2022-08-12
Il sindacato scorda i lavoratori e punta i pensionati
Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri (Ansa)
Sono il 50% degli iscritti Cgil, il 40% della Cisl e il 25% della Uil: fondamentali i Caf. Così l’occupazione slitta in secondo piano. Questo non è un sindacato per giovani: ormai, in Italia più che associazioni dei lavoratori abbiamo associazioni di ex lavoratori. Il primato spetta alla Cgil, con quasi il 50% di pensionati fra gli iscritti. La Cisl si aggira su una percentuale del 40%, mentre la Uil si ferma «appena» al 25%. Nello specifico, la Cgil guidata da Maurizio Landini conta più di 5 milioni di iscritti. Al suo interno, il sindacato pensionati ne ha 2.745.846. La Uil, con a capo il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, ha 2.309.970 iscritti di cui circa 600.000 pensionati, riuniti sotto la sigla Uilp. Mentre la Cisl, con al timone Luigi Sbarra, ha 4.076.033 tesserati di cui 1.675.678 pensionati riuniti sotto la sigla Fnp Cisl. E allora vien da sé anche la spinta della loro attività politica. Se la metà di chi paga le tessere il suo lavoro lo ha già svolto, i vertici del sindacato difficilmente si focalizzeranno sulla creazione di nuova occupazione o sui giovani disoccupati, la cui percentuale, lo ricordiamo, supera il 25%. In questi mesi, le battaglie dei sindacati hanno riguardato soprattutto il salario minimo (che li vede freddi, visto che rischia di ridurre il peso dei contratti collettivi e di conseguenza anche il loro) e il taglio del cuneo fiscale per i redditi bassi, magari grazie all’imposizione di nuove tasse e solo a patto, come ha detto Landini, che non vada a favore delle imprese che «di benefici ne hanno già avuti. Se guardiamo i soldi che hanno avuto in termini di aiuti durante la pandemia, e noi eravamo d’accordo, ne hanno avuti in maniera consistente. Oggi bisogna mettere i soldi nelle tasche dei lavoratori, dei pensionati, delle partite Iva perché alla fine del mese non ci arrivano».Mentre la politica moltiplica i sussidi e la Cig (l’ultima trovata del ministro del Lavoro Andrea Orlando è stata di concederla con temperature sopra i 35 gradi, non per forza reali ma anche solo percepiti), i grandi assenti dal dibattito sono le politiche attive, il welfare di secondo livello e la riduzione dei vincoli che impediscono alle aziende di creare nuova occupazione, l’unica vera ricetta per rilanciare l’economia. Una miopia influenzata anche dal fatto che i pensionati iscritti ai sindacati sono sempre di più, tanto da costituire un vero e proprio zoccolo duro: senza di loro la forza politica delle sigle si ridurrebbe drasticamente.Il lavoro dei sindacati e questa passione per i pensionati si intrecciano con l’attività nel sistema tributario e previdenziale attraverso enti intermedi gestiti al 95% dai sindacati che spesso per prestare i loro servizi chiedono l’iscrizione ai cittadini. Consulenze che però vengono già finanziate dallo Stato. Andiamo con ordine: in Italia esistono i Caf (centri di assistenza fiscale) e i patronati, il cui compito è quello di assistere cittadini e pensionati nei confronti dello Stato. I Caf prestano assistenza fiscale e compilano modelli 730; dichiarazioni fiscali; modelli Red; modelli Isee. Per svolgere tale attività ricevono compensi da parte dello Stato per un importo di 236.897.790 di euro oltre le somme richieste al contribuente per l’elaborazione dei modelli. Vi sono prestazioni gratuite e altre a pagamento. L’invio dei modelli già compilati è sempre gratuito. In questo caso al Caf viene riconosciuto un contributo dall’Erario. Se invece il lavoratore ha bisogno di assistenza per la compilazione dei modelli, il Caf è autorizzato a richiedere il pagamento della prestazione. Se il Caf è stato istituito da un sindacato (come spesso accade) gli operatori consigliano di iscriversi allo stesso concedendo sconti.Il patronato è un istituto, riconosciuto dal ministero del Lavoro che presta assistenza e tutela ai lavoratori e si occupa sostanzialmente di pratiche previdenziali e di pensioni. Essendo un ente senza fini di lucro offre i propri servizi in modo gratuito. Ciò è possibile in quanto lo Stato rimborsa le attività svolte con il «sistema di punti pratica» (da 35 a 175 euro). Il loro finanziamento è pari allo 0,199% del gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati da tutte le gestioni amministrate dall’Inps guidata da Pasquale Tridico, dall’Inail, dall’Inpdad e dall’Ipsema e può essere stimato in 420 milioni all’anno. I patronati possono essere costituiti solo da associazioni e confederazioni dei lavoratori in possesso di determinati requisiti. A oggi quelli attivi sono 23, posti sotto la vigilanza del ministero del Lavoro.Caf e patronati costano complessivamente circa 650 milioni di euro alla collettività, e a sua volta chi le gestisce può chiedere altri contributi (legittimamente, sia chiaro) per prestare alcune consulenze. Tra queste: la richiesta per l’assegno al nucleo familiare; le dimissioni online per i pensionati; richiesta online per il rilascio della certificazione unica; presentazione per via telematica della richiesta del bonus bebè, bonus mamma e asilo nido; invio all’Inps per la richiesta di permessi e congedi; richiesta di cure termali all’Inps o all’Inail; richiesta di riconoscimento di handicap grave stabilito dalla legge 104; rimborso per le spese di viaggio o di farmaci; richiesta dei ratei della tredicesima di un lavoratore defunto; richiesta di indennità di disoccupazione Naspi; autorizzazione per i versamenti volontari di contributi.Il problema è che il contribuente, nonostante abbia versato parte del suo stipendio nell’intero arco di una vita allo Stato, quando poi deve ottenere ciò di cui ha diritto a causa dell’inefficienza burocratica deve pagare una volta ancora. Per il cittadino è praticamente impossibile interfacciarsi da solo con la Pa, autoreferenziale e arroccata sulle proprie procedure. La digitalizzazione prometteva di risolvere il problema, ma soprattutto per gli anziani non è cambiato nulla. Anzi, le procedure si sono anche complicateIl mezzo per ottenere ciò che dovrebbe essere un automatismo, come la pensione, è quindi quella dell’intermediario. Un tramite a spese della collettività. Un carrozzone di uffici e personale, un business quasi interamente gestito dai sindacati che lucra sulla mala burocrazia italiana. Oggi siamo al punto che senza il lavoro di questi enti (Caf e patronati) non funzionerebbe più nulla, ma nessuno nelle istituzioni si pone questo problema.