2025-09-19
«Il rifugio atomico»: la nuova serie Netflix tra guerra e natura umana
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«Il rifugio atomico» (Netflix)
Ambientata in un futuro segnato dalla Terza guerra mondiale, la serie spagnola Il rifugio atomico di Álex Pina ed Esther Martínez Lobato porta su Netflix una riflessione cupa e intensa: dietro l’apocalisse resta l’istinto umano alla sopravvivenza.
Ambientata in un futuro segnato dalla Terza guerra mondiale, la serie spagnola Il rifugio atomico di Álex Pina ed Esther Martínez Lobato porta su Netflix una riflessione cupa e intensa: dietro l’apocalisse resta l’istinto umano alla sopravvivenza.Il tempo non è distante da quello presente, un futuro prossimo in cui la Terra appare identica a com'è davvero. Solo un dettaglio è diverso. Le escalation dei conflitti globali, le stesse cui si urla nei tanti salotti televisivi, dando forma e voce ad un rischio assai concreto, si sono verificate.La Terza guerra mondiale è in atto, il mondo brucia. E, mentre le fasce più basse della popolazione sono costrette al massacro, chi può, pochi ricchi e privilegiati, scappa. Non in altri e più quieti Paesi, ma in un bunker sotterraneo, denominato Kimera Underground Park. Non si vede il sole né l'azzurro del cielo. Il Kimera Underground Park è nascosto sotto terra, protetto alla vista. A scandire il giorno e la notte, sono luci artificiali: quei neon che bruciano agli occhi e battono in testa, come martelli. Le famiglie che lo abitano lo fanno controvoglia, tormentata dai ricordi di una vita che sanno non poter tornare. Sono miliardari e progenie, ultimi superstiti di una stirpe d'eccellenza. Eppure, non trovano pace.Il rifugio atomico, disponibile su Netflix da venerdì 19 settembre, è la cronaca di un'esistenza sospesa, crudele. Di una guerra che s'è portata via tutto, tranne l'istinto primordiale degli uomini. Lo show, produzione originale spagnola creata dai due autori dietro il successo de La Casa di Carta, Álex Pina ed Esther Martínez Lobato, non si ferma all'Apocalisse. Lo attraversa per andare oltre, a qualcosa che resti pur sotto le macerie. L'egoismo, l'istinto cieco alla sopravvivenza, le faide e i conflitti intestini sono quel che racconta davvero, cercando di restituire una fotografia nitida e accattivante del genere umano.Il rifugio atomico, benché parta dallo scoppio di un conflitto internazionale, violento quanto nessuno in passato è mai stato, non esplora i fronti di guerra. Non racconta le dinamiche politiche sottese ad un conflitto, i tavoli dei negoziati, la sofferenza di chi è costretto a combattere. Non racconta nemmeno quali ripercussioni possa avere la guerra sui cittadini coinvolti: le fatiche emotive, economiche, lo strazio dato dall'incertezza. Piuttosto, si concentra sulla natura umana, come a voler dire che c'è qualcosa che nemmeno il più tetro degli scenari riuscirebbe mai a cancellare. Qualcosa che attiene l'autoconservazione, un impulso a vivere nonostante tutto, nonostante tutti. Lo show, muovendo dalla guerra, ambisce così ad imbastire una riflessione sul potere di pochi e la natura di molti.
Pasquale Frega, Presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia (Ansa)
Regina Corradini (Imagoeconomica)