2020-11-12
Il sovranismo ora finisce fuorilegge
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (M.Ravagli/Getty Images)
Il magistrato che ha condannato i partecipanti alla marcia in memoria di Sergio Ramelli a Milano paragona la dottrina politica al fascismo. E subito partono le proteste.La «deriva sovranista» come base e giustificazione per una condanna. È quanto è accaduto ieri, con il deposito delle motivazioni della sentenza con cui il giudice milanese Manuela Cannavale lo scorso settembre ha inflitto pene per un totale di circa sei mesi di reclusione a cinque esponenti della destra radicale. I condannati, tra i quali il leader di CasaPound, Gianluca Iannone, e l'editore di Altaforte, Francesco Polacchi, avevano partecipato al folto corteo che il 29 aprile 2019 - come tutti gli anni - voleva commemorare la morte di Sergio Ramelli, giovane del Fronte della gioventù ucciso nel 1975 da militanti di Avanguardia operaia. Tutti avevano fatto il saluto romano e gridato: «Presente!».Si può certamente non condividere il gesto, obiettivamente discutibile. Ma la giurisprudenza è un'altra cosa, e un magistrato deve comunque tenerne conto. Vengono alla mente almeno due sentenze, coerenti tra loro, che contraddicono la decisione del giudice Cannavale. Una è della Corte d'appello di Milano, che nel settembre 2019 ha assolto 16 imputati di apologia di fascismo per un'identica manifestazione organizzata nel 2013 in ricordo di Ramelli. Altrettanto ha fatto almeno una sentenza della suprema Corte di cassazione, la cui prima sezione penale nel dicembre 2017 ha stabilito che sempre il saluto per Ramelli «non ha finalità propagandistica», ma si connota «come un atto commemorativo». Indifferente a queste decisioni, il giudice Cannavale ha individuato nel corteo milanese l'esistenza di «un concreto tentativo di proselitismo» e nelle motivazioni ha scritto che «1.200 persone delle diverse realtà extraparlamentari di destra riunite in modo compatto, che insieme rispondono alla chiamata “presente!" e contemporaneamente alzano il braccio nel saluto romano con orgoglio ed entusiasmo, certamente creano in soggetti che si ritrovano nelle loro idee una suggestione, una forza, una evocazione del passato regime» e quindi «un concreto pericolo di raccogliere adesioni finalizzata alla ricostituzione di un partito fascista». Ma il giudice va ben oltre, e ricorda che la Cassazione (è vero: l'ha fatto in una sentenza del settembre 2014), ha precisato che «l'esigenza di tutela delle istituzioni democratiche non è affatto erosa dal decorso del tempo, proprio perché sono frequenti rigurgiti di intolleranza ai valori dialettici della democrazia». Basandosi su questa considerazione, il giudice Cannavale scrive che «non è stata mai attuale come nel presente momento storico, nel quale episodi d'intolleranza e/o violenza dovuti a motivi razziali sono all'ordine del giorno e si assiste a una pericolosa deriva sovranista». L'affermazione, dal tono obiettivamente più politico che giudiziario, ha acceso ieri le inevitabili reazioni di Fratelli d'Italia e della Lega. In una dichiarazione all'agenzia AdnKronos si è detto «basito» Ignazio La Russa, senatore di FdI: «Non esiste alcuna deriva sovranista nella commemorazione di Ramelli», ha commentato, «che fu ucciso 45 anni fa dall'odio comunista. Se il giudice lo scrive, ha confuso le cose: magari ha scambiato una sentenza con un trattato politico». Si dice sconcertato anche Luca Toccalini, deputato milanese della Lega e capo dei giovani del partito: «Non vedo assolutamente una pericolosa deriva sovranista», protesta. «Io questi fantomatici pericolosi sovranisti non li ho mai visti devastare città o aggredire le forze dell'ordine». La questione, a occhio, non pare destinata a placarsi in un giorno. Qualche elemento polemico in più potrebbe forse venire da altre sentenze del giudice Cannavale. Per esempio quella che a metà dello scorso settembre ha mandato prosciolto per incapacità d'intendere e di volere un immigrato trentenne del Bangladesh che un anno prima, nel centro di Milano, aveva aggredito con una bottiglia di vetro rotta e ferito gravemente una donna di 64 anni. Il giudice Cannavale ha stabilito non fosse nemmeno socialmente pericoloso.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)