2024-05-24
«Il Simpatizzante», la serie tv con Park Chan-wook e Robert Downey Jr
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La serie tv che per l’Italia ha debuttato su Sky (e, in streaming, su NowTv) nella prima serata di lunedì 20 maggio, è com’è stato il libro premiato con il Pulitzer nel 2016: divertente, divertito, girato per stupire, perché i luoghi comuni regalino un conforto solo temporaneo, cedendo presto il passo alla sorpresa.Il Simpatizzante, che l’acclamatissimo Park Chan-wook ha adattato in una serie televisiva, ha vinto il premio Pulitzer nel 2016. E le ragioni del successo di allora, la capacità di corrompere con una buona dose di ironia un racconto che, altrimenti, sarebbe stato a mezza via fra lo spionaggio e il thriller, paiono ritornare nello show Hbo. Il Simpatizzante, che per l’Italia ha debuttato su Sky (e, in streaming, su NowTv) nella prima serata di lunedì 20 maggio, è com’è stato il libro: divertente, divertito, girato per stupire, perché i luoghi comuni regalino un conforto solo temporaneo, cedendo presto il passo alla sorpresa. Nella fattispecie della produzione televisiva, il merito è di Park Chan-wook, regista sudcoreano, quanto del cast che ha saputo mettere insieme: di Robert Downey Jr., cui si è deciso di affidare quattro ruoli diversi, di Hoa Xuande, capace di attribuire al Capitano del romanzo una tridimensionalità straordinaria.Xuande, della serie, è il protagonista: una spia comunista, nata da madre vietnamita e padre francese e rifugiatasi negli Stati Uniti dopo aver speso anni come infiltrato tra le fila dell’esercito del Vietnam del Sud. Ne Il Simpatizzante, lo chiamano «Il Capitano», costringendolo a saltare fra presente e passato con l’espediente di una intervista. Gli americani vogliono sapere, il Capitano parla, e racconta le sue origini. Racconta di sua madre, che il sangue misto ha cercato di venderglielo come valore aggiunto. Racconta di sé, dell’incapacità di sentirsi vietnamita a Saigon e bianco fra gli americani. Racconta di fragilità e carriera, di come dal Vietnam del Nord abbia raggiunto quello del Sud, senza mai smettere di passare informazioni ai Viet Cong. L’Asia sfuma negli Stati Uniti, Saigon diventa Los Angeles, il Capitano, un tempo in prima fila, si scopre rifugiato. La serie, in sette episodi, mescola i piani narrativi e le linee temporali per restituire la fatica del suo protagonista e, al contempo, le similitudini fra Paesi all’apparenza tanto diversi. Lo fa con ferocia satirica, senza appesantire la narrazione o caricarla di messaggi eccessivi. Quasi, lo fa con divertimento, lo stesso che è di Robert Downey Jr., perfetto (anche lui) nella quadrupla parte che gli è stata assegnata.Il premio Oscar si barcamena fra il ruolo di agente della Cia e poi in quello di regista, fissato con la realizzazione di un film sul Vietnam. Passa ad essere un membro del Congresso, pronto a vendere le sue simpatie per raccattare qualche voto in più fra la comunità asiatica, e diventa poi un professore universitario di Culture Orientali, riuscendo lui pure a dipingere un quadro piuttosto vivido dell’America dell’epoca, degli anni Settanta, fotografati con meravigliosa verosimiglianza.
Jose Mourinho (Getty Images)