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2019-06-28
Il Pd si imbarca con i clandestini e riesce a peggiorarne la situazione
Sea-Watch
La giornata di ieri, a Lampedusa, è stata caratterizzata non solo dal braccio di ferro tra il comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, e il governo italiano, ma anche dalla sceneggiata messa in piedi dai parlamentari di sinistra, che hanno approfittato della situazione per lucrare un po' di visibilità sui mass media. Una passerella propagandistica che ha finito per interferire anche con le delicate trattative per lo sbarco dei 42 extracomunitari presenti a bordo. Ieri sera la situazione era ancora in stallo totale.
Una giornata lunga, lunghissima, quella di ieri, con la nave della Ong ferma a un miglio dall'ingresso del porto di Lampedusa, con il suo carico di 42 extracomunitari. La capitana nel primo pomeriggio tenta il blitz, dirigendosi verso il porto, ma la sortita va a vuoto: le motovedette della Guardia di Finanza bloccano la nave, i militari salgono a bordo insieme agli uomini della Capitaneria di porto. «Questa mattina intorno alle 10», racconta Giorgia Linardi, portavoce della Ong, «la nave aveva inviato una comunicazione alle autorità informandole che erano trascorse ormai 24 ore della dichiarazione dello stato di necessità che aveva costretto all'ingresso nelle acque territoriali. Alle 14.16, non ricevendo alcuna indicazione di assistenza, ha dichiarato di procedere verso il porto. A distanza di circa un miglio dall'ingresso del porto le è stato intimato di spegnere i motori».
Il governo dimostra compattezza: «C'è un comandante», dichiara il premier Giuseppe Conte, «che si è assunto una grande responsabilità. C'è un provvedimento che vieta la sosta nelle acque territoriali. Questo comandante ha continuato a insistere, ritenendo che solo l'Italia sia un approdo. Ha avuto una condotta che io reputo inaudita. Abbiamo mandato il nostro ambasciatore nei Paesi Bassi a parlare di questa situazione. Non si tratta più di un caso politico, è competenza della magistratura. Immagino che di fronte ad una palese violazione delle regole internazionali», aggiunge Conte, «disporrà le proprie iniziative. In Italia si arriva solo in maniera regolare. Bisogna rispettare l'Italia, il dialogo con l'Ue è costante. C'è molta irritazione per chi si è mosso in questo modo».
Parole cristalline, quelle di Conte, che condivide in pieno la linea della fermezza del ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «In Italia», dice a Radio Anch'io il leader della Lega, «chi scappa dalla guerra arriva in aereo essendo riconosciuto come profugo. Questi sono viaggi organizzati a pagamento da una mafia di trafficanti di esseri umani che poi usa quei soldi per comprare armi e droga, quindi stroncare questo traffico significa salvare vite. Alcune di queste Ong aiutano nella sostanza il traffico di esseri umani. La legge prevede che bisogna essere autorizzati per poter attraccare», aggiunge Salvini, «non possiamo far arrivare in Italia chiunque, le regole di un paese sono una cosa seria. Spero che ci sia un giudice che affermi che all'interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la capitana. Se la nave viene sequestrata e l'equipaggio arrestato io sono contento». «Vedo molta ipocrisia. Nessuno», argomenta il vicepremier del M5s, Luigi Di Maio, a Porta a Porta, «parla dei 300 sbarcati a Lampedusa attraverso i barchini. Dobbiamo prendere atto del fatto che l'Europa ha fallito e noi reagiamo di conseguenza».
A complicare le cose arriva la sceneggiata della sinistra. I protagonisti sono cinque parlamentari in cerca di pubblicità: Graziano Delrio, Davide Faraone e Matteo Orfini del Pd, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Riccardo Magi di +Europa. Salgono su un gommone insieme a giornalisti e telecamere e intorno alle 14 sono a bordo della Sea Watch3. Da quel momento in poi, i cinque produrranno in poche ore una quantità industriale di tweet, post su Facebook, comunicati stampa, video e foto. Il motivo ufficiale della visita sulla nave è di «esercitare le prerogative ispettive» dei parlamentari; quello vero, lampante, è speculare sulla vicenda e di conseguenza anche sulla pelle dei 42 extracomunitari. L'Olanda (la Sea Watch 3 batte bandiera olandese), chiamata in causa così come la Germania da Salvini e Conte, se ne lava le mani: «Come il governo olandese ha affermato da tempo», dichiara il ministro olandese delle Migrazioni, Ankie Broekers-Knol, «comprendiamo le preoccupazioni dell'Italia riguardo alle azioni della Sea Watch3, ma ciò non significa che prenderemo i migranti».
