
I probiviri decretano l'espulsione del senatore. Intanto Nicola Zingaretti e Virginia Raggi firmano l'intesa per una discarica a Monte Carnevale ed è subito rivolta nelle basi dem e grillina.Nella tarda serata di ieri i probiviri del M5s hanno decretato l'espulsione dal partito di Gianluigi Paragone, da tempo in polemica con il Movimento: un dissenso culminato nel voto di fiducia contrario sulla manovra. Passaggio che da statuto del partito fondato da Beppe Grillo prevede appunto l'allontanamento. Paragone aveva anche polemizzato sui mancati rimborsi di molti colleghi parlamentari grillini. Non è l'unico nodo che il M5s si trova a gestire a Capodanno. L'accordo di Natale tra Nicola Zingaretti e Virginia Raggi per la discarica temporanea a Roma, zona Monte Carnevale ha infatti scatenato tali reazioni nel M5s e nel Pd da far pensare davvero a uno scherzo. Eppure si tratta della monnezza della Capitale che straborda dai cassonetti per la mancanza di una discarica cittadina di riferimento e che rischia di seppellire i quartieri dal 16 gennaio, quando chiuderà il sito di Colleferro, che accoglie ogni giorno 1.100 tonnellate di scarti, poco più di 400.000 tonnellate all'anno. Ma soprattutto si tratta di un accordo tra la Regione Lazio, governata dal segretario del Pd, e la giunta capitolina guidata dal sindaco grillino. Ovvero i rappresentanti dei due soci di maggioranza del governo giallorosso, che anche a livello locale si ritrovano spaccati. Il Campidoglio infatti come sito per lo smaltimento dei rifiuti, dopo aver detto no alle ipotesi Falcognana e Tragliatella, tra le cosiddette «aree bianche», ha individuato Monte Carnevale, nel municipio XI, ovvero nella Valle Galeria. La Regione, nel frattempo, disporrà tutte le attività necessarie per consentire una serie lavori straordinari all'impianto Tmb di Rocca Cencia. La scelta ha spaccato il M5s, che ha sempre osteggiato le discariche. Matteo Salvini ha detto: «Che il 2020 porti ai romani nuove elezioni e un sindaco finalmente capace, no a nuove discariche sulla pelle dei cittadini». «È proprio la scelta della zona a destare le preoccupazioni, al confine con il XII Municipio dove tra l'altro la Regione aveva già avviato l'iter, prontamente bloccato dal M5s in Campidoglio, di una discarica per lo stoccaggio dei rifiuti speciali contenenti amianto» ha attaccato il delegato all'ambiente di Fdi nella Capitale, Marco Visconti. Dura la reazione della consigliera capitolina pentastellata Simona Ficcardi: «Aspetto di leggere la delibera di giunta, prima di ammettere la sconfitta del M5s, tutto. Se è vero che è stato spostato lo sguardo su Valle Galeria quando mano nella mano andammo con Beppe Grillo a vedere il percolato che inquinava la valle, a gridare contro le ingiustizie, le morti e le malattie subite, mi fa vergognare. Se è così, la scelta della sindaca e dalla giunta è gravissima». «La decisione di realizzare la nuova discarica di rifiuti urbani di Roma a due chilometri dalla discarica di Malagrotta è inaccettabile», ha aggiunto il presidente della commissione parlamentare Ecomafie, il grillino Stefano Vignaroli, «È una scelta vergognosa nei confronti di un'area già devastata e mai adeguatamente bonificata». Bocciata la scelta anche dal sindaco dem di Fiumicino Esterino Montino che su Facebook ha scritto: «Mi pare pazzesco. Non solo è a ridosso della vecchia discarica di Malagrotta, ma a poche centinaia di metri ci sono la raffineria di Roma e l'impianto Ama per i rifiuti speciali. A poco più di un chilometro. c'è l'aeroporto Leonardo Da Vinci e più in là l'impianto Ama di Maccarese dove centinaia di camion portano tonnellate di rifiuti di Roma ogni giorno. Tutto questo attaccato all'oasi di Macchiagrande, in piena riserva naturale e sulle falde acquifere». Intanto gli abitanti della Valle Galeria, già nella notte di Capodanno, si sono ritrovati per organizzare una manifestazione. Con loro c'erano i grillini Vignaroli, Ficcardi e Cacciatore. Stando alle polemiche però non sarà breve l'iter della nuova discarica per la quale ci vorranno, secondo l'ad di Ama Stefano Zaghis, due anni di lavori durante i quali il Comune continuerà a portare in altre regioni e all'estero i rifiuti con un costo di 80 milioni all'anno. Cifra che va raddoppiata e che peserà sulle tasche dei romani con una Tari più salata.
«All Her Fault» (Sky Exclusive)
L’adattamento dal romanzo di Andrea Mara segue la scomparsa del piccolo Milo e il crollo delle certezze di Melissa Irvine, interpretata da Sarah Snook. Un thriller in otto episodi che svela segreti e fragilità di due famiglie e della loro comunità.
All her fault non è una serie originale, ma l'adattamento di un romanzo che Andrea Mara, scrittrice irlandese, ha pubblicato nel 2021, provando ad esorcizzare attraverso la carta l'incubo peggiore di ogni genitore. Il libro, come la serie che ne è stata tratta, una serie che su Sky farà il proprio debutto nella prima serata di domenica 23 novembre, è la cronaca di una scomparsa: quella di un bambino, che pare essersi volatilizzato nel nulla, sotto il naso di genitori troppo compresi nel proprio ruolo professionale per accorgersi dell'orrore che andava consumandosi.
Christine Lagarde (Ansa)
Madame Bce la fa fuori dal vaso partecipando alla battaglia politica contro l’unanimità. Che secondo lei frena i progressi dell’Unione. L’obiettivo? «Armonizzare le aliquote Iva». In altre parole, più tasse e meno sovranità nazionale degli Stati.
«L’Unione europea non funziona. Il suo modello di sviluppo è la causa della crisi. Io l’ho detto appena arrivata alla Banca centrale europea. Tanto che mi autocito. Il Consiglio europeo non dovrà più decidere all’unanimità. Ma a maggioranza qualificata. Insomma, ci vuole più Europa». Racchiudo fra virgolette con stile volutamente brutale la sintesi del discorso di Christine Lagarde all’European banking congress di Francoforte. Non ho esagerato, credetemi. Facciamo una doverosa premessa.
Carlo Nordio (Ansa)
Il guardasigilli «abbraccia» le teorie progressiste sul patriarcato: «Il codice genetico dell’uomo non accetta la parità». A Pd, 5s e Avs le frasi del ministro non vanno comunque bene e lo impallinano. Eugenia Roccella rincara: «Educare al sesso non fa calare i femminicidi».
Non si sa se siano più surreali le dichiarazioni di Carlo Nordio o le reazioni scomposte del centrosinistra: fatto sta che l’ennesima strumentalizzazione culturale e sociale sugli omicidi contro le donne sembra davvero aver oltrepassato il segno. Il «la» lo ha dato ieri il ministro della Giustizia alla conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio intestandosi, verosimilmente (e auspicabilmente) con ingenuità, la battaglia post femminista sul patriarcato e la mascolinità tossica: «C’è una sedimentazione nella mentalità dell’uomo, del maschio, che è difficile da rimuovere perché si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità. Anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza».
Nathan Trevallion racconta la storia della sua vita nella natura e grida: ho dato ai bambini una vita sana e felice.






