2021-09-15
Intanto ci rifilano un'altra dose di green pass
Domani il governo dovrebbe estendere il certificato agli statali, ma entro metà ottobre l'obbligo colpirà chi chiede già il lasciapassare ai clienti. La trattativa sugli oneri dei test nelle aziende rallenta i piani dei rigoristiLo chiamano già «Super green pass», tanto per non derogare alla proverbiale tendenza degli addetti ai lavori all'iperbole. E, stando alla altrettanto inevitabile ridda di indiscrezioni che di solito accompagnano appuntamenti di questo tipo, il mega provvedimento all inclusive che dovrebbe decretare l'obbligo per tutti i lavoratori di esibire la certificazione anti Covid vedrà la luce già domani nella prevista riunione del Consiglio dei ministri, che sarà preceduta a sua volta dalla cabina di regia. Attenzione, però, perché già la scorsa settimana, quando tutti davano come cosa fatta l'approvazione del mega decreto con l'estensione a tutti i lavoratori del green pass, la prova dei fatti si è rivelata molto più saggia delle illazioni. E così, anche questa volta è il caso di usare la giusta dose di prudenza nel delineare lo scenario legislativo dei prossimi giorni. Partiamo da ciò che è incontrovertibile: nella prossima riunione dell'esecutivo, come ampiamente e reiteratamente anticipato dal premier Mario Draghi, si procederà a un allargamento della platea delle categorie di lavoratori sottoposti ad obbligo di green pass, e si partirà certamente dagli statali. Ciò che resta ancora incerto sono le modalità e la tempistica di questo allargamento: se da una parte è sicuro che i primi ad essere aggiunti all'obbligo saranno i lavoratori della Pubblica amministrazione, resta da vedere se accanto a questi ultimi ci saranno già da subito i lavoratori privati, o se questi verranno trattati in un secondo momento (verosimilmente la settimana prossima). Questo possibile delay, è tutt'ora da ascriversi principalmente alla complessa trattativa tra governo e parti sociali su come ripartire il costo dei tamponi cui i lavoratori che non vorranno o non potranno vaccinarsi dovranno sottoporsi con una fittissima periodicità (praticamente ogni due giorni). Come è noto, i sindacati insistono affinché gli oneri siano in capo o ai datori di lavoro (in realtà nei loro desiderata questi ultimi sono al primo posto) o allo Stato, mentre gli imprenditori premono per l'assunzione dell'onere da parte dello Stato. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dovrebbe proporre una mediazione nelle prossime ore, mentre su questo fronte il leader della Cgil tiene alta la pressione affermando che «considereremmo un errore il fatto che una persona per lavorare debba pagarsi il tampone». In ogni caso, la declinazione nello specifico dei nuovi obblighi non si presenta lineare e, come sempre, una volta messe nero su bianco, le norme presenteranno dilemmi, contraddizioni e qualche paradosso. Ad esempio, nelle aule di tribunale, una volta introdotto l'obbligo per i togati e tutti gli altri che lavorano nelle Procure e nei palazzo di giustizia, bisognerà vedere come procedere per chi - come ad esempio imputati, testimoni o parenti delle vittime - dovrà necessariamente presenziare alle udienze. Poi c'è la questione della cosiddetta autodichia degli organi costituzionali, che non consente a una legge ordinaria di scavalcare l'autonomia (leggi immunità) di alcuni palazzi, come si è visto con Camera e Senato, dove l'obbligo o meno del green pass è competenza degli organi decisionali interni. Sul versante dei lavoratori privati, le certezze si fermano al fatto che, sia che questo venga ratificato domani o nelle prossime settimane, le prime categorie coinvolte nell'estensione della certificazione saranno quelle che hanno a che fare con una clientela già soggetta all'obbligo, quindi titolari e dipendenti di bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre piscine ma anche treni, aerei e navi a lunga percorrenza, ricompresi nell'ultima infornata di obblighi. La data in cui questo nuovo scenario dovrebbe entrare in vigore dovrebbe essere compresa tra il 10 ottobre (quando cioè sarà operativo l'obbligo per tutti i lavoratori delle Rsa) e il 15 ottobre, mentre per quanto riguarda le posizioni all'interno del governo e della maggioranza, si consolida «l'asse dell'intransigenza» composto dal ministro della Pa, Renato Brunetta, dal Pd e dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Nel caso di Brunetta, la richiesta è supportata dal fatto di voler sottrarre allo smartworking i lavoratori del pubblico, e riportarli in presenza almeno nella misura dell'85 per cento. In casa Lega, sia il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga che il governatore del Veneto Luca Zaia hanno ribadito chiaramente che non esiste alcuna fronda nei confronti di Matteo Salvini, né tantomeno una fantomatica chat anti-segretario dei governatori del Carroccio.