2020-08-19
Il mega cavo Web si mette di traverso alla Patria Blu del sultano Erdogan
Preso il porto di Misurata, Ankara si oppone agli accordi Grecia- Cipro. Ma è esclusa da Quantum cable, cioè il futuro di internet.La Turchia ha riportato una propria fregata nella zona economica speciale a ridosso di Cipro. È di nuovo scattato l'allarme greco e pure Emmanuel Macron ha inviato navi militari a presidiare l'area. Lì oltre alle tensioni storiche delle due aree in cui è divisa l'isola di Cipro ci sono interessi energetici di grande rilievo. Che si ricollegano agli accordi sottoscritti più a Sud con Egitto e Israele. Lì dove si aggirano le navi di mezzo Mediterraneo c'è però un altro business altrettanto importante. Non è gas ma sono i dati internet. Dal prossimo ottobre dovrebbe infatti entrare in funzione il Quantum cable, una maxi operazione di posa di un cavo sottomarino che a regime potrebbe ospitare il 60% dell'intero traffico Web. Avrà una capacità di 160 terabit per secondo e partendo da Israele toccherà l'hub di Cipro fino poi a diramarsi in Grecia, Italia (Bari), Francia (Marsiglia) e Spagna dove si incontrerà con il cavo posto sotto l'Oceano da Facebook inabissato all'altezza della Virginia. Per capire l'importanza di questa infrastruttura basta fare il paragone con i cavi posti negli ultimi due decenni attraverso il Mediterraneo: non superano i 4 terabit per secondo. Quantum cable sarà dunque 40 volte più potente e veloce e pur unendo gli Usa con l'Asia esclude la Turchia. Aggiungendo sulla benzina dell'espansionismo di Ankara altra benzina. Quando nel 2017, i rispettivi primi ministri di Grecia, Cipro e Israele si trovarono per firmare l'autorizzazione alla posa, i turchi non sono stati minimamente coinvolti, solo che solo tre anni gli equilibri del Mare nostrum erano molto diversi. L'espansionismo di Recepp Erdogan non aveva raggiunto gli apici imposti al progetto della Patria Blu. Appunto del colore del Mediterraneo. Da allora la Turchia ha preso mezza Libia, dove ha avviato una politica di scontri con l'Egitto di Abdel Fattah al-Sisi e ha convinto Tripoli a farsi assegnare un corridoio navigabile che di fatto spacca in due il bacino del Mediterraneo. E che culmina ieri con l'assegnazione del porto di Misurata. L'emittente televisiva libica «218 tv», con sede in Giordania e considerata vicina alle istanze del generale Khalifa Haftar, ha divulgato i dettagli dell'accordo raggiunto a Tripoli tra il Gna, la Turchia e il Qatar, durante la visita in Libia dei ministri della Difesa turco e qatariota, rispettivamente Hulusi Akar e Khaled al Attiyah. Secondo informazioni non confermate, ma riportate anche da Agenzia Nova, diffuse su canali social pro-Turchia, il porto di Misurata sarebbe stato dato in concessione alla Turchia per un periodo di 99 anni.Stando alle fonti della tv libica, sarebbe stato altresì concordato di istituire un centro di coordinamento tripartito (qatariota, turco e libico) che si riunirà mensilmente a Misurata al livello di capi di Stato maggiore. In questo modo il corridoio è controllato da entrambe gli accessi dalla stessa Turchia. Che ormai non nasconde più le proprie mire imperialistiche, nemmeno nei consessi istituzionali. Lo scorso 17 agosto il deputato di Ankara Samil Ayrim, rappresentante della delegazione presso la Pam, l'Assemblea parlamentare del Mediterraneo, capo della commissione Trasporti in madre patria e presidente dell'associazione d'amicizia tra Turchia e Azerbaigian (insomma, una figura molto vicina a Erdogan) ha preso carta e penna e ha scritto a tutti i suoi colleghi aderenti alla Pam. Obiettivo: mettere nero su bianco le posizioni turche sulla disputa di Cipro, sull'accordo tra Grecia ed Egitto ed infine sulla questione libica. La missiva si conclude con un pesante attacco all'Europa colpevole, stando a quanto scrive Ayrim, di essersi messa in una posizione cieca nei confronti della Turchia. Secondo il deputato l'Ue dovrebbe imporre alla parte greca di Cipro di avviare trattative bilaterali da un lato e al tempo stesso di accettare il vaglio delle posizioni turche sulle tre partite del Mediterraneo in sede di consiglio Ue sulla politica estera. Tradotto l'Ue dovrebbe accettare di avviare la spartizione del Mediterraneo con la Turchia come unica controparte e gli altri Stati in fila a fare da satelliti. Speriamo che almano sulla partita di internet il mondo Occidentale riesca a tenere fissa la barra.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?