2020-12-17
Il Paese in balìa del semaforo giallorosso
Giuseppe Conte lavora a un compromesso: lockdown nei festivi e prefestivi. Ma la decisione slitta a domani e lascia nell'incertezza esercenti e cittadini. I presidenti di Regione si dividono, poi i leghisti attaccano: «Impensabile chiudere sabato senza un programma di ristori».L'Italia si avvicina al Natale con due enormi problemi: il primo è il coronavirus, il secondo la confusione assoluta che regna sotto il ciuffo del premier e nel cosiddetto governo che presiede. L'esecutivo è spaccato sulle nuove misure da prendere in vista delle festività natalizie, che dovrebbero essere contenute in un nuovo dpcm da varare già domani, venerdì. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, quello dei Beni culturali, Dario Franceschini e quello agli Affari regionali, Francesco Boccia, sono dell'idea di sigillare l'Italia intera in zona rossa dal 24 dicembre al 7 gennaio: vorrebbe dire ristoranti aperti dalle 5 alle 22 ma solo per asporto e consegna a domicilio, negozi chiusi tranne supermercati, generi alimentari, commercio al dettaglio di beni di prima necessità e divieto di spostamento anche nel proprio Comune, se non per urgenza, salute e necessità. Sulla stella lunghezza d'onda la maggior parte dei presidenti di Regione. A frenare, oltre alla solita Italia viva, c'è proprio Conte, che preferirebbe un intervento più morbido. Si naviga a vista: ieri mattina il governo comunica alle Regioni la volontà di istituire la zona rossa nazionale dal 24 dicembre al 7 gennaio. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, protesta: «Francamente», scrive Toti su Facebook, «non riesco a capire perché questo Paese non riesca a tenere le stesse regole per almeno una settimana. Il 3 dicembre abbiamo deciso di dividere l'Italia in zone di rischio diverse, a seconda della pericolosità del Covid: gialla, arancione e rossa. Ora, all'improvviso, prima delle feste... cambio! Abbiamo scherzato, tutta zona rossa. Per favore, un po' di stabilità emotiva. Giusto chiudere dove la situazione è seria», aggiunge Toti, «ma giusto anche consentire un po' di vita alle famiglie, ai commercianti, ai ristoranti, ai bar laddove il virus lo consente». Alle 13.50, a Palazzo Chigi, si riuniscono, insieme a Conte, i capi delegazione dei partiti di maggioranza: ci sono Alfonso Bonafede per il M5s, Dario Franceschini per il Pd, e Speranza. Con loro anche Boccia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro. Assente Teresa Bellanova, di Iv, ancora a Bruxelles. Franceschini ripete quanto scritto in mattinata su Twitter: «È tempo di scelte rigorose di governo e parlamento: solo regole più restrittive durante le festività potranno evitare una terza ondata di contagi. Per noi che abbiamo responsabilità istituzionali», aggiunge Franceschini, «è un dovere intervenire oggi senza esitazioni per salvare vite umane domani». Il tweet viene condiviso dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Conte però frena ancora, vorrebbe limitare le chiusure solo ai giorni festivi e prefestivi. Al tavolo si affronta anche la questione dei locali pubblici: cosa fare con ristoranti e bar? Giuseppi propone di istituire la zona rossa nei giorni festivi e prefestivi, vale a dire il 24, 25, 26, 27, 31 dicembre e l'1, 2, 3 gennaio e tenere aperti i negozi il 28, 29 e 30 dicembre e dal 4 gennaio in poi, ma la questione resta ancora aperta: la riunione viene aggiornata per la tarda serata, anche la Bellanova potrebbe partecipare, di ritorno dal Consiglio europeo. Ad Accordi e disaccordi, infine, il premier resta sul vago: «Stiamo lavorando per cercare di rinforzare il piano natalizio. Noi dobbiamo arrivare in condizione di massima resilienza. Le misure stanno funzionando fin qui ma ci stanno preoccupando - e hanno preoccupato anche gli esperti - quelle situazioni di assembramenti dei giorni scorsi. Faremo qualche intervento aggiuntivo».Mentre il governo litiga, l'Italia aspetta di conoscere il proprio destino. Ristoratori e commercianti non sanno se e in che misura accettare prenotazioni, approvvigionarsi dei generi necessari per garantire il servizio ai clienti, avvertire i dipendenti. Il caos regna sovrano. Il Comitato tecnico scientifico si tira fuori: la decisione spetta al governo. Si rincorrono indiscrezioni che vorrebbero la chiusura totale già da questo fine settimana: il leader della Lega, Matteo Salvini, riunisce in videoconferenza i presidenti di Regione del Carroccio. Viene diramata una nota firmata dallo stesso Salvini e dai presidenti Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento), Luca Coletto (assessore alla Sanità in Umbria per conto della presidente Donatella Tesei), Nino Spirlì (Calabria), Luca Zaia (Veneto). «È impensabile», recita la nota, «immaginare in queste ore una chiusura a partire dal prossimo weekend, senza programmazione e senza la certezza di un piano definito per i rimborsi e una programmazione seria. In questo quadro, un'eventuale zona rossa su tutto il territorio nazionale smentirebbe le chiusure differenziate tra Regioni fortemente volute dal governo». Fedriga comunica a Speranza la contrarietà all'ipotesi di una chiusura per il prossimo fine settimana (19-20 dicembre) e chiede, se il governo decidesse di chiudere dal 24, una deroga per i familiari per poter trascorrere il Natale insieme. Intanto, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Milano, riunito dal prefetto Renato Saccone, ha deciso di contingentare fino al 6 gennaio le presenze nella Galleria Vittorio Emanuele. Ieri, il Senato ha approvato la mozione della maggioranza, che sugli spostamenti tra Comuni con meno di 10.000 abitanti, il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio, pur chiedendo «equità di trattamento» tra piccoli e grandi città, butta la palla in tribuna. E chiede all'esecutivo di seguire le indicazioni del Cts - che però spinge per la zonar ossa nazionale.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson