2020-10-10
Dietro le balle
di Gualtieri, il Recovery fund è nella palude e non ci salverà
Tra lungaggini e compromessi, la pioggia di soldi Ue non ci salverà: cade un'altra bugia di Roberto Gualtieri. Il Colle costretto ad alzare le voce: «Serve massima tempestività, superare i tentativi di rallentamento».«Alla fiera dell'Est, per due soldi un topolino mio padre comprò». Bisogna tornare con la memoria a questa famosa canzone di Angelo Branduardi e usarla come metafora per descrivere l'avanzamento delle trattative per il varo del tanto propagandato Recovery fund. Da ormai tre mesi sembra che il topolino sia già nelle nostre mani, ma poi arriva il gatto e lo mangia, quindi il cane che morde il gatto, e così via.L'altro ieri abbiamo appreso che il «trilogo» (processo di negoziazione informale tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo), chiamato a discutere del bilancio 2021-2027 della Ue da 1.074 miliardi, si è risolto con un nulla di fatto e si è aggiornato a mercoledì 14. È forte l'insoddisfazione della delegazione di parlamentari per i tagli subiti da alcune voci (come la ricerca) e per il sostanziale ridimensionamento del bilancio complessivo. Il Consiglio ha messo sul tavolo solo una manciata di miliardi aggiuntivi e la riunione è terminata in breve tempo, non essendoci spazio per negoziare. Non è mancato uno scambio di accuse su Twitter tra le parti coinvolte («Bisogna essere in due per ballare il tango», ha scritto il portavoce della presidenza tedesca Sebastian Fischer). Queste tribolazioni, peraltro non nuove in occasione delle negoziazioni del bilancio Ue ogni 7 anni, devono essere messe nella giusta luce e non vanno considerate come il prodromo di un fallimento, ma la concreta rappresentazione della complessità istituzionale della Ue. Tutti i processi decisionali sono di una lentezza esasperante e c'è da prendere lucidamente atto della disfunzionalità di tale assetto. Può una delle aree economiche più avanzate al mondo essere dominata da questa elefantiasi istituzionale? Si giungerà quasi certamente a un compromesso, perché la presidenza tedesca non può subire questo smacco.Ieri il Coreper (organo che riunisce tutti gli ambasciatori presso la Ue) ha finalmente licenziato il testo, modificato dopo l'Ecofin di martedì, del regolamento che disciplina il dispositivo per la ripresa (Rrf, il cuore del Next Generation Eu). Ora questo testo andrà anch'esso alla trattativa nel trilogo, e c'è da prevedere che Strasburgo vorrà incidere anche su questi temi, soprattutto le condizioni macroeconomiche da rispettare per ricevere i pagamenti. Il testo che abbiamo consultato, revisionato pesantemente rispetto alla prima bozza di maggio proposta dalla Commissione, contiene una conferma e una smentita rispetto agli accordi informali raggiunti martedì e sbandierati come un trionfo della posizione italiana. C'è la possibilità di ottenere un prefinanziamento del 10% dei fondi (sia sussidi che prestiti) e quindi per l'Italia si tratta di circa 19 miliardi nel 2021. Ma non c'è incredibilmente traccia di quanto affermato in conferenza stampa da Gualtieri circa il blocco dei pagamenti per un periodo tassativamente non superiore a tre mesi. Tale durata è fissata in linea di principio («as a rule») mentre il ministro aveva invece testualmente affermato che tale inciso fosse scomparso, intestandosi il successo. Infatti la Commissione, ai fini della sua valutazione, dovrà acquisire il parere del Comitato economico e finanziario, e basterà un solo membro dissenziente, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi da parte di uno Stato membro, per portare a «discussioni esaustive» in Consiglio europeo.Un macigno enorme posto sulla strada che condurrà a ogni pagamento semestrale, e una perfetta spada di Damocle da calare su Paesi non perfettamente allineati alle politiche di Bruxelles.Un fatto è certo: i tempi si allungano enormemente, mettendo in seria difficoltà le previsioni fatte dal ministro del Tesoro nella Nadef, in cui campeggia una tabellina con la scansione temporale dell'utilizzo fino al 2026 dei 193 miliardi del Rrf (tra sussidi e prestiti) e di altri fondi minori per un totale di 205 miliardi, che ormai sembra una professione di fede. Non a caso, le previsioni di crescita attribuibili al NgEu sono così modeste e sostanzialmente irrilevanti dal punto di vista macroeconomico.Il rischio per l'Italia è quello di dover sottostare a gravose condizioni per accedere a quei fondi e, soprattutto, di mettere continuamente sub judice ogni scelta di politica economica per i prossimi 6 anni.Il presidente Sergio Mattarella, solitamente taciturno, ha rilasciato un commento che lascia trasparire l'evidente preoccupazione: «L'andamento dell'emergenza sanitaria causata dal Covid richiede all'Unione Europea la massima tempestività nella messa in campo di tutte le misure necessarie. Per questo mi auguro che siano presto superati i tentativi di rallentamento».Tutto questo accade mentre lo spread Btp/Bund ieri ha chiuso a 123, livello più basso dalla primavera 2018, quando l'avvento di un governo sgradito alla nomenklatura di Bruxelles diede il via a una stagione di tensione sui mercati, quasi sempre alimentata da polemiche pretestuose su pochi decimali di deficit in più. Questo dato fa il paio con il risultato dell'asta dei Btp a 12 mesi con tasso record a -0,44%, e richiesta di circa 12 miliardi, pari a 1,7 volte l'importo assegnato di 7 miliardi. Anche la liquidità del Mef viaggia su livelli record: dopo il massimo di 100 miliardi ad agosto, al 30/9 siamo a circa 84 miliardi. Non si era mai visto per tre mesi consecutivi un tale elevato livello di liquidità. Chi invoca più spesa deve solo chiedere a Gualtieri di allargare i cordoni della borsa, gonfia come non mai, senza attendere che arrivi il «Signore» per vincere sull'«angelo della morte» e porre termine a questa stucchevole e dannosa attesa.
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)