2022-05-28
Il racconto sui russi in panne è finito. La caduta del Donbass è a un passo
Dopo le difficoltà iniziali, Mosca si è accanita sulla parte orientale del Paese e sta piegando la resistenza. Cresce la tragica pressione sulla città di Severodonetsk, dove le autorità locali denunciano 1.500 morti.Joe Biden non molla: «Altre armi a Kiev». Washington pronta a inviare strumenti offensivi ancora più potenti, ma c’è l’incognita della preparazione del personale ucraino: la Nato invierà istruttori o combattenti?Lo speciale comprende due articoli.Le mire di Vladimir Putin sul Donbass portano a un’intensificazione dei combattimenti e l’esercito russo, dopo aver registrato inizialmente delle difficoltà, si spinge in avanti senza troppi ostacoli. Le truppe ucraine sono in grosso affanno soprattutto nella regione di Lugansk che sta subendo continui bombardamenti. Mosca ha stabilito il controllo su circa il 95% del territorio del Lugansk e, adesso, anche la parte ucraina ammette che la Russia prevale nell’area. La notizia che un pezzo del Donbass sembra ormai cedere sotto il peso dell’avanzata russa è stata data infatti dal governatore ucraino, Serhiy Haiday. La situazione si stava delineando già da qualche giorno, tanto che il viceministro della Difesa ucraino, Ganna Malyar, aveva già spiegato come la «lotta contro le truppe russe nell’Ucraina orientale» avesse raggiunto la «massima intensità» e aveva previsto l’inizio di «una fase lunga ed estremamente difficile». Lo svantaggio della parte ucraina è stato ammesso anche dal generale Oleksiy Gromov: si può dunque dire che tanto la politica, quanto i militari, hanno ormai ben presente che il Lugansk potrebbe a breve cadere in mani russe. Appare palese che Mosca, dopo aver abbandonato le pretese su Kiev (apparentemente, anche se ci sono da monitorare gli strani movimenti delle truppe di Lukashenko sul confine Sud tra Bielorussia e Ucraina) ed essersi concentrata sul Donbass, abbia ripreso vigore. Le forze dell’autoproclamata repubblica di Donestk dichiarano ad esempio di aver raggiunto «il pieno controllo» della città di Lyman. In più, dopo la caduta di Mariupol, l’esercito russo sta attaccando Severodonetsk, nella regione di Lugansk, da varie direzioni. È proprio Severodonestk che, in una strategia di controllo dell’intero Donbass, si troverà a subire pesanti tentativi di sfondamento da parte di Mosca, come già accaduto per Mariupol. Secondo la parte ucraina, attualmente i russi non sarebbero in grado di avere la meglio sulle difese ucraine. Al di là delle dichiarazioni ottimistiche, il quadro della situazione lo restituisce al meglio, ancora una volta, il governatore della regione di Lugansk, Haiday. La realtà è che due terzi di Severodonetsk sono ormai circondati dai russi. «Stanno attaccando Severodonetsk da diverse direzioni, anche se gli occupanti non riescono a sfondare la difesa. I combattimenti continuano». Poi è sceso nei dettagli. «Le truppe di Mosca stanno cercando di avvicinarsi alla strada Lysychansk-Bakhmut per prendere il controllo, ma non riuscendo ad avere la meglio bombardano continuamente, il che rende difficile muoversi. Stanno anche colpendo i ponti che collegano le città all’interno della regione per interrompere la circolazione». A Severodonestk ci sono ancora circa 13.000 persone rimaste, mentre sarebbero 1.500 i civili che hanno perso la vita dall’inizio della guerra. Secondo il sindaco Oleksandr Stryuk, «il 60% del patrimonio abitativo è completamente distrutto e fino al 90% degli edifici sono danneggiati e necessitano di importanti riparazioni. Il percorso per uscire dalla città è estremamente pericoloso, ma i militari ucraini stanno facendo tutto il necessario per rendere le strade sicure». Intanto nella Mariupol conquistata dai russi, le vacanze scolastiche estive sarebbero state cancellate, per consentire agli alunni di studiare il russo e mettersi al pari con il curriculum scolastico russo, a sentire Petro Andryushchenko, ex consigliere (prima della caduta) del sindaco della città portuale sul mare di Azov. Non ci sono conferme dell’annuncio da parte russa. Non è un mistero, invece, che Putin punti al controllo non solo dell’Est ma anche di alcune città del Sud, come Kherson e Melitopol, dove sono in fase di distribuzione passaporti russi. Kiev ha condannato la decisione del Cremlino di semplificare la procedura per ottenere la cittadinanza russa per gli abitanti delle aree delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia. «Il decreto è legalmente nullo», ha chiarito la missione diplomatica Ucraina presso l’Ue, affermando che la mossa è un tentativo di costringere gli ucraini a cambiare cittadinanza. La situazione è incandescente nell’oblast di Dnepropetrovsk e in particolare a Dnipro, dove il governatore Valentin Reznichenko parla di una serie di pesanti bombardamenti sia nella notte che nelle prime ore diurne. «Notte e mattina inquiete», ha scritto il governatore, «c’è grave distruzione e i soccorritori stanno sgomberando le macerie e cercando di trarre in salvo le persone sepolte». Più a Sud, in