2019-02-13
Il prelato la spara grossa:
«Le foibe di oggi
sono le stragi del mare»
Pur di fare propaganda, monsignor Gian Carlo Perego traccia un incomprensibile parallelo tra le vicende degli istriani e quelle dei barconi nel Mediterraneo.Insulti social da parte di Dario De Lucia, ex consulente di Giuseppe Civati, esponente della maggioranza a Reggio Emilia e membro del Comitato giovani Unesco: «Oggi sono esplose le fogne...».Lo speciale contiene due articoli.Nemmeno il Giorno del ricordo si è salvato dalla propaganda dell'ormai sdoganato partito dei vescovi. Dopo un Natale passato a sottolineare che «anche Gesù era un profugo», la giornata internazionale della Pace «dedicata ai migranti» e quella della Memoria con i clandestini paragonati agli ebrei deportati e uccisi nei lager, anche il sacrificio degli italiani perseguitati dai partigiani di Josip Broz Tito, celebrato domenica scorsa, è stato strumentalizzato per criticare le politiche sull'immigrazione del ministro dell'Interno, Matteo Salvini. «I cimiteri in fondo al Mediterraneo sono le nuove foibe di oggi», ha detto l'arcivescovo di Ferrara, nonché ex numero uno della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, già noto per essere uno dei portabandiera più convinti dell'accoglienza indiscriminata. Incurante della forzatura del paragone, per diffondere il messaggio (politico), come d'abitudine, l'arcivescovo ha scelto il pulpito della cattedrale cittadina: «Talvolta il male non è più legato alla sola azione di un singolo, ma diventa strutturale, decisione comunitaria, confermata da una comunicazione ideologica diffusa», ha affermato durante l'omelia della messa celebrativa, domenica scorsa, «come è avvenuto nelle foibe, in questo angolo d'Italia dimenticato e abbandonato dal 1943 alla fine della guerra». Secondo Perego è necessario «prendere il largo da uno stile comunicativo ideologico che nasconde, offende, irride e dimentica la passione e la sofferenza di migliaia di uomini e donne di oggi, come ieri, esodati, vittime delle 37 guerre in atto nel mondo e di dittature che offendono profondamente la dignità umana». Non pago, citando la verità ritrovata sulla strage delle foibe, Perego ha ripreso il paragone sottolineando che «la verità si traduce in ricerca della pace, della giustizia, della tutela delle persone» ed è «ciò che rende libero l'uomo, anche e soprattutto quando mette in evidenza i limiti di un sistema politico, economico o sociale, e pone l'uomo di fronte alla responsabilità di ciò che ha fatto».La verità «chiede dunque di fare memoria delle foibe di ieri, ma anche di non tacere sui cimiteri in fondo al Mediterraneo, perché sono le nuove foibe di oggi. E dimenticare, come tacere, ci rende complici delle violenze di ieri e di oggi», ha concluso. Agli scippi politicizzati delle celebrazioni più sentite dagli italiani il partito dei vescovi, spalleggiato da buona parte degli esponenti Pd, ci ha ormai abituati. Strumentalizzando le parole di papa Bergoglio, che aveva paragonare Gesù ad un profugo, dicendo: «Il piccolo Gesù ci ricorda che la metà dei profughi di oggi, nel mondo, sono bambini, incolpevoli vittime delle ingiustizie umane». E aggiungendo che «Cristo stesso provò, assieme ai suoi genitori l'esperienza degli esodi drammatici dei rifugiati, che oggi, pur generando sfide e sofferenze, stanno arricchendo le nostre comunità» e sollecitando ad «aprire i cancelli dei campi profughi e consentire ai giovani migranti di inserirsi nelle società nuove». Anche il primo giorno dell'anno, cinquantunesima giornata mondiale della Pace, papa Francesco, seguito da interpretazioni ideologizzate, ha voluto dedicare ai migranti e rifugiati, definendoli «uomini in cerca di pace». Situazione simile si era verificata il 27 gennaio, giorno della Memoria: spesso e volentieri a sinistra, la Shoah che ha sterminato milioni di ebrei è stata paragonata alle migrazioni di oggi. In quel caso a farsi portavoce del pensiero ripreso poi da tanti altri primi cittadini era stato il sindaco di Padova, Sergio Giordani, secondo cui esattamente come gli ebrei perseguitati dal nazismo «i migranti deportati e annegati in mare non hanno più una identità, sono solo dei numeri, entità astratte senza un volto, che oltre a non avere un futuro non hanno più neppure una storia» e «c'è un'agghiacciante similitudine in quello che è accaduto allora e nelle vicende che oggi vedono morire nel Mediterraneo migliaia di persone». Un pensiero peraltro, già chiaramente espresso un anno fa, nella stessa occasione, dai rappresentanti dell'Anpi secondo cui «quello che stiamo vivendo oggi con i profughi è un parallelo di quanto avvenuto ottant'anni fa con gli ebrei». Per la forzatura evidente, a indignarsi (senza grande eco mediatica, per la verità) nelle settimane successiva ci aveva pensato la comunità ebraica, mentre ieri, davanti alle affermazioni di Perego, a fare un salto sulla sedia è stato Flavio Rabar, esule e presidente del comitato provinciale di Ferrara dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Intervistato da Il Resto del Carlino, Rabar, ha definito «improprio da diversi punti di vista l'accostamento» sostenuto dall'arcivescovo tra la tragedia degli italiani perseguitati e poi esuli e la decisione dei profughi di affidare - spesso sotto costrizione - il proprio destino a degli spietati trafficanti di uomini. «Sono storie diverse, eventi diversi» che «non si possono accostare», soprattutto perché noi «partimmo in un contesto di legalità e fummo esuli per non perdere la nostra italianità», ha ricordato.