Poco dopo le 17 Sea Watch pubblica su Twitter un video che ritrae gli uomini della Guardia di Finanza mentre parlano con la capitana Carola Rackete: «Forse la situazione si sta sbloccando», scrive la Ong, commentando il breve filmato che riprende tre militari che entrano nella cabina di comando della nave; uno di loro si rivolge alla Rackete dicendo: «I nostri superiori ci hanno detto di pazientare da parte vostra perché probabilmente si sta sbloccando la situazione». «Ok», risponde la capitana. «Dal porto», spiega Carola Rackete, «ci hanno detto che non c'era posto e quindi ci siamo fermati e abbiamo detto che avremmo usato i nostri gommoni. Subito dopo, però, la Guardia di Finanza è tornata a bordo e ci hanno detto di pazientare un po' perché la soluzione è vicina ed io spero che abbiano ragione». Il Pd del Lazio ha la brillante idea di organizzare una raccolta fondi per pagare le spese legali alla capitana di Sea Watch 3, e viene ricoperto di insulti sui social network. «Con 5 milioni di Italiani poveri», azzanna Salvini, «la priorità della sinistra è finanziare una nave fuorilegge che trasporta clandestini. Che vergogna». Alle 20 la situazione è ancora bloccata. I cinque parlamentari fanno sapere che resteranno a bordo finché gli extracomunitari non saranno sbarcati.
L’invasione non si ferma: altri barconi all’orizzonte
Gli scafisti trafficanti di esseri umani continuano a cercare di raggiungere l'Italia. Ci sono rotte dure a morire. Una di questa parte dalla Turchia. Ieri un elicottero della Guardia di finanza italiana inserito nella missione europea di Frontex, l'agenzia alla quale è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen, ha individuato una barca a vela, tipo caicco, con a bordo 75 migranti diretti verso l'Italia. Siccome il veliero era in acque territoriali greche, la segnalazione è stata trasmessa da Frontex alla Guardia costiera di Atene. I sospetti scafisti sono stati arrestati. «Gli yacht di lusso», commentano da Frontex con un tweet, «non sono usati solo per viaggi di piacere intorno al Mediterraneo». E infatti il Viminale ha dato notizia della presenza di due imbarcazioni con complessivamente una quarantina di migranti a bordo, attualmente in acque Sar di Malta (la competenza territoriale, quindi, è del governo maltese, che è l'unico titolato a intervenire). Nelle scorse ore, il ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha annunciato di aver già dato ordine di fermare i due barconi prima che entrino in acque italiane (con molta probabilità l'intenzione è quella di arrivare a Lampedusa): «È una questione di principio», afferma Salvini, «Malta come è solita fare non le fermerà e le lascerà passare in direzione Italia, ma questa volta ho dato disposizione di fermarli».
Sono quindi state allertate le autorità navali, che manderanno sul posto delle motovedette. Per contrastare il fenomeno degli sbarchi fantasma, da tempo le coste italiane sono più controllate. Addirittura, nelle zone calde, Frontex impiega anche equipaggi stranieri. A Brindisi, ad esempio, un gommone con un equipaggio della Policia maritima portoghese sta cooperando con i militari del Roan (Reparto operativo aeronavale) della Guardia di finanza brindisina nei servizi di pattugliamento del litorale pugliese e del Canale d'Otranto, proprio per contrastare il traffico di esseri umani.
