
I vertici del Movimento temono di chiedere, attraverso la piattaforma Rousseau, il parere della base sul patto di governo col Pd. La stroncatura pubblica dell'alleanza farebbe infuriare il Quirinale e inguaierebbe Luigi Di Maio. Data e quesito per ora sono in sospeso. Panico da Rousseau. Il voto sulla piattaforma online sta togliendo il sonno al M5s. Un voto non previsto, un incidente di percorso nella trattativa col Pd intavolata da Luigi Di Maio. Il lascito di Gianroberto Casaleggio, il megafono per la voce della base, che doveva rafforzare il Movimento, rischia invece di mandarlo in frantumi. Come sostiene da sempre Massimo Bugani, è «uno strumento operativo straordinario che saranno costretti a copiarci in tantissimi partiti politici e nazioni. Le funzioni sono tante, tutte orientate a facilitare la partecipazione dei cittadini alla vita politica». Sì, ma anche davanti a questa alleanza a dir poco oscena per molti grillini militanti? La preoccupazione comincia già sulle parole da usare o meno per porre la domanda sulla piattaforma: ci sarà il nome Conte? E Pd? I giudizi espressi in tempi recenti dal M5s nei confronti dei dem non erano proprio signorili. Basti ricordare Di Maio che definiva il Pd «partito di Bibbiano». Meglio citare solo i punti del programma cari ai grillini: acqua, green, giustizia. Un'altra grana sono le tempistiche: la consultazione dovrebbe avvenire prima del ritorno al Colle di Conte con la lista dei ministri. A ciò si lega l'incognita più spaventosa per il M5s: l'esito. La possibilità che la base bocci la nuova alleanza è alta. Però Di Maio è convinto che alla fine vincerà il «sì»: nelle votazioni passate gli iscritti hanno sempre seguito, a parte un paio di casi, la linea indicata dal direttivo. La scelta di affidare a Rousseau la decisione sulle sorti della nuova maggioranza giallorossa era arrivata nella tarda serata di martedì, proprio dall'ex vicepremier con un post pubblicato sul blog M5s: «Alla fine di questo percorso ci sarà una proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza. Prima che venga sottoposta al presidente della Repubblica», scriveva il capo politico grillino, «questa proposta sarà votata online su Rousseau dagli iscritti del Movimento». Eppure la tanto decantata democrazia diretta pentastellata, difficile da far digerire a Pd e Quirinale (che vede quasi uno sgarbo istituzionale nei confronti di Mattarella), sta provocando una rivolta all'interno del M5s. Nicola Morra, presidente dell'Antimafia dato per prossimo ministro dell'Istruzione, ha ribadito: «A mio avviso dobbiamo sempre rispettare sia le regole della nostra Costituzione, sia le regole che come Movimento ci siamo dati. Per cui essendo noi dei portavoce, dobbiamo coinvolgere nel processo decisionale anche i nostri attivisti». Anche Stefano Patuanelli (pure lui in pole per qualche ministero) ha detto all'Aria che tira: «Pure il Pd farà una direzione nazionale dove deciderà se approvare quel progetto o meno. Noi lo facciamo con 110.000 iscritti. Qual è la differenza? Noi abbiamo una direzione nazionale di 110.000 iscritti. Luigi Di Maio è il capo politico, sceglierà il quesito su Rousseau. Poi il voto sarà vincolante». Parole pesanti, perché sono molti i pentastellati a pensare che gli iscritti possano bocciare l'intesa col Pd, con evidenti ricadute sia per la sorte dei parlamentari - restare a palazzo o tornare a casa - sia per l'immagine stessa del M5s. Dice un portavoce del Movimento: «Metti che ogni eletto alla Camera e al Senato, coi rispettivi collaboratori, sia in grado di mobilitare 15 voti su Rousseau, sono quasi 5.000 per il sì. Se si pensa che all'ultima votazione parteciparono solo 25.000 persone...». Non solo. Se la base dovesse bocciare l'inciucio, è sicuro che poi i grillini voteranno la fiducia al Conte bis? «Con quale faccia», si chiedono i grillini sul territorio (non quelli romani), «ci presenteremo davanti ai nostri elettori che hanno detto no al Pd mentre in Parlamento gli diciamo sì?». Rischia anche Di Maio, che il patto col Pd lo ha messo a punto: la disobbedienza della base sarebbe una bocciatura palese delle sue strategie. A conferma della maretta, ieri sera sul Blog delle Stelle è arrivato il placet, con tirata d'orecchi ai malpancisti: «Far votare i propri iscritti sulle scelte fondamentali per l'Italia è il metodo del M5s. Rappresenta da sempre il nostro valore fondante ed è altamente democratico. Lo abbiamo sempre adottato e lo adotteremo per la scelta dei candidati per l'elezione del presidente della Repubblica, così come lo abbiamo utilizzato in alcune decisioni importanti da prendere a livello politico e parlamentare», si ricorda nel post. «Sono valori democratici che non barattiamo e chiediamo vengano rispettati, così come rispettiamo chi decide la propria linea politica in una direzione di delegati. Il Pd ha i propri organi decisionali, noi abbiamo il nostro: gli iscritti». C'è un post scriptum: «In merito alla notizia di un presunto hackeraggio su Rousseau, ringraziamo chi ha dimostrato che si tratta di un'enorme fake news. Siamo di fronte ad un nuovo fenomeno. Siamo passati dagli hackers ai fakers che usano Photoshop per mandare in giro immagini di hackeraggi inesistenti. Grazie alla comunità di professionisti seri che si è attivata dandoci feedback importanti per la sicurezza di Rousseau». Insomma, quando il quesito per la piattaforma sarà pronto, Luigi Di Maio inviterà gli attivisti a votare a favore. Forse anche Beppe Grillo lo farà. Pochissimi, invece, i disallineati che faranno campagna per il no: il senatore Gianluigi Paragone, già quasi fuori dal M5s e il consigliere della Regione Lazio Davide Barillari, quelli usciti allo scoperto.
Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Roma che aveva censurato il manifesto con la foto di un feto. L’ennesimo blitz liberticida dei progressisti, che però sbraitano contro l’intolleranza di Meloni e Trump.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi
Getty images
Esaurito l’afflato rivoluzionario, oggi i compagni bramano misere vendette individuali.