2020-07-13
Il mago di Google gioca a fare Dio trasformando il cervello in un pc
Ray Kurzweil, ricercatore del colosso Usa, sogna di potenziare la mente tramite la tecnologia e auspica la nascita di un'intelligenza artificiale autonoma. È la brama degli antichi alchimisti, che oggi abitano nella Silicon Valley.Che cos'è, in fondo, l'alchimia? Secondo la filosofa Michela Pereira è «la convinzione di poter fare, a partire dalla materia imperfetta e impura dei metalli, una sostanza perfetta e capace di trasferire ad altre sostanze la propria perfezione». Tale convinzione, spiega ancora la studiosa, «nasce dal convergere di tecniche di laboratorio molto raffinate della tarda antichità [...] e di una dottrina della salvezza di origine gnostica». Scopo dell'alchimista, dunque, è trasmutare i metalli, ma anche infondere al corpo umano «l'integrità di cui si riteneva fosse dotato il corpo di Adamo e di Eva prima del peccato originale; integrità intesa come perfetta salute, equilibrio psico-fisico e longevità». Ecco, quelli appena elencati sono esattamente gli obiettivi che si è posto un signore di nome Ray Kurzweil, nato a New York nel 1948, ricercatore e nume tutelare della nuova era tecnologica, che nel 2012 è divenuto director of engineering di Google. Un tempo, forse, costui sarebbe stato considerato uno scienziato pazzo, un Frankenstein a cui dare l'assalto con torce e forconi. Oggi invece gode di stima universale e di un ruolo di primo piano all'interno di una delle aziende più importanti del pianeta. Kurzweil è uno degli esponenti di spicco di una corrente filosofica chiamata transumanesimo, su cui per ora non ci soffermeremo più di tanto. Basti sapere che il termine fu coniato intorno al 1927, anno in cui l'evoluzionista Julian Huxley scrisse il saggio Religion without Revelation, nel quale spiegava che l'umanità avrebbe potuto «trascendere sé stessa» anche grazie alla tecnica. Julian è il meno noto fratello di Aldous Huxley, l'autore de Il mondo nuovo, uno dei romanzi distopici più importanti nella storia della letteratura. Non solo: il caro Aldous fu anche un pioniere nella sperimentazione delle droghe psichedeliche (dalle sue conversazioni con Humphry Osmond nacque il termine «psichedelico», cioè «rivelatore della psiche») e uno degli ispiratori dei «movimenti del potenziale umano», volgarmente conosciuti come New Age. Il transumanesimo, dunque, germoglia da un terreno gnostico, proprio come l'alchimia con cui condivide obiettivi e, in parte, metodi. Uno dei principali pensatori transumanisti è Max More, i cui scritti sono ampiamente citati da Kurzweil in La singolarità è vicina, forse il suo libro più famoso. In particolare, egli mostra di condividere l'idea che l'umanità possa trascendersi «attraverso una scienza e una tecnologia guidate da valori umani». Il punto è che, quando ci si mette a giocare con il creato e si cerca di «potenziare» gli umani tramite la tecnologia, di solito è la tecnologia a trionfare e di umano resta ben poco. Kurzweil, tuttavia, non sembra preoccuparsene. Tra le altre cose, egli è il grande teorico della «singolarità», ovvero il momento in cui l'intelligenza artificiale diverrà effettivamente autonoma. Cosa che per i più dovrebbe essere inquietante, ma che esalta Kurzweil, il quale è convinto che ormai siamo vicini al grande evento. In un altro libro, Come creare una mente, Ray spiega che il succo del suo lavoro consiste nel «capire esattamente come funziona il cervello umano e poi usare i metodi scoperti per capire meglio noi stessi, per riparare il cervello quando necessario e per creare macchine ancora più intelligenti». Kurzweil scrive: «L'intelligenza, il fenomeno più importante nell'universo, è in grado di trascendere i suoi limiti naturali e di trasformare il mondo a propria immagine». Dunque bisogna «ingegnerizzare» il cervello umano «per estendere grandemente la potenza della nostra intelligenza». C'è un percorso lungo e tortuoso tramite il quale le idee degli antichi alchimisti e dei maghi rinascimentali giungono nella Silicon Valley. Kurzweil, tuttavia, è uno dei pochi a mettere esplicitamente in rilievo questo legame tra l'antica arte e la rivoluzione digitale. Lo fa nel suo modo un po' cialtronesco, quasi scherzando. Ma il messaggio che manda è molto serio. Ne La singolarità è vicina racconta di essere sempre stato appassionato di magia. Parlando di maghi porta come esempio Harry Potter, di certo più rassicurante per il grande pubblico di un Paracelso o un Eliphas Levi. Poi però chiarisce che tutti gli incantesimi visti nei film del maghetto diverranno realtà grazie alla tecnologia. Aggiunge poi che «i principi secondo cui funzionano programmi avanzati come quelli del riconoscimento vocale possono essere scritti in poche pagine di formule». Proprio come certi incantesimi. Chiaro, potrebbe trattarsi soltanto di una metafora, di un modo per conferire più fascino alla fredda programmazione. Però, dietro le parole di Kurzweil c'è qualcosa di molto serio e profondo: una visione tecgnostica (tecnologia più gnosi) che rende vere le parole dello scrittore Arthur C. Clarke: «Qualsiasi tecnologia abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia». E qual è lo scopo di ogni mago, specie di quelli «neri»? Facile: dominare il mondo. Ray e i suoi compari sono sulla buona strada.
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)