2020-03-26
Conte pronto a svendere l'Italia
Dopo parecchie settimane di emergenza, in molti cominciano a chiedersi se Giuseppe Conte sia in grado di affrontare le conseguenze dell'epidemia di coronavirus. Sui giornali e nei commenti politici si parla infatti, ormai senza troppe reticenze, della necessità di un governo di unità nazionale, che sia in grado di condurre l'Italia fuori dalla crisi in cui in appena un mese l'ha sprofondata la pandemia. E tra i nomi di chi chiamare a guidare questa specie di esecutivo di salute pubblica, quello dell'attuale inquilino di Palazzo Chigi non figura.Un po' perché l'opposizione, a cominciare da Matteo Salvini, lo vede come il fumo negli occhi, e un po' perché anche nella maggioranza non vanno pazzi per lui. A pesare non c'è solo la disastrosa gestione degli interventi contro il contagio, tra i quali non si può dimenticare l'incapacità assoluta di reperire i dispositivi di protezione per gli operatori sanitari (a oggi, cioè due mesi dopo i primi allarmi che segnalavano l'arrivo del virus, siamo ancora alle promesse, ma di mascherine non si intravede nemmeno l'ombra). C'è anche la lentezza con cui ogni volta il presidente del Consiglio reagisce di fronte all'espandersi della malattia. Da quando la situazione si è fatta grave, Conte ha sfornato una raffica di decreti, ma quasi sempre si è trattato di provvedimenti tampone e mai risolutivi. Anzi, spesso il premier è stato costretto a correggere ciò che aveva deciso il giorno prima, su pressione delle forze politiche ma anche di fronte alle contestazioni mosse dai governatori. Ricordate quando la Lombardia voleva chiudere tutto e il capo del governo resisteva quasi ritenesse eccessiva la misura? Da lì in poi è stato tutto un rincorrersi di errori, come se Giuseppe Conte fosse continuamente in ritardo sull'evolversi dell'emergenza. Anche la sospensione delle attività produttive è arrivata tardi, ma pure su quella, dopo quasi quarantott'ore di discussione, il presidente del Consiglio è stato costretto a ripensarci, limitando ulteriormente il numero di aziende a cui è consentito continuare il lavoro. Sì insomma, al di là della sicurezza ostentata durante le dirette Facebook e in Parlamento, il premier è sotto attacco, perché perfino tra chi lo sostiene c'è chi dubita delle sue capacità. Di certo Conte non è un uomo che sa fronteggiare un'emergenza sanitaria. Ma ancor meno lo si ritene in grado di tener testa a una crisi economica che rischia di essere tra le più spaventose che si siano viste. Non soltanto perché i provvedimenti finora messi in campo dal governo sono ritenuti unanimemente insufficienti (alle partite Iva è stata promessa poco più di una mancia, alle aziende invece non è stato concesso nulla, ma anzi - cosa incredibile - sono stati allungati di due anni i tempi a disposizione dell'Agenzia delle entrate per fare le verifiche), ma anche perché, se lo si lascia fare, Conte rischia di ficcarci ancor più nei guai.Da mesi, malgrado il Parlamento gli abbia intimato l'alt, il premier e il ministro dell'Economia discutono segretamente con l'Europa la firma delle norme del Mes. Si tratta del Fondo salvastati le cui regole, qualora ne fosse richiesto l'intervento a causa di uno shock finanziario, consegnerebbero il Paese nelle mani della Troika, ossia ci ritroveremmo a dover applicare delle ricette economiche lacrime e sangue, con riduzione delle pensioni, tassa sui patrimoni (casa e investimenti compresi) e altre misure che con la scusa di curare l'Italia la lascerebbero moribonda. Nonostante l'opposizione del Parlamento, anche nell'ora più buia dell'epidemia Conte insiste, chiedendo l'intervento del Fondo. Ma come hanno spiegato sia il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, che il capo del Mes, i soldi del Meccanismo europeo di stabilità sarebbero erogati solo a precise condizioni, ovvero assoggettare il Paese alle regole di Bruxelles, della Banca centrale e del Fondo monetario internazionale, vale a dire la Troika. In questo modo il Parlamento non sarebbe espropriato soltanto della possibilità di discutere i decreti che Conte sforna con regolarità quasi quotidiana senza che l'opposizione possa far sentire la propria voce, ma sarebbe esautorato anche per quanto riguarda le politiche economiche.In pratica, l'attuale inquilino di Palazzo Chigi, pur di aver salva la poltrona, sta vendendo il Paese. Mentre la Germania stanzia 1.100 miliardi, gli Stati Uniti 2.000 miliardi di dollari, Conte ci svende. Dunque si capisce perché in molti pensino a un esecutivo di salute pubblica con a capo una figura diversa dal professore di Volturara Appula. Qualcuno si è già spinto a ipotizzare anche chi potrebbe essere il sostituto e si fa il nome di Mario Draghi. Non sappiamo se l'ex governatore sia disponibile a caricarsi di un fardello come quello del governo e lo vedremo nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. In compenso sappiamo che prima si concluderà l'esperienza politica di Giuseppe Conte ai vertici della Repubblica e meglio sarà per tutti.