2020-12-03
Il Meccanismo di stabilità manda in tilt pure i filosofi
Martedì sera in tv mi è capitato di ascoltare due filosofi discutere del Mes. A Cartabianca, programma di Rai3 condotto da Bianca Berlinguer, Massimo Cacciari e Stefano Bonaga dicevano la loro sul fondo salva Stati. Quest'ultimo, a dire il vero, interpellato dalla conduttrice ha alzato le mani in segno di resa, riconoscendo di non saperne praticamente nulla e dunque astenendosi dal giudicare.L'ex sindaco di Venezia invece, si è lanciato in una difesa appassionata del Meccanismo europeo di stabilità, sostenendo che non solo la riforma del Mes è migliorativa, ma che garantisce un po' di soldi in più al nostro Paese. In questo modo, Cacciari ha dimostrato che anche un filosofo a volte si dimentica di riflettere, e soprattutto di informarsi. Infatti, sarebbe bastato leggere l'articolo che il nostro vicedirettore Martino Cervo ha scritto sulla Verità l'altro giorno per rendersi conto che le modifiche sono tutt'altro che migliorative e ciò vuol dire che non corrisponde al vero l'idea che all'Italia saranno «garantiti un po' di soldi in più». Anzi, forse saranno di meno.Per capirlo è sufficiente riepilogare qui alcuni punti cardine della questione. A partire dai soldi per le spese sanitarie, di cui tanto si parla e che secondo alcuni potrebbero essere finanziati con il Mes. All'inizio questa era una possibilità ventilata da due commissari europei, tuttavia si dà il caso che nessun Paese - neppure quelli più colpiti dalla pandemia - ha ritenuto di far ricorso al fondo salva Stati. Forse, a differenza di ciò che per mesi è stato raccontato, nessuno ha ritenuto l'operazione economicamente conveniente. Dunque, la riforma del Mes di cui si discute non ha nulla a che fare con i posti di terapia intensiva, ma neppure con l'assunzione di medici e infermieri, anche perché gli stipendi per il personale ospedaliero finiscono nelle voci classificate come spesa corrente e per definizione niente di tutto ciò poteva essere sostenuto con i fondi del Mes. La riforma di cui Cacciari in tv si è dimostrato entusiasta, ritenendola migliorativa, interessa semmai le banche, nel senso che gli Stati che si trovassero a dover fronteggiare una situazione di crisi del sistema bancario potrebbero utilizzare i fondi del Meccanismo europeo di stabilità (si tratta di 704 miliardi, sottoscritti ma non versati, a cui l'Italia concorre potenzialmente con una quota pari a circa il 18 per cento, ossia per 125 miliardi) per il cosiddetto Single resolution fund. In sostanza, il Mes su cui il nostro filosofo sentenziava non ci garantirà affatto un po' di soldi in più, ma semmai li darà allo Stato che li userà per salvare le banche. Cacciari, a questo punto, potrebbe obiettare che gli istituti di credito sono necessari per sostenere l'economia e dunque, indirettamente, la riforma del Meccanismo è «migliorativa». Peccato che tra le clausole introdotte con le recenti modifiche si vincoli l'utilizzo dei fondi ai conti pubblici, che devono essere in ordine. Tradotto in parole povere, se si ha un debito «a rischio» non si può accedere ai soldi del salva Stati a meno di non sottomettersi ad alcune regole. Quali? Beh, insomma, quelle solite, che piacciono tanto a Bruxelles, alla Bce e al Fondo monetario, ovvero tagli alle pensioni, tasse sui patrimoni e cessione di asset che consentano di fare cassa e così via. È forse questa una nostra libera interpretazione della riforma del Mes? No, ad alludere a rischi sono stati tipi come Giampaolo Galli, ex direttore dell'ufficio studi di Confindustria ed ex deputato del Pd, e Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, personaggi certo non sospetti di essere contro l'Europa e simpatizzanti per i movimenti sovranisti. Anche Wolfang Münchau, editorialista del Financial Times, ha commentato i nuovi meccanismi del fondo Salvastati giudicandoli non proprio «migliorativi» per il nostro Paese, ma anzi lasciando intravedere rischi di ristrutturazione del nostro debito pubblico tali da essere ritenuti una minaccia per il sistema bancario e per il risparmio.In pratica, la riforma rende più semplice da parte dei creditori imporre degli interventi a favore della sostenibilità dei conti pubblici, rendendo possibile anche un taglio della restituzione dei titoli del debito pubblico. Così, chi ha investito 100 potrebbe vedersi rimborsato, grazie al Mes, solo una parte del capitale del proprio credito. E siccome gran parte dei buoni del Tesoro sono nelle mani di risparmiatori italiani e delle banche italiane, questo significherebbe solo una cosa e cioè che, grazie al Mes, per decisione della Commissione europea e della Bce, potremmo un giorno ritrovarci più poveri. Sarà dunque una speculazione filosofica, quella di Cacciari quando dice che la riforma è migliorativa?
Il valico di Rafah (Getty Images)
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