2019-04-24
Il settore immobiliare torna ai livelli del 2010
Lo studio dell'Istat: il comparto nell'ultimo trimestre del 2018 è cresciuto del 4,7% rispetto all'anno precedente. A trainare le compravendite sono soprattutto il Nord e gli edifici residenziali, mentre gli uffici sono ancora in difficoltà. Mutui su del 3,6%.Il mattone recupera i livelli di otto anni fa. «Nel quarto trimestre 2018 l'indice destagionalizzato delle compravendite registra un'accelerazione della crescita del mercato immobiliare che, a livello nazionale, raggiunge i valori medi del 2010, trainato dalle transazioni rilevate nel Nord del Paese». A dirlo è l'Istat, secondo cui la crescita trimestrale a fine 2018 ha fatto segnare un +4,7% rispetto all'anno precedente, merito delle compravendite (+5,5% il settore abitativo e -5,8% l'economico, quello legato agli uffici e, più in generale, tutto quello che non riguarda il mondo residenziale) e del 3,6% per i mutui.Secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel quarto trimestre le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti legati a unità immobiliari (230.258) si sono mostrate in netto aumento (+4,7%) rispetto al trimestre precedente (+4,4% il settore abitativo e +10,5% l'economico).L'incremento congiunturale interessa tutte le aree geografiche del Paese sia per il settore abitativo (Nord Ovest +5,5%, Nord Est +4,7%, Centro +4,4%, Sud +2,8% e Isole +1,8%) sia per l'economico (Nord Ovest +22,1%, Isole +8,2%, Sud +6,7%, Centro +4,6% e Nord Est +3,9%). Il 93,9% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo e accessori (216.173), il 5,6% a uso economico (12.931) e lo 0,5% a uso speciale e multiproprietà (1.154).Rispetto al quarto trimestre 2017 le transazioni immobiliari sono cresciute complessivamente del 7,6%, il livello di crescita più alto degli ultimi due anni. Anche in questo caso l'espansione riguarda sia il settore abitativo (+7,8%) sia l'economico (+4,6%). L'incremento tendenziale osservato per l'abitativo interessa tutto il territorio nazionale: Isole (+10,1%), Nord Est (+9,9%), Centro (+9,7%), Nord Ovest (+7,4%) e Sud (+2,8%). La crescita riguarda tutte le tipologie di Comuni (città metropolitane +8,1% e piccoli centri +7,6%). Anche il comparto economico registra variazioni tendenziali positive in tutto il Paese: Nord Ovest (+5,7%), Nordm Est (+5,1%), Centro (+4,8%), Sud (+2,8%) e Isole (+2,0%), nelle città metropolitane (+5,8%) come nei piccoli centri (+3,8%).Sempre secondo l'Istat, le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altri atti finalizzati alla costituzione di un'ipoteca immobiliare (115.478) sono saliti del 2,2% rispetto al trimestre precedente e dell'8,4% su base annua. Queste operazioni hanno mostrato un aumento su tutto il territorio nazionale, sia su base congiunturale (Centro +3,5%, Nord Est e Isole +2,1%, Sud +1,7% e Nord Ovest +1,6%) sia su base annua (Centro +12,3%, Isole +10,6%, Nord-est +9,1%, Nord-ovest +6,7% e Sud +4,9%). Rispetto alla tipologia dei Comuni, la crescita riguarda sia le città metropolitane (+9,8%) che i piccoli centri (+7,3%).Secondo uno studio di Tecnocasa che analizza in dettaglio i valori delle singole città italiane, le realtà più dinamiche nel 2018 in termini di scambi sono state Bari (+10,5%) e Bologna (+10,5%). Bene anche Palermo (+7,7%). Bologna si è mostrata la città con l'aumento dei prezzi più importante, chiudendo il 2018 con +11,1%. La capitale ha segnato un +3%, confermando di non avere ancora intrapreso la strada della crescita in modo convinto, così come testimoniano anche i prezzi in ribasso dell'1,9% in tutto il 2018. Più contenuta la crescita a Milano (3,4%), giustificata da una ripresa che era iniziata prima che in tutte le altre grandi città italiane.Ma le buone notizie finiscono qui. Purtroppo ieri l'Istat ha anche certificato che il debito italiano è in continuo aumento e che l'Italia è il secondo Paese più indebitato nell'Ue dopo la Grecia. Alla fine dello scorso anno il debito pubblico era pari a 2.321,9 miliardi di euro, il 132,2% del Pil. Rispetto al 2017, il rapporto tra il debito della pubblica amministrazione e il prodotto interno lordo è aumentato di 0,8 punti percentuali.L'istituto nazionale di statistica ieri ha infatti pubblicato i principali dati della notifica sull'indebitamento netto e sul debito delle amministrazioni pubbliche, riferiti al periodo 2015-2018, trasmessi alla Commissione europea in applicazione del protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi annesso al Trattato di Maastricht. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche (-37.505 milioni di euro) è stato pari al 2,1% del Pil, in diminuzione di circa 3,8 miliardi rispetto al 2017 (-41.285 milioni di euro, corrispondente al 2,4% del Pil). Il saldo primario (l'indebitamento netto senza considerare la spesa per interessi) è risultato positivo e pari all'1,6% del Pil, con una crescita di 0,2 punti percentuali rispetto al 2017. La spesa per interessi è stata invece pari al 3,7% del Pil, con una diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al 2017.Insomma, il valore degli immobili cresce, ed è un bene. Significa che l'economia, forse, si sta rimettendo in moto. Ma solo sul lato privato. Su quello pubblico, l'Italia continua ad avere sempre più creditori alle porte.
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