2019-09-25
Il Pd si rifà i connotati con Bindi e Boldrini
In un giorno sulla zattera dem salgono due campionesse della sinistra terzomondista. L'ex presidente dell'Antimafia sarà trait d'union con il giustizialismo grillino. L'ultrà dell'immigrazione di massa molla Leu per «un grande partito». Nicola Zingaretti punta sulla simpatia...Il nome della Rosy. C'è qualcosa di indecifrabile e ombroso nel ritorno della Bindi nella direzione del Pd, come se fosse finita un'autopunizione nell'angolo buio, come se si fosse compiuto un percorso da Cincinnato, per dimostrare che oggi anche nei corridoi del Nazareno derenzizzato (leggasi la parola con lo stesso effetto di denuclearizzato) fioriscono le viole. E ancora di più lo scenario vale per Laura Boldrini, convinta dal profumo di lavanda che emana dalle finestre del Pd - abbandonato dal Bullo e dai suoi bravi -, a prendere la strada della sinistra di potere, lasciando quella di lotta a un guerriero brianzolo come Pippo Civati. Il segnale è chiaro: un minuto dopo il trasloco di Matteo Renzi, le signore del pensiero in Birkenstock sono di fatto tornate a casa.Ci sono operazioni simpatia meno pericolose, ammettiamolo. Ma al momento Nicola Zingaretti non è in grado di rifiutare chi bussa alla sua porta, anzi sembra accoglierlo con la gentile degnazione di una canzone di Lucio Battisti: «Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?». Difficile dirlo alla Bindi, con quello sguardo da inceneritore a vapore, convinta che la rottamazione di Renzi fosse un esilio temporaneo e quindi già pronta a battersi nel nome dello statalismo più feroce. Dopo quattro anni di broncio si è rivista nel parlamentino dem accanto ai neoministri. Come direbbe Giorgio Armani «ha reindossato il suo passato», umiliato quando Renzi la inserì nella lista dei rottamandi e incenerito quando decise di non candidarla alle ultime elezioni politiche. Infatti le sue prime parole sono state per l'ex premier: «La scissione non mi ha sorpreso, non mi sono mai fidata di lui. Ma non tiro un sospiro di sollievo, ci sarà un secondo Big Bang. Altre uscite. E lui rivendicherà la golden share nel governo».Ex presidente del partito e numero uno della commissione Antimafia, la cortonese Bindi (abita vicino a Jovanotti) sposta l'asse del Pd dove sinceri riformisti liberal come Giorgio Gori e Beppe Sala non vorrebbero mai: ancora più a sinistra. La barca pende e Rosy, vestale del cattolicesimo sociale più assistenzialista e radicale, può perfino diventare garante e interprete negli incontri ravvicinati del terzo tipo con il Movimento 5 stelle. Nelle pratiche giustizialiste non è seconda a nessuno. Tutti ricordano quando, da presidente Antimafia, stilò la Lista degli impresentabili a beneficio degli elettori, tentando di impallinare col fuoco amico anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, piddino di prima fila. Matteo Orfini tuonò: «Con lei tornano i processi di piazza». Fu allora che Renzi mise la croce sul suo nome e la Bindi scese a quota periscopio, non senza prima pretendere «le scuse del Pd».Archiviato come una minideriva dei continenti l'approdo di Beatrice Lorenzin (da Forza Italia ad Alfano, a Renzi, a Zingaretti), perfetta testimonial della frase di Miguel de Unamuno «cambia spesso idea chi non ne ha mai avuta una», ecco che è necessario fermarsi sul secondo acquisto piddino di giornata al mercato della politica, quello di lady Boldrini, mezzala sinistra famosa per qualche dribbling e qualche autogol. Ha deciso di rientrare anche lei, e lo ha fatto come una vera diva prima che Carola Rackete le rubasse l'idea (l'area di competenza è la stessa). Ovviamente non è stata indotta a farlo dal peso specifico di un partito di governo da 20% rispetto al prefisso telefonico di Liberi e Uguali, ma «perché con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo. A forza di farli rischiamo solo di estinguerci». Essendoci andata vicino con Leu anche grazie al personale e fattivo contributo, è tornata nella Grande Casa Rossa e ha addossato alla destra un'altra imperdonabile colpa: essere l'alibi di ogni nefandezza morale della sinistra.Boldrini ha chiesto di essere apprezzata per la sua delicatezza nella scelta dei tempi. Infatti «ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che mirava a qualche incarico». La gratuità evangelica della sua missione per il bene comune ha lasciato il segno. Il segretario Zingaretti l'ha accolta con parole di miele: «Benvenuta. Un partito democratico aperto è più forte. Un Pd più forte è utile per un'Italia più verde, giusta e competitiva». Sul verde niente da dire, la Boldrini ha un'anima green che affonda le radici nelle tonalità pastello delle giacche indossate quando era presidente della Camera. Ma il resto è nebuloso e la competitività della signora è tutta da dimostrare. A naso sembra in competizione innanzitutto con Alex Zanotelli quanto a ballon d'essai terzomondisti. Famosissimo, sempre pronto per essere campionato e rappato da J-Ax, il suo monologo sugli immigrati clandestini: «La cultura dell'accoglienza sia integrale. I migranti sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione, portatori di uno stile di vita che presto sarà lo stile di vita di tutti noi». Con simili campioni in squadra Zingaretti fa bene ad essere orgoglioso e a non porsi limiti. Potrebbe vincere le elezioni ovunque, soprattutto in Venezuela.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)