Per questo fenomeno è il periodo più caldo dell'anno. Nell'ultimo mese si contano 18 sbarchi, per un totale di 641 immigrati clandestini che hanno raggiunto l'Italia. Soltanto nella giornata di mercoledì sono arrivate 50 persone via mare: 47 migranti iracheni, pachistani e curdi, soccorsi ed assistiti dopo che l'imbarcazione con la quale si erano avventurati, un veliero monoalbero di 16 metri, si è incagliata lungo una spiaggia tra Crotone e Isola di Capo Rizzuto. A Lampedusa, nello stesso giorno, una piccola imbarcazione con a bordo otto migranti tunisini è riuscita ad arrivare sotto costa. Il giorno prima tre tunisini erano sbarcati a Lampedusa. E prima ancora sono stati intercettati tre piccoli sbarchi con un centinaio di immigrati totali. Le coste d'approdo preferite, oltre a Lampedusa e il litorale jonico calabrese, sono la Sardegna, la provincia di Agrigento e l'area attorno a Torre Calimena, in provincia di Taranto, dove il 2 giugno sono sbarcati in 70.
Gli olandesi ci fanno le pernacchie «È nostro lo scafo, non i migranti»
Schiaffo dell'Olanda all'Italia. Ieri, L'Aja ha rifiutato di riconoscere ogni responsabilità sul caso della Sea Watch 3 (battente bandiera olandese), rispedendo al mittente le richieste del governo italiano. A intervenire è stata la sottosegretaria olandese alle Migrazioni, Ankie Broekers-Knol, tanto felpata quanto lapidaria: «Come il governo olandese ha affermato da tempo, comprendiamo le preoccupazioni dell'Italia e riconosciamo i suoi sforzi nel frenare la migrazione incontrollata verso l'Ue. È anche noto che il governo condivide le preoccupazioni riguardo alle azioni della Sea Watch 3». Eppure: «Ciò non significa che prenderemo anche i migranti».
La questione rischia quindi di complicare terribilmente i rapporti tra Italia e Paesi Basi. Negli ultimi giorni, Roma aveva tentato di intraprendere la via diplomatica, per cercare di arrivare a una soluzione con L'Aja. In particolare, il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, aveva dichiarato alle commissioni Esteri e Politiche Ue di Camera e Senato: «Nel caso specifico della nave Sea Watch, il ministro degli Interni, il ministro della Difesa, il ministro delle Infrastrutture hanno firmato un provvedimento che indicava un divieto di ingresso nelle acque territoriali. La decisione della nave è stata di entrare: la legge dovrà essere applicata, naturalmente da chi è competente ad applicarla». Nell'occasione, Moavero aveva anche sottolineato di aver chiesto all'ambasciatore d'Italia all'Aja di rivolgersi formalmente ai Paesi Bassi per cercare di arrivare a una soluzione sulla questione dell'imbarcazione. Una mossa caldeggiata soprattutto dal ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva non a caso dichiarato: «Il governo olandese non può far finta di nulla: una nave battente bandiera dei Paesi Bassi ha ignorato i divieti e gli altolà e sta facendo rotta a Lampedusa. È una provocazione e un atto ostile: avevo già scritto al mio omologo olandese, e ora sono soddisfatto che l'ambasciatore d'Italia all'Aja stia facendo un passo formale presso il governo dei Paesi Bassi. L'Italia merita rispetto: ci aspettiamo che l'Olanda si faccia carico degli immigrati a bordo». In tutto questo, forse non giova trascurare il fatto che la Broekers-Knol appartenga (come lo stesso premier olandese Mark Rutte) al Partito popolare per la libertà e la democrazia: una formazione a sua volta affiliata in Europa all'Alde, il cui leader Guy Verhofstad invocava, appena nel 2015, la cooperazione dei vari Paesi europei per fronteggiare la questione migratoria, criticando chi adottava la politica dei muri. Senza poi dimenticare la dura battaglia portata avanti dall'Alde in occasione delle elezioni del 26 maggio scorso, in difesa di una maggiore integrazione europea.
