Roberto Gualtieri annuncia la prossima emissione di uno «strumento nominale particolarmente semplice»: le obbligazioni comuni europee ormai sono date per morte. Lo spread sale del 13%. Blackrock arriva in soccorso e consiglia di comprare Btp e mollare i titoli tedeschi.
Roberto Gualtieri annuncia la prossima emissione di uno «strumento nominale particolarmente semplice»: le obbligazioni comuni europee ormai sono date per morte. Lo spread sale del 13%. Blackrock arriva in soccorso e consiglia di comprare Btp e mollare i titoli tedeschi.La conferma che gli eurobond sono nati già morti? Il Tesoro sta lavorando all'emissione di «un nuovo strumento di tipo nominale, particolarmente semplice e privo di meccanismi di indicizzazione, specificatamente dedicato agli investitori retail, che potrà essere proposto in più occasioni durante l'anno». L'annuncio è arrivato nell'aggiornamento delle linee guida sulla gestione del debito pubblico reso noto dal Mef. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, aveva anticipato il lancio dello strumento in una intervista Al Sole 24 Ore nei giorni scorsi: il nuovo strumento non si sovrapporrà al Btp Italia, strumento già noto alla comunità finanziaria e ai risparmiatori, che quindi «verrà proposto attraverso le modalità standard utilizzate finora con almeno un'emissione nel corso dell'anno». Sullo sfondo c'è un debito pubblico che a febbraio, sono i dati diffusi ieri da Bankitalia, è aumentato di 2,7 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.446,9 miliardi. Mentre prosegue la pressione sui titoli di Stato italiani con lo spread tra Btp e Bund che ieri si è allargato ancora fino a sfiorare quota 250 punti base al top dell'ultimo mese per poi chiudere sotto quota 240 grazie anche a un'intensificazione degli acquisti di Btp da parte della Bce. Martedì scorso Francoforte ha pubblicato un aggiornamento del suo programma di acquisto nel periodo che va dall'1 all'8 aprile. In quei giorni, la Bce ha rilevato 37 miliardi di titoli sotto il cappello del quantitative easing normale, mentre gli acquisti Pepp (il programma nato dopo lo scoppio della pandemia da coronavirus) sono ammontati a 20,6 miliardi di euro, in calo rispetto ai 30 miliardi della settimana precedente. Nelle sale operative fanno notare che senza gli eurobond gli investitori chiedono rendimenti più alti per comprare i Btp e quindi finanziare l'Italia durante la crisi innescata dal coronavirus. Secondo altri trader, tuttavia, è sulle scadenze brevi, fino ai tre anni, che l'Italia sta accusando di più il colpo: qui i rendimenti stanno registrano aumenti in doppia cifra che hanno come effetto un appiattimento della curva italiana sulla quale ormai lo scarto di rendimento sul segmento 5/10 anni si è assottigliato fino ad una cinquantina di punti base. È in corso, dicono gli operatori, un generale repricing del «rischio Italia» con le scadenze più brevi che soffrono maggiormente e i prezzi appesantiti anche dalle attese per il notevole incremento di emissioni in agenda nei prossimi mesi. Il tema delle emissioni straordinarie di titoli di Stato italiani è, dunque, «un tema delicato», come ha osservato anche il capo della Vigilanza della Banca d'Italia, Paolo Angelini, nel corso dell'audizione davanti alla commissione bicamerale d'inchiesta sul settore bancario. «Queste emissioni in passato hanno avuto buon esito con Btp Italia, in altri casi questo esito non è stato altrettanto buono; occorre tenere il polso della domanda e capire quanta domanda c'è di titoli aggiuntivi». Secondo Angelini, «dire che c'è molta liquidità sui conti delle famiglie è una realtà, allo stesso tempo uno spostamento massiccio di questa liquidità dai depositi bancari ai titoli di Stato, se anche fosse possibile, potrebbe creare problemi sul fronte del passivo delle banche. Quindi si tratta di conciliare l'esigenza del fabbisogno e delle emissioni». Visto che dall'Europa non possiamo aspettarci molto, sembra però avverarsi una soluzione simile a quella suggerita dal presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ovvero quella di chiedere un prestito non forzoso degli italiani. Non con una patrimoniale, ma con un'emissione dedicata al sostegno del Paese, con un tasso d'interesse che remuneri il capitale e un'assoluta garanzia di restituzione del prestito. Sui conti correnti delle famiglie c'è una forte liquidità, dovuta ad anni di duro lavoro, e dunque gli italiani potrebbero decidere di investirne una parte nell'interesse nazionale. In un'intervista al Corriere della Sera Bazoli, ha parlato di 300 miliardi, ossia circa un sesto di quanto ammontano i depositi non investiti e più o meno un quindicesimo dei risparmi delle famiglie escludendo gli investimenti immobiliari. «Si tratterebbe di una sottoscrizione volontaria», ha precisato il patron di Intesa, lasciando intendere che in molti potrebbero aderire.Nel frattempo, a mettere le mani sui nostri titoli di Stato è arrivata la cavalleria Usa di Blackrock, che di Intesa tra l'altro è azionista. Il colosso americano dell'asset management ha infatti cambiato la visione in positivo sulle obbligazioni dei Paesi della periferia dell'Europa, un'area che comprende anche l'Italia, per via dei «nuovi acquisti lanciati dalla Bce che sono un elemento fondamentale di supporto, oltre alle valutazioni che si sono abbassate», sottolineano gli esperti del fondo guidato da Larry Fink. Che sottopesano, invece, i Bund tedeschi perché «offrono una protezione limitata di fronte ai maggiori eventi di rischio e hanno avuto una sotto performance rispetto ai titoli di Stato Usa».
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Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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