2022-07-31
Costantino: «Il mio calvario negli Emirati nasce dopo lo stop M5s all’export di armi»
Il trader può tornare se paga una maxi multa: «Il blocco di Conte ai pezzi di ricambio dei jet ha irritato Abu Dhabi. Ma io ora spero».Andrea Costantino non è ancora un uomo libero. Dopo 14 mesi di carcere - le accuse non sono mai state dimostrate - ora si trova in una dépendance dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi. È dimagrito più di 30 chili, ma ha ancora fiducia di poter tornare in Italia al più presto, nonostante gli Emirati Arabi Uniti chiedano comunque il pagamento di 550.000 euro di multa per lasciarlo partire. «Ho fiducia perché il presidente Mohamed Bin Zayed, una bravissima persona, ha la facoltà di esentare dalla pena. Confido nelle massime autorità italiane, a cominciare dal presidente Sergio Mattarella fino al ministro di Grazia e Giustizia Marta Cartabia, che conosce bene le autorità emiratine, e chiedo loro di intercedere per me. Sono stati di grande aiuto in questi mesi». Costantino ha perso tutto. «Avevo una buona vita, ma mi hanno confiscato tutto. Non ho più una lira, avevo soldi sui conti correnti, avevo partecipazioni dalla società di Dubai… la mia società è stata cancellata. È andato tutto distrutto. Ho perso 10 anni di attività, mi hanno cancellato la vita e non per colpa mia».Sono tanti 14 mesi.«Ci vuole un fisico bestiale come cantava Luca Carboni, ho visto cose che non si possono neppure immaginare. Quando vedo le formiche o penso ai topi mi viene ancora da vomitare. Nel carcere hai diritto solo a una scatola di plastica dove tenere le tue cose. Ho dormito per terra per 11 mesi, ho mangiato per terra. È qualcosa che non ti levi dalla carne, mai, non te la leverai mai».Crede ci possa essere correlazione tra il suo caso ed i rapporti tra Italia ed Emirati?«Non sono un politologo e non ho certezze, ma sono una persona che ha sempre seguito con attenzione la politica estera, leggendo e documentandomi in modo approfondito. Un’analisi non può certamente prescindere dall’ultimo atto del governo giallorosso di Giuseppe Conte, che a fine gennaio 2021 blocca l’export italiano di materiali da difesa verso gli Emirati Arabi. Le relazioni diplomatiche tra i due Stati, già provate dai fallimenti delle operazioni Piaggio ed Alitalia, si sono ulteriormente incrinate». Cosa glielo fa pensare? «Non lo dico io, ma lo desumo dalle varie letture sull’argomento al quale la stampa ha dato molto riscontro ed evidenza. Peraltro, sono state coinvolte in questo blocco anche le spare parts per la flotta aerea di addestramento e dimostrativa degli Emirati, composta dagli aerei Mb 339A di fabbricazione italiana e questo, immagino, abbia particolarmente irritato gli Emirati. Sarebbe semplicemente miope non ipotizzare che le vicende abbiano una qualche correlazione, che ovviamente io ignoro ed alla quale sono totalmente estraneo».Nell’atto di scarcerazione e nella sentenza viene riportato l’articolo 228 del codice penale locale, che riporta la vicenda a «maggiori interessi di Stato e della nazione». Lei si è sempre dichiarato innocente.«L’ho detto subito, sin da quando sono entrato, che ero innocente. Lo ero, lo sono e i documenti lo hanno dimostrato. Avete idea di quanto può soffrire una persona che non ha commesso alcun reato? Io non ho fatto niente. Chiedevo a tutti. Dove sono le prove? E nessuno mi ha mai risposto».Quando l’hanno arrestata cosa ha pensato?«Quando entro in carcere sono sicuro di uscire da lì a poco. Anzi, nel momento in cui mi convocano per l’interrogatorio, trovo le accuse facilissime da riscontrare per la mia difesa vista l’inesistenza del reato. Ero tranquillo, perché avevo tutti i documenti che dimostrano la mia innocenza. Ho pensato: basta aspettare la lettera della banca centrale sui pagamenti ricevuti del carico di gasolio e devono scarcerarmi. Lo dicevo anche ai miei compagni di cella. Alcuni ridevano, mi prendevano in giro anche se speravo di uscire in fretta. Ci ho sperato per più di due mesi ma non è servito a nulla».Crede che la situazione politica nazionale possa aiutare il tuo rientro?«Non credo che le prossime elezioni possano cambiare l’orizzonte di quanto sto subendo, il problema rimane. E tutti gli schieramenti trasversalmente mi hanno aiutato. Poi grazie a Dio abbiamo una figura istituzionale autorevole e di spessore internazionale che dà continuità alla politica italiana nel mondo, il presidente Sergio Mattarella, tra l’altro il presidente durante la sua ultima visita negli Emirati mi ha permesso di essere scarcerato. Lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi si è speso per me in passato e so che lo farà fino alla fine della mia vicenda».E la situazione internazionale?«Non credo, anche perché ho avuto l’opportunità di vedere sui giornali il presidente del Consiglio Draghi andare in Ucraina in treno, a cui siamo tutti vicini, e come dicevo prima se sai che il presidente lavora sulla tua vicenda hai speranza. Poi pensiamo alla ministra Cartabia, come abbia ottenuto un risultato importante con la firma del trattato di estradizione con gli Emirati».Cosa le è mancato di più?«La famiglia, la libertà. Vivi in una realtà sospesa. Hai una sensazione di oppressione che solo chi l’ha vissuta può capire. Specialmente da innocente».Però non ha perso la speranza«Sono un cattolico praticante, ho pregato tanto, anche con qualche difficoltà».E adesso che cosa succede?«L’unica cosa che voglio fare è tornare in Italia. Cercherò di fare qualcosa, ho tanti amici che sanno come abbia costruito una realtà di primissimo livello qui negli Emirati Arabi. Io non ho mai preso un soldo da nessuno, ce l’ho fatta sempre con le mie forze. Mi hanno distrutto, mi hanno massacrato e ho sofferto in maniera micidiale, ma l’esperienza e la competenza sono dalla mia parte».Pensa di farcela?«Le dico se il presidente Draghi, la ministra Cartabia ed il presidente Mattarella intercedono per me sì, altrimenti...».
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