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Riduci
I dem vanno sulla nave a far propaganda e lanciano raccolte fondi per i pirati, ricevendo insulti dagli elettori Rallenta la trattativa per l'approdo a Lampedusa. Conte durissimo: «Condotta inaudita da parte dell'Ong».Veliero con 75 extracomunitari bloccato in acque greche, due natanti segnalati vicino a Malta. Solo nell'ultimo mese 641 arrivi.Enzo Moavero ha chiamato in causa l'Aja, che risponde picche: «Non li accoglieremo qua».Lo speciale contiene tre articoli La giornata di ieri, a Lampedusa, è stata caratterizzata non solo dal braccio di ferro tra il comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, e il governo italiano, ma anche dalla sceneggiata messa in piedi dai parlamentari di sinistra, che hanno approfittato della situazione per lucrare un po' di visibilità sui mass media. Una passerella propagandistica che ha finito per interferire anche con le delicate trattative per lo sbarco dei 42 extracomunitari presenti a bordo. Ieri sera la situazione era ancora in stallo totale. Una giornata lunga, lunghissima, quella di ieri, con la nave della Ong ferma a un miglio dall'ingresso del porto di Lampedusa, con il suo carico di 42 extracomunitari. La capitana nel primo pomeriggio tenta il blitz, dirigendosi verso il porto, ma la sortita va a vuoto: le motovedette della Guardia di Finanza bloccano la nave, i militari salgono a bordo insieme agli uomini della Capitaneria di porto. «Questa mattina intorno alle 10», racconta Giorgia Linardi, portavoce della Ong, «la nave aveva inviato una comunicazione alle autorità informandole che erano trascorse ormai 24 ore della dichiarazione dello stato di necessità che aveva costretto all'ingresso nelle acque territoriali. Alle 14.16, non ricevendo alcuna indicazione di assistenza, ha dichiarato di procedere verso il porto. A distanza di circa un miglio dall'ingresso del porto le è stato intimato di spegnere i motori». Il governo dimostra compattezza: «C'è un comandante», dichiara il premier Giuseppe Conte, «che si è assunto una grande responsabilità. C'è un provvedimento che vieta la sosta nelle acque territoriali. Questo comandante ha continuato a insistere, ritenendo che solo l'Italia sia un approdo. Ha avuto una condotta che io reputo inaudita. Abbiamo mandato il nostro ambasciatore nei Paesi Bassi a parlare di questa situazione. Non si tratta più di un caso politico, è competenza della magistratura. Immagino che di fronte ad una palese violazione delle regole internazionali», aggiunge Conte, «disporrà le proprie iniziative. In Italia si arriva solo in maniera regolare. Bisogna rispettare l'Italia, il dialogo con l'Ue è costante. C'è molta irritazione per chi si è mosso in questo modo».Parole cristalline, quelle di Conte, che condivide in pieno la linea della fermezza del ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «In Italia», dice a Radio Anch'io il leader della Lega, «chi scappa dalla guerra arriva in aereo essendo riconosciuto come profugo. Questi sono viaggi organizzati a pagamento da una mafia di trafficanti di esseri umani che poi usa quei soldi per comprare armi e droga, quindi stroncare questo traffico significa salvare vite. Alcune di queste Ong aiutano nella sostanza il traffico di esseri umani. La legge prevede che bisogna essere autorizzati per poter attraccare», aggiunge Salvini, «non possiamo far arrivare in Italia chiunque, le regole di un paese sono una cosa seria. Spero che ci sia un giudice che affermi che all'interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la capitana. Se la nave viene sequestrata e l'equipaggio arrestato io sono contento». «Vedo molta ipocrisia. Nessuno», argomenta il vicepremier del M5s, Luigi Di Maio, a Porta a Porta, «parla dei 300 sbarcati a Lampedusa attraverso i barchini. Dobbiamo prendere atto del fatto che l'Europa ha fallito e noi reagiamo di conseguenza». A complicare le cose arriva la sceneggiata della sinistra. I protagonisti sono cinque parlamentari in cerca di pubblicità: Graziano Delrio, Davide Faraone e Matteo Orfini del Pd, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Riccardo Magi di +Europa. Salgono su un gommone insieme a giornalisti e telecamere e intorno alle 14 sono a bordo della Sea Watch3. Da quel momento in poi, i cinque produrranno in poche ore una quantità industriale