2022-10-08
Il sistema degli affidi è un disastro
Laura Cavandoli (Imagoeconomica)
Controlli inefficaci, opacità, sospetti di speculazioni e abusi: le case famiglia per minori sono un vero buco nero. Certificato anche dalla commissione parlamentare d’inchiesta.Il sistema degli affidi minorili si conferma per quel che è: un disastro. L’elenco dei difetti, ora, è ufficiale e lo certifica il Parlamento. I controlli delle Procure sulle case-famiglia che ospitano i bambini sono rari e inefficaci, e in gran parte del Paese non esistono. I Servizi sociali, troppo spesso, agiscono usando poteri illimitati e incontrollati mentre la stragrande maggioranza dei giudizi dei tribunali per i minori vengono emessi senza un reale contraddittorio, impedendo alle famiglie di difendersi.Per di più, nessun ente pubblico monitora i minori allontanati, tant’è vero che nessuno in Italia sa quale sia il loro vero numero, né quello delle strutture che li ospitano. Esistono solo stime: oggi si pensa siano circa 27.000 i minori collocati fuori famiglia, ma c’è chi ipotizza siano più del doppio. L’opacità, e gli alti costi del sistema, legittimano i sospetti di speculazioni e abusi. Non era bastato lo scandalo di Bibbiano, che nel 2019 lo aveva evidenziato con la forza di un’indagine penale: oggi, alla fine della legislatura, anche la commissione parlamentare d’inchiesta sugli affidi minorili e sulle case-famiglia certifica che il sistema è pieno di buchi. Istituita nel luglio 2020 su richiesta della Lega e del Movimento 5 stelle, ma poi rallentata (si è riunita solo dal maggio 2021), la commissione ha lavorato per un anno nel totale silenzio dei media. Ora la sua presidente Laura Cavandoli, deputato leghista, ha depositato la relazione finale. Sono 132 pagine di critiche e allarmi, ignorati dai giornaloni, ma di cui il nuovo Parlamento non potrà non tenere conto. Il principale problema del sistema degli affidi minorili, probabilmente, è anche ideologico. Le norme in vigore e molte sentenze della Cassazione, infatti, stabiliscono che l’allontanamento di un bimbo da una famiglia violenta, inadeguata o problematica vada considerato non come l’unico intervento possibile, ma come extrema ratio. Cavandoli sottolinea invece che quel giusto principio «è pressoché ignorato». Così, ogni volta che viene deciso un allontanamento, quasi mai Servizi sociali o tribunali minorili stabiliscono di coinvolgere altri famigliari del bambino, come i nonni o gli zii. La presidente della commissione segnala poi che «il collocamento nelle strutture spesso supera, anche di molto, i due anni massimi previsti dalla legge», e aggiunge che «non è previsto alcun controllo sulla spesa pubblica che i collocamenti comportano e che attualmente gravano sui Comuni, né esiste verifica sulle ragioni del loro protrarsi». La relazione finale è un lungo j’accuse, che in più punti fa rabbrividire. Si legge che «dalle audizioni e dall’esame della documentazione pervenuta risulta evidente che non esiste un registro aggiornato dei minori allontanati, né è possibile avere traccia dei motivi e della durata degli allontanamenti». Tutto è in ombra, confuso, opaco. «Manca anche un registro nazionale delle strutture di accoglienza che permetta di rilevarne dimensioni e caratteristiche, posti offerti e disponibili». Cavandoli ne conclude che «in molti casi non si può escludere un interesse anche economico ad accrescere il numero dei minori accolti e a dilatare la loro permanenza nelle strutture».Le Procure presso i tribunali minorili, cui spetterebbero i controlli, sembrano inadeguate, se non inerti: «È emerso», si legge, «che la selezione delle strutture è rimessa in modo pieno all’amministrazione assistenziale (cioè ai Servizi sociali, ndr), senza alcuna certezza dei criteri, e le è demandata anche la scelta della struttura in cui debba permanere il minorenne».La commissione segnala che non è stato risolto anche il «grave problema della possibile commistione dei magistrati onorari presenti nei collegi minorili (la maggioranza delle toghe attive in questo settore, ndr), che sono anche collaboratori dei Servizi sociali se non collaboratori di strutture per l’accoglienza operanti sul territorio di loro competenza». Chi dovrebbe controllare, cioè i presidenti dei tribunali, non lo fa.L’aspetto economico è quello che desta più scandalo. «I costi delle strutture dove vengono collocati i minori», ricorda la relazione, «sono spesso rilevanti, soprattutto per i Comuni di piccole dimensioni con grave impatto sulle finanze dell’ente locale». La commissione ha accertato, per esempio, che il Comune di Rimini, nel 2021, ha speso una media di 2.122 euro mensili a bimbo, che sale a 3.165 euro per quello di Parma. Ma il Comune di Modena ha speso 5.669 euro mensili per ogni bambino in comunità terapeutica.Maria Teresa Bellucci, membro della commissione per Fratelli d’Italia, critica il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, «per la sua totale assenza dai lavori della commissione e per la mancanza di collaborazione». Stefania Ascari, in commissione per il M5s, annuncia che il suo primo atto in questa legislatura «sarà la richiesta di una nuova commissione d’inchiesta per continuare il lavoro e monitorare gli allontanamenti dei bambini dalle famiglie, e per istituire una banca dati nazionale».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)