2025-09-24
Il Pd vuole il green pass anche per fare l’amore
Laura Boldrini (Imagoeconomica)
Gli 8 anni inflitti a Grillo jr per stupro sono il pretesto per un disegno di legge (prima firmataria la Boldrini) che imponga che ci sia il «consenso esplicito e continuato della donna» durante ogni approccio sessuale. Bernardini de Pace: «I ragazzi dovranno andare agli incontri col registratore». «Serve una legge sul consenso». Anche una sentenza così dolorosa come quella di Tempio Pausania sulla vicenda di Ciro Grillo diventa per il Pd uno spunto per fare esercizio di marketing politico. Nessuna delicatezza, nessuna attenzione alla realtà e alle sue distorsioni; per i dem contano solo decreti, carte bollate, provvedimenti secondo consuetudini interiorizzate da piccoli quando nei loro tinelli lo statalismo di famiglia era un dogma. Per loro è sempre indispensabile una legge su qualcosa, perfino quando già esiste, anche se è perfettibile. Di conseguenza la senatrice Valeria Valente non ha atteso 24 ore per rilanciare il Green pass dell’amore, con la ripresa di una proposta dirigista in puro stile Nazareno. «La sentenza ha stabilito che a Porto Cervo c’è stato uno stupro ai danni di una studentessa allora diciannovenne, che ha denunciato. Siamo al primo grado di giudizio, ma è un pronunciamento importante perché conferma che senza il consenso libero, consapevole, esplicito e continuato della donna non siamo di fronte a un rapporto sessuale ma a uno stupro, come stabilisce la Convenzione di Istanbul. Sarebbe importante, come chiediamo da tempo, che l’Italia si dotasse di una legge sul consenso perché aiuterebbe le donne a difendersi dalla violenza sessuale nelle aule giudiziarie. Come Pd abbiamo presentato da tempo testi sia al Senato che alla Camera, dove è iniziato l’esame. Approviamo insieme una legge necessaria». La senatrice napoletana Valente è da sempre in prima linea sul tema delle pari opportunità. Cresciuta all’ombra di Antonio Bassolino e Rosa Russo Jervolino, ha creduto nella svolta renziana e per questa sua fiducia malriposta nel 2016 ha perso contro Luigi De Magistris la sfida tutta gauchiste per diventare sindaco di Napoli. Oggi è componente della Bicamerale Femminicidio e nell’appellarsi a una nuova legge in realtà si riferisce a una proposta ferma alla Camera da un anno, prima firmataria Laura Boldrini, e destinata a rimanere dov’è almeno in questa legislatura. Nella sua rigidità (secondo il codice Boldrini) la proposta lascia intendere la necessità di normare gli appuntamenti galanti, di certificare la volontarietà di un’effusione prima, durante e dopo. E di sancire in seguito (con un prestampato? Con un’autocertificazione?) che nel corso della dimostrazione d’affetto uno dei due contraenti - a questo punto andrebbero chiamati così - non abbia cambiato idea. Insomma, lo stato etico fra le lenzuola. Una forzatura surreale, contraria al senso liberale del mondo, destinata a frustrare la fiducia di chi crede nella saggezza del parlamento. E a inibire la libido. A beneficio di chi è interessato ad approfondire il tema, va detto che la legge contro lo stupro in Italia c’è già ed è riferimento dell’articolo 609-bis del codice penale, che punisce chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringa qualcuno a compiere o subire atti sessuali. La sentenza di Tempio Pausania (otto anni per stupro di gruppo al figlio di Beppe Grillo, a Francesco Corsiglia, a Edoardo Capitta e sei anni a Vittorio Lauria) poggia su un impianto legislativo che non ammette equivoci. E dimostra che, se di vulnus si deve parlare, questo riguarda l’applicazione cervellotica quando a commettere il reato più odioso sono stranieri che non si riconoscono nelle leggi dello Stato italiano e che vengono purtroppo giustificati con l’aberrante attenuante che «il rispetto dell’altro non fa parte della loro cultura». Detto ciò, non è sbagliato sostenere che la legge attuale sia «quasi» completa. Il quasi riguarda proprio l’assenza nel testo della parola consenso, ritenuta implicita nella fattispecie presa in considerazione. Perché violenza, minaccia e abuso sottintendono proprio l’assenza di autorizzazione, benestare, permesso, adesione o che dir si voglia. Per disinnescare le Erinni basterebbe aggiungere la parolina. Peraltro il termine «consenso» è contenuto nella Convenzione di Istanbul («stupro è un rapporto sessuale senza consenso libero e volontario») ratificata anche dall’Italia, che in materia non cavalca equivoci, non favorisce penombre ma neppure intende supportare fanatismi da carta bollata in camera da letto. Il marketing politico cavalcato dal Pd è del tutto strumentale anche perché i giudici, che conoscono alla perfezione il significato di «consenso» e dei suoi sinonimi, difficilmente se ne dimenticano nelle loro sentenze. Tranne quando riguardano alcuni soggetti indifendibili ma cari proprio alla sinistra boldriniana.
Gianni Cuperlo parla durante la commemorazione di Charlie Kirk alla Camera (Ansa)
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