di tweet, post su Facebook, comunicati stampa, video e foto. Il motivo ufficiale della visita sulla nave è di «esercitare le prerogative ispettive» dei parlamentari; quello vero, lampante, è speculare sulla vicenda e di conseguenza anche sulla pelle dei 42 extracomunitari. L'Olanda (la Sea Watch 3 batte bandiera olandese), chiamata in causa così come la Germania da Salvini e Conte, se ne lava le mani: «Come il governo olandese ha affermato da tempo», dichiara il ministro olandese delle Migrazioni, Ankie Broekers-Knol, «comprendiamo le preoccupazioni dell'Italia riguardo alle azioni della Sea Watch3, ma ciò non significa che prenderemo i migranti». Poco dopo le 17 Sea Watch pubblica su Twitter un video che ritrae gli uomini della Guardia di Finanza mentre parlano con la capitana Carola Rackete: «Forse la situazione si sta sbloccando», scrive la Ong, commentando il breve filmato che riprende tre militari che entrano nella cabina di comando della nave; uno di loro si rivolge alla Rackete dicendo: «I nostri superiori ci hanno detto di pazientare da parte vostra perché probabilmente si sta sbloccando la situazione». «Ok», risponde la capitana. «Dal porto», spiega Carola Rackete, «ci hanno detto che non c'era posto e quindi ci siamo fermati e abbiamo detto che avremmo usato i nostri gommoni. Subito dopo, però, la Guardia di Finanza è tornata a bordo e ci hanno detto di pazientare un po' perché la soluzione è vicina ed io spero che abbiano ragione». Il Pd del Lazio ha la brillante idea di organizzare una raccolta fondi per pagare le spese legali alla capitana di Sea Watch 3, e viene ricoperto di insulti sui social network. «Con 5 milioni di Italiani poveri», azzanna Salvini, «la priorità della sinistra è finanziare una nave fuorilegge che trasporta clandestini. Che vergogna». Alle 20 la situazione è ancora bloccata. I cinque parlamentari fanno sapere che resteranno a bordo finché gli extracomunitari non saranno sbarcati. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-pd-si-imbarca-con-i-clandestini-e-riesce-a-peggiorarne-la-situazione-2639007681.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="linvasione-non-si-ferma-altri-barconi-allorizzonte" data-post-id="2639007681" data-published-at="1765430669" data-use-pagination="False"> L’invasione non si ferma: altri barconi all’orizzonte Gli scafisti trafficanti di esseri umani continuano a cercare di raggiungere l'Italia. Ci sono rotte dure a morire. Una di questa parte dalla Turchia. Ieri un elicottero della Guardia di finanza italiana inserito nella missione europea di Frontex, l'agenzia alla quale è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen, ha individuato una barca a vela, tipo caicco, con a bordo 75 migranti diretti verso l'Italia. Siccome il veliero era in acque territoriali greche, la segnalazione è stata trasmessa da Frontex alla Guardia costiera di Atene. I sospetti scafisti sono stati arrestati. «Gli yacht di lusso», commentano da Frontex con un tweet, «non sono usati solo per viaggi di piacere intorno al Mediterraneo». E infatti il Viminale ha dato notizia della presenza di due imbarcazioni con complessivamente una quarantina di migranti a bordo, attualmente in acque Sar di Malta (la competenza territoriale, quindi, è del governo maltese, che è l'unico titolato a intervenire). Nelle scorse ore, il ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha annunciato di aver già dato ordine di fermare i due barconi prima che entrino in acque italiane (con molta probabilità l'intenzione è quella di arrivare a Lampedusa): «È una questione di principio», afferma Salvini, «Malta come è solita fare non le fermerà e le lascerà passare in direzione Italia, ma questa volta ho dato disposizione di fermarli». Sono quindi state allertate le autorità navali, che manderanno sul posto delle motovedette. Per contrastare il fenomeno degli sbarchi fantasma, da tempo le coste italiane sono più controllate. Addirittura, nelle zone calde, Frontex impiega anche equipaggi stranieri. A Brindisi, ad esempio, un gommone con un equipaggio della Policia maritima portoghese sta cooperando con i militari del Roan (Reparto operativo aeronavale) della Guardia di finanza brindisina nei servizi di pattugliamento del litorale pugliese e del Canale d'Otranto, proprio per contrastare il traffico di esseri umani. Per questo fenomeno è il periodo più caldo dell'anno. Nell'ultimo mese si contano 18 sbarchi, per un totale di 641 immigrati clandestini che hanno raggiunto l'Italia. Soltanto nella giornata di mercoledì sono arrivate 50 persone via mare: 47 migranti iracheni, pachistani e curdi, soccorsi ed assistiti dopo che l'imbarcazione con la quale si erano avventurati, un veliero monoalbero di 16 metri, si è incagliata lungo una spiaggia tra Crotone e Isola di Capo Rizzuto. A Lampedusa, nello stesso giorno, una piccola imbarcazione con a bordo otto migranti tunisini è riuscita ad arrivare sotto costa. Il giorno prima tre tunisini erano sbarcati a Lampedusa. E prima ancora sono stati intercettati tre piccoli sbarchi con un centinaio di immigrati totali. Le coste d'approdo preferite, oltre a Lampedusa e il litorale jonico calabrese, sono la Sardegna, la provincia di Agrigento e l'area attorno a Torre Calimena, in provincia di Taranto, dove il 2 giugno sono sbarcati in 70. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-pd-si-imbarca-con-i-clandestini-e-riesce-a-peggiorarne-la-situazione-2639007681.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="gli-olandesi-ci-fanno-le-pernacchie-e-nostro-lo-scafo-non-i-migranti" data-post-id="2639007681" data-published-at="1765430669" data-use-pagination="False"> Gli olandesi ci fanno le pernacchie «È nostro lo scafo, non i migranti» Schiaffo dell'Olanda all'Italia. Ieri, L'Aja ha rifiutato di riconoscere ogni responsabilità sul caso della Sea Watch 3 (battente bandiera olandese), rispedendo al mittente le richieste del governo italiano. A intervenire è stata la sottosegretaria olandese alle Migrazioni, Ankie Broekers-Knol, tanto felpata quanto lapidaria: «Come il governo olandese ha affermato da tempo, comprendiamo le preoccupazioni dell'Italia e riconosciamo i suoi sforzi nel frenare la migrazione incontrollata verso l'Ue. È anche noto che il governo condivide le preoccupazioni riguardo alle azioni della Sea Watch 3». Eppure: «Ciò non significa che prenderemo anche i migranti». La questione rischia quindi di complicare terribilmente i rapporti tra Italia e Paesi Basi. Negli ultimi giorni, Roma aveva tentato di intraprendere la via diplomatica, per cercare di arrivare a una soluzione con L'Aja. In particolare, il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, aveva dichiarato alle commissioni Esteri e Politiche Ue di Camera e Senato: «Nel caso specifico della nave Sea Watch, il ministro degli Interni, il ministro della Difesa, il ministro delle Infrastrutture hanno firmato un provvedimento che indicava un divieto di ingresso nelle acque territoriali. La decisione della nave è stata di entrare: la legge dovrà essere applicata, naturalmente da chi è competente ad applicarla». Nell'occasione, Moavero aveva anche sottolineato di aver chiesto all'ambasciatore d'Italia all'Aja di rivolgersi formalmente ai Paesi Bassi per cercare di arrivare a una soluzione sulla questione dell'imbarcazione. Una mossa caldeggiata soprattutto dal ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva non a caso dichiarato: «Il governo olandese non può far finta di nulla: una nave battente bandiera dei Paesi Bassi ha ignorato i divieti e gli altolà e sta facendo rotta a Lampedusa. È una provocazione e un atto ostile: avevo già scritto al mio omologo olandese, e ora sono soddisfatto che l'ambasciatore d'Italia all'Aja stia facendo un passo formale presso il governo dei Paesi Bassi. L'Italia merita rispetto: ci aspettiamo che l'Olanda si faccia carico degli immigrati a bordo». In tutto questo, forse non giova trascurare il fatto che la Broekers-Knol appartenga (come lo stesso premier olandese Mark Rutte) al Partito popolare per la libertà e la democrazia: una formazione a sua volta affiliata in Europa all'Alde, il cui leader Guy Verhofstad invocava, appena nel 2015, la cooperazione dei vari Paesi europei per fronteggiare la questione migratoria, criticando chi adottava la politica dei muri. Senza poi dimenticare la dura battaglia portata avanti dall'Alde in occasione delle elezioni del 26 maggio scorso, in difesa di una maggiore integrazione europea.
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Riduci
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Riduci
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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