2022-11-14
Il razzismo di chi usa i migranti come rimedio alle culle vuote
La sinistra tifa frontiere aperte contro calo demografico e fuga di cervelli. Ma l’Africa ha anticipato ciò che da noi è realtà ora: i migliori scappano per non essere schiavi.Come da ormai consolidato costume italico, quando si discute di immigrazione si evita accuratamente di trattarla per ciò che realmente è - un problema politico - e la si affronta come una questione morale, allo scopo di stabilire una divisione fra buoni e cattivi utilissima a fini propagandistici ma estremamente dannosa per la risoluzione dei problemi. Per questo motivo, nei giorni passati, si è sollevato un gran polverone attorno alla «selezione dei migranti», su cui si è insistito al chiaro fine di suggerire una affinità tra la selezione nazista degli ebrei e il trattamento riservato dal governo di centrodestra alle persone recuperate dalle imbarcazioni delle Ong.Curiosamente, mentre ci si indigna per il «carico residuale» e ci si lambicca sulla presunta «fragilità» degli stranieri, non ci si scuote nemmeno un po’ di fronte a ragionamenti come quello scodellato ieri sulla Stampa dall’ex ministro Elsa Fornero. Nulla di particolarmente nuovo, a dire il vero: la solerte professoressa ci ha tenuto a far sapere che l’Italia «respinge i barconi e dimentica i giovani», rischiando così il «suicidio demografico».È, questo, un argomento piuttosto frequente sulle bocche dei sedicenti «umanitari» liberal-progressisti, ben sintetizzato qualche anno fa da Emma Bonino secondo cui l’Africa sarebbe un enorme «giardino d’infanzia» di cui l’Europa dovrebbe servirsi per riscaldare il proprio inverno demografico. In buona sostanza, il continente africano andrebbe visto come un gigantesco utero in affitto, mamma Africa sarebbe una madre surrogata a cui strappare i figli onde farne «nuovi italiani» a nostro comodo.Come si possa ritenere rispettosa e umana questa visione del mondo è davvero difficile da comprendere. Benché i raffinati intellettuali liberal si intignino a considerare la teoria della «grande sostituzione» roba da complottisti o peggio da fascisti, illustri esponenti dell’intellighenzia sinistra esibiscono un pensiero del tutto equivalente, attribuendogli però una carica positiva. Per costoro, dovremmo elevare a sistema il metodo praticato dalle star di Hollywood che se ne vanno nel (fu) terzo mondo a fare shopping genitoriale, depredando una terra nobile della sua principale risorsa: la popolazione.Sotto la patina di buonismo e carità posticcia, ecco emergere il buon vecchio utilitarismo: i migranti ci servono per i lavori umili, per la raccolta dei pomodori, per contrastare la tendenza all’estinzione che da anni si è impadronita di noi. Tutto molto elegante, non c’è che dire.Scavalcando però le perplessità di carattere etico, il ragionamento snocciolato ieri dalla Fornero merita d’esser preso piuttosto sul serio, perché è illuminante. La professoressa coglie infatti un tema fondamentale quando scrive che non prestiamo abbastanza attenzione all’emigrazione dall’Italia. «Dal 2011 al 2020», spiega, «gli italiani emigrati sono raddoppiati, passando da circa 80.000 a circa 160.000, in gran parte giovani, donne, provenienti dal Mezzogiorno e dalle isole. […] Tristemente, i giovani che emigrano sono spesso dotati di un livello di istruzione medio-alto; su di essi l’Italia ha investito molto, aumentandone il “capitale umano”, per poi lasciare che esso si svilisca per mancanza di opportunità e di prospettive, e per l’offerta - quando va bene - di “lavoretti”». Niente di più vero. A questa agghiacciante istantanea bisogna affiancare poi quella che ritrae i dati sulla natalità, che ci condurranno nel giro di pochi anni a una riduzione della popolazione nell’ordine dei milioni di abitanti. Se la diagnosi della Fornero (e di tanti altri che la pensano come lei) è corretta, la cura proposta è utile come un salasso, anzi assomiglia troppo a un’eutanasia. Solo una smisurata ipocrisia o una pessima coscienza, infatti, possono impedire a un osservatore attento di comprendere quale meccanismo sia all’opera. Il dramma dell’Italia è lo stesso dell’Africa. Come ha dimostrato pochi anni fa un’indagine Onu svolta sui migranti sbarcati sulle nostre coste nel 2017, nella larghissima maggioranza dei casi gli aspiranti profughi non sono poveri, affamati o in fuga dalla guerra. Sono, anzi, persone con un livello decente di istruzione, che a casa propria studiavano o lavoravano. Si tratta per lo più di giovani su cui le famiglie compiono un importante investimento anche economico al fine di spedirli in Europa a tentare la fortuna. Anche per questo motivo i migranti sono così motivati, e sono disposti a rischiare la pelle pur di giungere qui. Il loro obiettivo non è aver salva la vita dalle bombe: per quello basterebbe recarsi in uno Stato attiguo non interessato dal conflitto. No, essi desiderano venire qui per tentare di ottenere una sorta di avanzamento sociale. Motivazione, intendiamoci, assolutamente legittima, ma portatrice di conseguenze devastanti.In questa maniera, infatti, l’Africa perde risorse importanti, continua a rimanere un posto da cui si fugge e non una terra in cui gli autoctoni possono pensare di prosperare e costruirsi un futuro radioso. Se si volessero realmente sbriciolare i luoghi comuni, si dovrebbe ammettere che agli africani è accaduto con qualche anno d’anticipo ciò che ora accade a noi. Sintesi brutale: le loro nazioni, depredate da potenze esterne con la complicità delle classi dirigenti locali, sono state impoverite e sfruttate, e ciò ha prodotto l’emigrazione di massa. Con tonalità diverse (e con l’aggiunta di una mentalità che ci spinge all’auto annientamento di cui gli africani, fortuna loro, non sono prede), l’impoverimento è lo stesso che vivono ora le classi medie europee, e non deve stupire che decine di migliaia di persone se ne partano ogni anni in cerca di lidi più prosperi.Come si fa a non capire che si tratta di un sistema mortifero basato sullo sfruttamento globale di esseri umani? Dietro la moralina e le frasettine strappalacrime sull’accoglienza si cela la macchina spietata del nuovo schiavismo, che trasforma gli esseri umani in merci e ne sostiene il diritto a migrare per poterli obbligare alla sottomissione.Dice la Fornero che, senza i migranti, diventeremo vecchi e rancorosi. E allora forza, importiamo un po’ di sangue fresco dei «popoli giovani». Sarà un bel trapianto, e il rigetto sarà vinto a colpi di propaganda.L’accoglienza non è generosità: è traffico d’organi.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)