabile intento di farla finita con l'omertà, una piaga che ha devastato la Chiesa: «Il silenzio, l'omertà, non è accettabile e non è una soluzione», ha ribadito Scicluna. Ma per fare questo occorre il coraggio di andare più avanti e di affrontare anche le tante domande che emergono dopo il memoriale Viganò: le coperture e le reticenze sono esistite anche ai massimi livelli della gerarchia? Il caso McCarrick, da qualche giorno ridotto allo stato laicale in maniera certamente esemplare, resta con le sue ombre che abbracciano decenni di gestione del potere vaticano. Il recupero della credibilità della Chiesa passa anche da queste situazioni e non può eludere il problema dell'omosessualità del clero e delle eventuali cordate che si creano intorno ad azioni di lobby. Altrimenti si finisce per lasciare troppo spazio al rumore di fondo, al chiacchiericcio, come nel caso del libro Sodoma che esce in contemporanea con l'apertura dell'incontro in Vaticano.Tre giorni importanti per la Chiesa, ogni giorno tre interventi e poi i lavori di gruppo (presenti anche delle vittime). Parleranno, oltre a Scicluna, alcuni cardinali vicini a papa Bergoglio: il filippino Luis Antonio Tagle, l'indiano Oswald Gracias, il tedesco Reinhard Marx, il colombiano Rubén Salazar Gómez, e, appunto, Blase Cupich. Interessante l'intervento di tre donne, Linda Ghisoni, sottosegretario al dicastero laici, famiglia e vita, suor Veronica Openibo, e una giornalista, Valentina Alazraki. Il discorso finale del Papa è previsto per domenica 24 febbraio dopo la messa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-tabu-dei-gay-al-vertice-vaticano-sulla-pedofilia-non-ne-parleremo-2629319406.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-caso-del-sacerdote-milanese-arriva-al-tavolo-del-papa" data-post-id="2629319406" data-published-at="1762288456" data-use-pagination="False"> Il caso del sacerdote milanese arriva al tavolo del Papa «Come potrei recitare il Credo senza un brivido?». È la domanda suprema, quella che accompagna Alessandro Battaglia quando si ritrova davanti la facciata di una chiesa, un campanile, un uomo in tonaca. E per rispondere a questo quesito, che accomuna nella perdita della fede numerose vittime di abusi del clero, domani papa Francesco ha deciso di rispondere, di allargare le braccia e accogliere questi figli martoriati nel corpo e più ancora nello spirito. Sarà un incontro riservato, a Roma (luogo e orario segreti). Il Pontefice ha voluto ricavare un momento per le vittime dei preti pedofili a margine del grande summit sul tema della violenza sessuale dei sacerdoti nel mondo, convocato dal 21 al 24 febbraio per discutere della piaga con i presidenti delle Conferenze episcopali, per studiare strategie per prevenire, per combattere. Il titolo «La protezione dei minori nella Chiesa» dice tutto; gli incontri in sessione plenaria saranno moderati da padre Federico Lombardi, ex direttore della sala stampa vaticana, attuale presidente della Fondazione Ratzinger, al rientro sotto i riflettori. Quello del Papa è stato un colpo di scena. Vuole incontrare i rappresentanti delle vittime, ascoltare le loro storie proprio per mandare un messaggio forte a tutti coloro che parteciperanno al summit, che non è inteso come un convegno fra studiosi, ma (le parole sono di Francesco) «una riunione di pastori, un incontro di preghiera e discernimento». Così domani, fra gli uomini e le donne che attendono da anni di poter ascoltare la parola di conforto del Santo Padre, ci sarà in spirito anche Alessandro, vittima quando aveva 15 anni di don Mauro Galli, giovane sacerdote che abusò di lui a Rozzano, in provincia di Milano, ed è stato condannato a sei anni e otto mesi in primo grado. Il dossier verrà consegnato nelle mani di Jorge Mario Bergoglio da Francesco Zanardi, presidente di Rete l'Abuso, che da oltre un decennio è in prima linea contro la pedofilia dei preti e che l'anno scorso ha presentato il caso in un convegno mondiale organizzato dall'Onu, a Ginevra, innescando un moto di indignazione planetario. La particolarità della vicenda sta nel coinvolgimento morale dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e del vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, che al tempo dei fatti (dicembre 2011) erano vicario episcopale e responsabile dei giovani sacerdoti. Allora, pur a conoscenza della vicenda, non aprirono il procedimento canonico, ma si limitarono a spostare il prete in un'altra città, sempre a contatto con adolescenti. Di fatto contravvenendo a uno dei punti cardine della tolleranza zero auspicata dal Vaticano: l'obbligo di denuncia da parte degli alti prelati, pena la rimozione dall'ufficio «per cause gravi». La famiglia di Alessandro, molto cattolica, affidò la propria disperazione e la propria sete di giustizia all'arcidiocesi. Ma dopo tre anni di rassicurazioni vuote e di quella che nel calcio si definirebbe melina, decise di denunciare il caso ai carabinieri. Senza per questo rinunciare a scrivere al Papa per illustrargli la vicenda con tutte le sue anomalie e inadempienze. «Abbiamo sempre notato una gentilezza solo formale», ha ripetuto la famiglia anche dopo la sentenza, «con un disinteresse per la vittima e un solo interesse: difendere l'istituzione». Il carteggio fu regolarmente protocollato, finì negli uffici del Pontefice, ma invano. Infatti non gli impedì di promuovere Delpini e Tremolada. Domani lo riceverà di nuovo dalle mani di chi ha difeso la famiglia fin dal primo giorno. Zanardi rimane diffidente: «Quel summit mi sembra propagandistico, pubblicitario. Se Francesco vuole dare un segnale forte punisca i vescovi che in questi anni non hanno fatto altro che insabbiare».
«Pluribus» (Apple Tv+)
In Pluribus, da venerdì 7 novembre su Apple Tv+, Vince Gilligan racconta un mondo contagiato da un virus che cancella le emozioni e il conflitto. Un’apocalisse lucida e inquieta, dove l’unica immune difende il diritto alla complessità umana.