2019-03-09
Di Maio si è infilato in un tunnel cieco
Temo che i 5 stelle si siano infilati in un grande, grosso guaio dal quale usciranno malconci per aver fatto l'ennesimo regalo a Matteo Salvini. Dopo quella contro i clandestini, ora il leader della Lega può intestarsi anche la battaglia per le grandi opere. Se infatti sulla Tav andrà fino in fondo, spingerà i grillini in un angolo, costringendoli a scegliere tra due vie d'uscita, entrambe dolorose per il movimento. (...)(...) Mi spiego: dopo il braccio di ferro in atto, la situazione attuale è la seguente. Nel caso in cui Luigi Di Maio dicesse sì all'alta velocità Torino-Lione, cedendo alle pressioni del ministro dell'Interno pur di salvare il governo, alle prossime elezioni europee rischierebbe di perdere per strada altri voti dopo quelli che ha già lasciato negli ultimi mesi. Per lui e per i 5 stelle si tratterebbe di una batosta dalla quale non sarebbe facile riprendersi e questo metterebbe di certo in crisi l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, perché di fronte a una sconfitta i pentastellati ce la metterebbero tutta per risalire la china e la maggioranza rischierebbe di entrare in fibrillazione più di quanto già non faccia attualmente. Tuttavia, allo stesso modo, imboccare la strada del no alla Tav, senza se e senza ma, potrebbe avere conseguenze anche peggiori di quelle che ne verrebbero se Di Maio dicesse sì. Già, perché qualora Salvini tirasse diritto e pretendesse il via libera ai bandi di lavoro, pronto anche a far cadere il governo se necessario, i grillini potrebbero sì rivendicare la loro coerenza rispetto al programma elettorale, ma se si andasse al voto la ribadirebbero a prezzo di capitalizzare le perdite di consenso degli ultimi mesi. Non solo. Visto che la Tav è un argomento che non scalda i cuori di tutto l'elettorato pentastellato, ma solo quelli di una parte, cioè delle frange più radicali o di chi dovrebbe subire il disagio dei lavori, il rischio è che un po' di votanti si disamorino di Di Maio e compagni e scelgano di mettere la crocetta su altri simboli. Quindi, arrivati al punto in cui siamo, cioè al muro contro muro: se la Tav ottiene via libera i 5 stelle pagano dazio al proprio elettorato, ma versano un tributo pesante anche nel caso mettano il treno ad alta velocità davanti al carro di governo, pronti a farlo cadere piuttosto che innestare la marcia indietro.Qualcuno, a questo punto, potrebbe pensare che esista una terza via. Ad esempio, che qualora Salvini si sfili, sia possibile un'altra alleanza che veda i grillini salvare capra e cavoli, ossia la faccia e anche l'esecutivo. Ma così non è, perché in Parlamento non esiste alcuna maggioranza possibile intorno al no alla Tav. Scartata la Lega, non si potrebbe imbarcare nessun altro, nemmeno il Partito democratico, anche perché il primo atto del nuovo segretario è stato un viaggio a Torino a sostegno del piano dell'alta velocità. Dopo aver detto che è «criminale non farla», come farebbe Nicola Zingaretti a compiere la giravolta? Dunque, se la sommatoria tra 5 stelle e Pd non è possibile, che altro si può fare se non tornare a votare? Di certo fra i piani di Salvini non è contemplato un governo tecnico o di unità nazionale: rifiutò di farlo dopo il 4 marzo dello scorso anno, perché dovrebbe accettarlo ora? Impossibile poi un'alleanza con il Pd e Forza Italia: l'ammucchiata favorirebbe i pentastellati.Dunque, se Giuseppe Conte non tira fuori in fretta un coniglio dal cappello, cioè se non si inventa una di quelle soluzioni da leguleio che solo i grandi avvocati sono in grado di escogitare e poi far digerire ai loro clienti, l'esperienza a Palazzo Chigi è destinata a chiudersi presto. E altrettanto rapidamente, però, rischia di concludersi la carriera di molti grillini, i quali per carenza di voti potrebbero essere costretti a tornare a casa qualora si vada alle elezioni, oppure, a meno di una deroga, non essere ricandidati per via del vincolo del secondo mandato. Insomma, i primi a rischiare di pagare a caro prezzo la loro intransigenza sarebbero i duri e puri che si sono messi di traverso all'alta velocità. Per numerosi di loro sarebbe dunque quasi un suicidio programmato. Ma attenzione: prima della resa dei conti e del passo senza ritorno, c'è sempre di mezzo il weekend e, come si sa, i fine settimana servono a spegnere i bollori. Per cui non resta che aspettare lunedì quando, se non l'ultima, potrebbe arrivare la penultima parola di una telenovela infinita che va avanti da 20 anni. Più che il progetto di un treno ad alta velocità pare quello di una lumaca.
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