direzione di Zaporozhye, i russi stanno muovendo ingenti truppe di terra, unità marittime e aerei dalla Crimea. È salito intanto a cinque il numero delle vittime dei bombardamenti russi a Kharkiv. Lo ha detto il consigliere del capo del consiglio regionale, Natalia Popova. Inoltre, 10 persone sono rimaste ferite, tra cui un bambino. «Parliamo di città bombardate, donne violentate, grano rubato come se vivessimo nell’epoca di Gengis Khan. La Russia ha dimostrato di essere un Paese barbaro che minaccia la sicurezza mondiale. Rende ogni persona in Europa più povera, provocando carestie in Asia e nuovi conflitti. Dobbiamo fermarla insieme usando la forza per preservare l’ordine mondiale», ha scritto in proposito Mikhaylo Podoliak, consigliere del presidente Zelensky. Il fronte ucraino sta insomma vivendo ore non facili, in cui l’unico dato di rilievo è l’abbattimento, da parte di un caccia ucraino MiG-29, di un caccia russo Su-35 sopra la regione di Kherson. A riferire l’unica notizia favorevole all’Ucraina, l’Aeronautica militare delle forze armate del Paese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-racconto-sui-russi-in-panne-e-finito-la-caduta-del-donbass-e-a-un-passo-2657404753.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="biden-non-molla-altre-armi-a-kiev" data-post-id="2657404753" data-published-at="1653696485" data-use-pagination="False"> Biden non molla: «Altre armi a Kiev» Tutto potrebbe essere pronto già la prossima settimana: l’invio di nuove armi all’Ucraina da parte dell’amministrazione Biden è certo, restano solo da stabilire i tempi. Giorno più, giorno meno, comunque gli Usa si stanno preparando a fare arrivare a Kiev armi molto più potenti di quelle attualmente disponibili. L’appello a far arrivare mezzi moderni ed efficaci era stato ribadito più volte dal presidente Volodymyr Zelensky e dal ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. Quest’ultimo, parlando della situazione ormai critica nel Donbass con la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, aveva specificato che le armi che servono sono quelle pesanti. In particolare, era stato citato il lanciarazzi Mlrs. Assieme ai Mlrs richiesti espressamente, diverse fonti dicono che Biden sarebbe pronto ad inviare anche gli M142 Himars. Tale tipo di armamenti fino a oggi non è entrato in questo conflitto. Si tratta di lanciarazzi capaci di esplodere una massiccia potenza di fuoco, a distanze fino a dieci volte più lunghe degli armamenti attuali. In definitiva, più razzi potrebbero essere sparati, contemporaneamente, con mezzi che sono superiori per potenza, gittata e mobilità anche rispetto a quelli utilizzati dai russi. Ma c’è di più. Essendo il raggio di questi armamenti di circa 300 chilometri, l’Ucraina sarebbe in grado di colpire obiettivi direttamente in territorio russo. Siamo di fronte, insomma, ad equipaggiamenti che non sono atti solo alla difesa ma, almeno teoricamente, anche all’offesa. Kiev, certamente ancora spera di respingere l’Armata grazie al sostegno militare occidentale e alla propria capacità di resistenza sia bellica sia civile. Gli Usa fanno di tutto per incoraggiare questa speranza. Ma questo invio di armamenti in Ucraina da parte dei Paesi membri della Nato che, secondo il vicesegretario generale dell’Alleanza, Mircea Geoana, dovrà continuare «fino a quando sarà necessario», presenta dei lati oscuri. Il primo, come si diceva, è che si passa da un sistema difensivo ad uno offensivo, che porta la firma dell’Occidente. Il secondo è che si tratta di armi moderne e complesse, che richiederebbero un opportuno addestramento per chi non le ha mai utilizzate (come, appunto, gli ucraini). C’è da chiedersi dunque, come sottolineato anche dall’esperto Paolo Magri dell’Ispi, intervistato durante la trasmissione Tagadà di La7, chi si occuperà di questo aspetto. In effetti, la Casa Bianca, si dichiara ufficialmente «favorevole all’invio dei sistemi come parte di un più ampio pacchetto di assistenza militare e di sicurezza, che potrebbe essere annunciato già la prossima settimana». L’assistenza militare, in questo caso, potrebbe essere l’addestramento delle forze ucraine all’utilizzo dei mezzi in questione, sulla scorta di missioni quali Resolute support in Afghanistan. Questo implicherebbe la presenza di militari Nato in territorio ucraino. In seconda istanza, ipotesi ancora più invasiva, gli Usa potrebbero pensare all’invio di forze speciali nel Paese che, a quel punto, combatterebbero direttamente. Le conseguenze di queste ipotesi sono facilmente prevedibili. In Russia si rafforzerebbe l’idea espressa dal primo ministro russo Michail Mishustin, che ha lanciato l’allarme: «L’Occidente sta cercando di cancellare il nostro Paese, di rimuoverlo dalla mappa del mondo». Putin ha, poi, più volte ricordato che le forniture Usa e Nato di sistemi d’arma «più sensibili» all’Ucraina alimentano il conflitto, con il rischio di portare a «conseguenze imprevedibili». Un coinvolgimento diretto avrebbe effetti ancora più inimmaginabili.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)