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-prelato-la-spara-grossa-le-foibe-di-oggi-sono-le-stragi-del-mare-2628779086.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-il-consigliere-comunale-del-pd-chi-ricorda-lesodo-e-solo-una-m" data-post-id="2628779086" data-published-at="1757702046" data-use-pagination="False"> Per il consigliere comunale del Pd chi ricorda l’esodo è solo una «m...» «Che cavolo è successo oggi in piazza… le fogne erano esplose e c'era la merda». La frase, che qualifica l'ampio spessore politico, è stata scritta sui social da un rappresentante del Partito democratico. La piazza a cui si fa riferimento è a Reggio Emilia, intitolata a Camillo Prampolini, tra i padri del socialismo italiano. È qui che sabato mattina si è svolta una manifestazione in ricordo delle vittime delle Foibe. Una giornata di ricordo e riflessione «al fine di rinnovare la memoria della tragedia degli italiani nel secondo dopoguerra» recita il testo della legge numero 92. Sì, una legge. Una legge del 2004 che istituisce la giornata del ricordo per gli oltre 10.000 italiani massacrati dal regime comunista. Ma per il giovane politico del Pd chi partecipa al dolore e alla memoria è sterco. L'autore del post è Dario De Lucia, classe 1988 «social manager da battaglia» come si definisce sul suo profilo Linked In, piattaforma web di contatti professionali. Ma attenzione, De Lucia non è un giovane sprovveduto scivolato sul grasso dell'odio social. Le sue dichiarazioni non sono frutto di défaillance, di quella libertà di parola a legioni di imbecilli raccontata da Umberto Eco. Lui, rampante democrat, è un esperto di comunicazione. Si occupa di marketing e pubblicità per la Cgil, per l'Arcigay ed è stato consulente per la comunicazione di Giuseppe Civati. Sul suo profilo Facebook, inoltre, si dice membro del «Comitato giovani Unesco Emilia Romagna». E soprattutto è consigliere comunale di maggioranza a Reggio Emilia, la città guidata da Luca Vecchi, delfino di Graziano Delrio. «Devoto alle istituzioni», scrive sempre sui social network, con tanto di foto in fascia tricolore. Quello stesso tricolore che sabato mattina era stretto tra le mani di decine di persone in piazza Prampolini. «Fogne», per il consigliere Pd. Al post pubblicato su Facebook si sono susseguiti in calce circa 230 commenti, compresi i post-replica con correzioni per l'errata grammatica utilizzata dal consigliere «esperto di comunicazione». Per Dario De Lucia le foibe sono ricorrenza per chi cerca visibilità. Scrive di numeri gonfiati, di «un'asticella delle vittime che ogni anno si alza di più». Di vicenda gonfiata. Chi legge immagina ci siano argomentazioni documentate dietro tanto accanimento. Lui, il giovane consigliere «esperto in comunicazione» è soprattutto un politico, non un simpatizzante dell'ultima ora. Non un complottista grillino (figura a cui rivolge spesso la sua ironia). Nel 2017 De Lucia ha anche pubblicato un libro, «Dal Pci al Pd» un compendio di storia del centrosinistra con interviste a Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani e - naturalmente - Giuseppe Civati. «Questo libro non parla di politica, ma di come è organizzata la politica. Quindi, come sono organizzati i partiti? In particolare come funziona il Partito democratico?»: così De Lucia presenta il suo testo. Verrebbe da chiedersi se il Pd sia al corrente di come un suo «esperto di comunicazione» organizza le sue esternazioni su familiari delle vittime di un massacro. Sabato mattina in quella piazza di Reggio Emilia non c'erano haters digitali su cui sfogare. C'erano gli appartenenti al comitato delle vittime delle foibe, c'erano familiari e cittadini. E c'era il tricolore, lo stesso che De Lucia indossa nel suo ruolo di consigliere comunale. Eppure nel programma elettorale pubblicato sul suo sito web, Dario De Lucia pone tra i pilastri della sua filosofia politica il «confronto, lavorare con le persone e per le persone». Concetti traditi, evidentemente, dai toni utilizzati verso chi chiede rispetto per le vittime delle foibe. «Come ogni anno ci prepariamo alla valanga di imposture che si accompagna al cosiddetto Giorno del ricordo. Capi di Stato, di governo e di partito di qualsivoglia colore faranno a gara a chi la spara più grossa o a chi intona più forte la solita solfa» questo quello che il consigliere comunale del Partito democratico pensa delle foibe. Di migliaia di italiani massacrati. Questo ciò che pensa di un eccidio di cui non si può né si deve parlare, ricordare. Ai commenti negativi a corredo della sua frase risponde dicendo che «la Digos monitora il suo profilo social», poi scalda gli animi invocando alla compattezza: «Non lasciatevi mai intimorire da questi ignoranti grezzi e violenti neofascisti, usate tutte le armi della democrazia per rispondere e mettere al loro posto questi antidemocratici». Già, la democrazia. Quella per cui nessuno sognerebbe mai di definire strerco chi ricorda migliaia di morti. Quella per cui gli italiani sono stati gettati vivi nelle gole carsiche.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 12 settembre 2025. Il capogruppo del M5s in commissione Difesa, Marco Pellegrini, ci parla degli ultimi sviluppi delle guerre in corso a Gaza e in Ucraina.