2025-10-15
I pro Pal mettono a ferro e fuoco Udine per Italia-Israele
Scontri con la polizia, pietra ferisce una giornalista di Rainews. Polemiche per le frasi dell’inviato Tg3. Gli azzurri vincono 3-0.L’inseguimento continua. Fiatone e speranza nell’Italietta che raggiunge i playoff, porta di servizio per entrare al Mondiale dopo 12 anni da Cenerentola. A Udine ci va di lusso grazie a Mateo Retegui: ruggito da grande centravanti, doppietta sontuosa contro Israele (3-0), che lancia gli azzurri al secondo posto aritmetico nel girone dietro la Norvegia del vichingo Erling Haaland. Al sorteggio di Washington il 5 dicembre ci saranno 42 squadre più sei «X» per identificare le squadre che dovranno strappare il biglietto negli spareggi di primavera. Ecco, non saremo dei fenomeni, ma almeno ora siamo una «X».La partita più triste, quella in cui perdono tutti e vince l’ipocrisia, si gioca prima e vede protagonisti i fanatici Pro Pal che, dopo il cessate il fuoco a Gaza, possono essere ribattezzati No Pace. Sorretti dal motto badogliano «la guerra continua» sono 5.000 i manifestanti che nel tardo pomeriggio occupano il centro di una città deserta, blindata, spaventata, teatro del più surreale dei cortei, controllato da 1.000 fra poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, droni, elicotteri in volo. Servono un paio di cariche con idranti per impedire ai black bloc, ai centri sociali e ai collettivi di sfondare verso lo stadio. I più innocui esibiscono cartellini rossi degli arbitri per decretare «l’espulsione di Israele dallo Sport». Feriti negli scontri un carabiniere e la reporter di Rainews Elisa Dossi, quest’ultima colpita alla testa dalla sassaiola dei teppisti e ricoverata in ospedale con un trauma cranico.Altro prologo da brivido in tv. Il giornalista di Rai3, Jacopo Cecconi, conclude il servizio del Tg3 con la frase: «L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo». Almeno. Un’uscita al veleno che suscita immediate proteste, con richiesta di intervento dell’azienda e dell’Ordine dei giornalisti. Francesco Filini, capogruppo Fdi in Commissione di Vigilanza: «Una frase che fa orrore, inaccettabile e mi auguro che tutti la censurino con fermezza. A partire dall’azienda». Tutto ciò fa parte di un imbarazzante tempo supplementare, voluto dalla sinistra con il fattivo supporto di una campionessa degli autogol come Laura Boldrini. È lei a dare la linea: «Non si possono cancellare con un colpo di spugna le responsabilità e i crimini commessi a Gaza. La partita non si deve giocare». A lei replica Renzo Ulivieri, presidente a vita dell’associazione allenatori, vecchio comunista: «Invece non possiamo non giocare perché perderemmo a tavolino. Questa è l’ultima cosa che vogliamo, ovvero che la squadra che rappresenta il governo di Tel Aviv vada anche ai Mondiali».L’inno israeliano viene fischiato mentre i giocatori lo cantano nel nome dei loro fratelli liberati. Poi tutti in silenzio per ricordare i tre carabinieri uccisi ieri nel Veronese. Quando il pallone comincia a rotolare al Bluenergy Stadium, i 7.000 spettatori contingentati fanno in tifo d’inferno. Gennaro Gattuso li aveva accarezzati alla vigilia: «Sono degli eroi solo per essere venuti qui. Speriamo di regalare loro una gioia importante». Per la verità nel primo tempo le gioie sono pochissime, praticamente solo il fallo in area su Mateo Retegui a un minuto dal riposo: rigore fischiato da Clement Turpin e sassata del centravanti che segna il 10° gol in Nazionale e il 100° nella storia azzurra. Uno a zero.Poco altro, quasi nulla in precedenza. Solo una gran parata di Gigio Donnarumma sul sempre micidiale Manor Solomon in contropiede (27’) e la consapevolezza che il dinamismo, l’abnegazione degli israeliani ci danno un fastidio assurdo. Gli azzurri giocano discretamente, Sandro Tonali, Federico Dimarco e Manuel Locatelli trascinano il gruppo. Ma la manovra è lenta, prevedibile, al limite dello sbadiglio. E senza penalty saremmo sull’orlo del solito psicodramma collettivo.Quando si riparte c’è Pio Esposito al posto dell’evanescente Domenico Raspadori. Ma il problema degli azzurri è in difesa, dove Riccardo Calafiori e Gianluca Mancini sono in eterno affanno e i buchi sono maggiori delle certezze. Ringhio dalla panchina (lui che era un filosofo presocratico della retroguardia blindata) si agita come un tarantolato. Israele aumenta i giri del motore e al 58’ potrebbe pareggiare: Donnarumma respinge con la manona un diagonale letale di Oscar Gloukh. La paura dura un attimo, poi Retegui pesca il jolly da fenomeno: tiro a giro dal limite con palla all’incrocio (73’). Pio Esposito all’83’ si mangia il 3-0 ma al 90’ chiude la pratica Mancini di testa. Partita finita.L’Italia è ancora viva, anzi sta rialzando la testa, grazie a Gattuso che ha raddrizzato la baracca dopo l’era saturnina di Luciano Spalletti: 4 partite, 4 vittorie, 16 gol fatti. A novembre ci toccano Moldavia e Norvegia. E a marzo gli azzurri potrebbero trovare Galles, Romania, Svezia (che ci eliminò otto anni fa) o Irlanda del Nord. Morale del sabba friulano: Israele e Gaza sono in festa per la pace, l’Italietta di Gattuso è in festa perché continua a vedere laggiù in fondo il Mondiale. E i Pro Pal con i loro sponsor politici restano in Serie B.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)