2025-11-28
La Cop30 fa solo danni. Nasce l’Inquisizione per chi non si allinea all’allarme sul clima
L’Unesco crea un tribunale della verità sulla salute del pianeta. Parigi entusiasta e Ong in prima fila nella caccia al negazionista.Mentre si smantellano le scenografie della sudata e inconcludente Cop30 di Belém, dal polverone emerge l’ennesima trovata antiliberale. L’Iniziativa globale per l’integrità delle informazioni sui cambiamenti climatici (sic), nata qualche mese fa da una trovata dell’Unesco, del governo brasiliano e delle Nazioni Unite, ha lanciato il 12 novembre la Dichiarazione sull’integrità delle informazioni sui cambiamenti climatici, stabilendo «impegni internazionali condivisi per affrontare la disinformazione sul clima e promuovere informazioni accurate e basate su prove concrete sulle questioni climatiche». Sul sito dell’Unesco si legge che l’iniziativa nasce «per contribuire a indagare, denunciare e smantellare la disinformazione relativa ai cambiamenti climatici, nonché a diffondere i risultati della ricerca».In pratica, alla Cop30 qualcuno ha pensato bene di tirare fuori dal cilindro una dichiarazione che impegna i firmatari a istituire l’ennesimo tribunale della verità, questa volta applicato alla narrazione dei cambiamenti climatici. I sottoscrittori dovranno «promuovere l’integrità delle informazioni relative ai cambiamenti climatici a livello internazionale, nazionale e locale» e «creare quadri giuridici che promuovano l’integrità delle informazioni sui cambiamenti climatici e rispettino, proteggano e promuovano i diritti umani, incluso il diritto alla libertà di espressione».La Dichiarazione è stata finora sottoscritta da 20 Paesi: Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cechia, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Uruguay. L’amministratore delegato della Cop30, Ana Toni, ha detto durante la conferenza che non c’è verità senza integrità delle informazioni: «Questa è la Cop della Verità. Pertanto, si tratta di un tema fondamentale che dobbiamo affrontare collettivamente per proteggere l’integrità delle informazioni». Verrebbe da dire: Quid est veritas? Dunque, chi non si allinea al circuito dell’informazione telecomandata, chiunque presenti punti di vista differenti rispetto alla narrazione climatica tremendista che domina sui mezzi di informazione, viene tacciato di negazionismo (termine come sempre usato a sproposito) e di eresia. Gli estensori del documento si dicono «preoccupati per il crescente impatto della disinformazione, della cattiva informazione, del negazionismo, degli attacchi deliberati ai giornalisti ambientalisti, ai difensori, agli scienziati, ai ricercatori e ad altre voci pubbliche». Ma chi decide cosa è cattiva informazione o disinformazione?Il caso della Bbc, che non riguarda il clima ma l’informazione, è sotto gli occhi di tutti. La molto accreditata e storica British broadcasting corporation, che svolge servizio pubblico radiotelevisivo in Gran Bretagna, è stata pescata con le mani nella marmellata qualche settimana fa per aver manipolato un discorso di Donald Trump alterandone il significato. Il caso ha portato alle dimissioni di due top manager dell’azienda. Dunque, le agenzie di informazione ufficiali non sono affatto immuni dalla diffusione delle false notizie, anzi tutt’altro. Sono spesso il maggiore veicolo di diffusione di realtà parallele e orientate.Il mito del debunking ha già fatto il suo tempo ed è semmai il caso di lasciare spazio alla libera discussione scientifica, che è confronto e dimostrazione. La scienza si è sempre battuta, in quanto metodo, contro i dogmi. Quanto alla stampa e ai giornalisti, il loro compito dovrebbe semmai essere quello di scovare le contraddizioni e i buchi della narrazione dominante. Naturalmente, in una simile iniziativa non poteva mancare l’usuale côté di Organizzazioni non governative. Sul sito Unesco leggiamo: «Attraverso bandi aperti, enti senza scopo di lucro riceveranno finanziamenti per condurre ricerche approfondite, comunicare e rendicontare in modo accurato sui cambiamenti climatici. Inoltre, gli enti formeranno una rete globale e interdisciplinare, per condividere i risultati e svelare i meccanismi in evoluzione della disinformazione sul clima, producendo raccomandazioni attuabili per politiche innovative in tutto il mondo». C’è sempre un finanziamento, da qualche parte.Chi fa parte del Gruppo consultivo dell’iniziativa? Il solito manipolo di Ong: Climate action against disinformation, Conscious advertising network, International panel on the information environment, Forum on information and democracy e altre. Queste sono in realtà reti di una miriade di altre Ong, di cui è difficile ricostruire gli intrecci e i finanziamenti. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.Una nota per concludere. La Francia ha tenuto subito a sottolineare il proprio apporto. In un comunicato dell’ambasciata francese in Italia di qualche giorno fa si legge: «Di fronte all’aumento della disinformazione sul clima, la Francia si impegna nella dichiarazione sull’integrità delle informazioni relative ai cambiamenti climatici». Nello stesso comunicato viene riportata la dichiarazione di Jean-Noël Barrot, ministro degli Affari europei e degli Affari esteri: «Fedele al suo impegno a favore della libertà di stampa e di uno spazio informativo integro, libero e regolamentato, il mio ministero ha contribuito alla formazione di oltre 2.000 giornalisti in tutto il mondo per contrastare meglio la manipolazione delle informazioni». Ecco, che un governo faccia formazione ai giornalisti su come distinguere il vero dal falso appare quanto meno bizzarro e rappresenta, come dire, un segno dei tempi.
L'Assemblea Nazionale Francese (Ansa)
«Stranger Things 5» (Netflix)
Giuseppe Conte. Nel riquadro, Antonio Chiappani (Ansa)