
Graziano Poggioli ha dedicato un festival allo sterco: «C'era il concorso per scegliere il migliore. E poi la tombola. Se ne è interessato pure il Times. Sbagliato confonderlo con quell'altra sostanza che comincia per “m". Puzza? Macché: se è di buona qualità ha un ottimo odore»A Serramazzoni, in provincia di Modena, a fine luglio è andato in scena il «Festival del letame». Suggestivo e surreale evento organizzato da Graziano Poggioli, contadino, architetto, ex assessore provinciale e tifoso dei Verdi («forse siamo rimasti solo io e Bonelli»). «È stato un grande successo. Mi ha chiamato anche il Times di Londra». Vorrei fare una premessa: io ho appena pranzato.«Se ha mangiato del buon cibo, vuol dire che era buona anche la provenienza… tutto parte da lì».Da lì dove?«Dal letame».Ecco.«Il cibo da dove viene? Dalla terra. Materia prima che viene trasformata, poi, in cucina. Se vuoi mangiare, devi partire da madre terra. Ora ha capito?».La capisco. Ma un'intervista sul letame dopo pranzo è impegnativa.«Ma no, è necessario distinguere tra il letame e quell'altra cosa che viene in mente».Quella che comincia per M?«Sì, e finisce per A».E come si fa a distinguere?«Il letame allieta».Allieta? Non scherzi.«Non scherzo. Lo sa da che cosa deriva?».Mi coglie impreparato.«Da laetus, allietare».Chi si allieta con il letame?«I campi, ovviamente. Perché vengono fertilizzati».Gli uomini non sono campi.«Sì, ma non dimentichi Fabrizio De André».«Dai diamanti non nasce niente…».«Esatto. Dal letame nascono i fiori».Lei si è inventato il «Festival del letame». Perché?«Sono un contadino e mi preoccupo della fertilità dei suoli: bisogna dar da mangiare molto bene alla terra per mangiare molto bene noi».A lei piace mangiare bene.«Lo può vedere anche dalla mia forma fisica, eh eh eh».Ma non poteva inventarsi un festival del buon cibo?«Se scrivi “Festival del letame" la curiosità è enorme…».Quindi è tutto marketing!«Io, con lei, voglio parlare della sostanza».E qual è la sostanza?«Il letame non è m***a. Chiaro?».Sempre lì arriviamo… Mi spieghi meglio. Ma si ricordi sempre del mio pranzo.«I bovini, dopo aver mangiato, restituiscono alla terra lo sterco che, mescolato alla paglia, diventa letame. Il cattivo letame puzza. Il buon letame profuma».Profuma? Non ci credo.«Se lei va in un bosco dopo una pioggia, sente profumo di sottobosco. Se fuma dei sigari cubani, sente il profumo del sigaro…».Ma il letame…«Sono nato e cresciuto in campagna con le vacche. Mi ricordo che portavo già da piccolissimo il carretto con il letame e lo spargevo col forcone… Si sentivano profumi meravigliosi».Abbiamo gusti diversi.«Dice?».Dico. Per esempio per me il profumo è quello di una torta appena sfornata.«Ecco, questo potrebbe essere il profumo di un letame ben compostato».Quando ha proposto al Comune l'idea del «Festival del letame» cosa le hanno detto?«Felicissimi, ci hanno persino dato il patrocinio. E il sindaco era presente anche all'inaugurazione».Nessuno stupore?«Ormai no. Non è la prima edizione. Quella l'abbiamo fatta nel 2005 quando ero assessore all'Agricoltura della Provincia di Modena».Reazioni?«I giornali locali scrissero: “Un festival di merda"».Critiche dure.«La sindaca dell'epoca decise di non dare il consenso l'anno successivo».Stavolta come è andata?«Un successone, oltre 3.000 presenze».Solo curiosità?«Sono venuti per capire come fare un buon letame. Lei scherza, ma la fertilità della terra è un tema drammatico».Ha detto: «Non c'è più il letame di una volta».«Le facoltà di Agraria chiamano il letame “burro nero". Oggi non è così: il letame non ha la consistenza del burro. C'è qualcosa che non va. La maggior parte del letame è un rifiuto speciale. Sa cosa diceva don Giovanni Rizzo?».No, ovviamente.«Nel 1869 ha scritto Catechismo a uso dei contadini. Gran parte di questo libro è dedicato a come si fa il letame».E come si fa questo letame?«Si parte da un letto di paglia dove la mucca dorme e fa i suoi bisogni. Poi va messo in un cumulo e va “governato"».Cioè?«Se il cumulo fuma, vuol dire che c'è un calore esagerato... Oltre al pericolo incendio, sono così bruciate delle sostanze che devono rimanere nel letame. Non va bene».E come si governa?«Col piscio. Il prete diceva che va messo sopra il letame per abbassare la temperatura. Bisogna evitare la febbre».Durante il festival si è tenuto il concorso «Miglior letame».«E anche la “tombola del letame"! Sa come funziona?».Partiamo dal concorso.«Abbiamo invitato varie aziende agricole a consegnarci un campione del loro letame».Aziende provenienti da tutta Italia?«Dal Piemonte alle Marche. Poi è arrivato, ma solo per foto, un campione dalla Svezia».Come mai solo per foto?«Perché questa signora non è riuscita a superare gli ostacoli delle linee aeree».Non le hanno fatto imbarcare il letame?«Ha provato ma non ci è riuscita. Ma ci stiamo già organizzando per il prossimo anno».Come avete scelto il letame migliore?«La commissione giudicante ha osservato la temperatura interna, il colore, l'odore, la consistenza…».Hanno dovuto toccarlo?«Eh certo. C'erano i guanti, ovviamente, ma gli esperti hanno preferito non usarli. Non hanno paura».Non ha vomitato nessuno?«No. I bambini hanno fatto anche un gioco…».Quale?«Hanno lanciato delle palline di letame, da diversi metri, contro una tavola di legno verticale».Motivo?«La pallina che si attacca alla parete e rimane tonda è il miglior letame. Quella che si attacca alla parete e un po' si squaglia è di seconda categoria. Quella che non si attacca è di cattiva qualità».Chi ha vinto il concorso?«Un altoatesino che vive nelle Marche. Segue il Catechismo del contadino».Come funziona la tombola?«In un recinto si fanno 90 quadrati di un metro per un metro, si vendono i biglietti con i numeri, si fanno entrare nel recinto tre manzi che girano, brucano e a un certo punto fanno la fatta…».La fatta?«La cacca dei bovini… Fatta la fatta, la vincita scatta».Giusto.«Il numero sul quale viene depositata la prima fatta è il terzo vincitore, la seconda è il secondo, la terza è il primo».Si sono divertiti?«E me lo chiede? Certo! Erano tutti impazziti».Ma gli odori sgradevoli...«Profumo, vorrà dire».Insiste.«La aspetto il prossimo anno al festival».Magari non dopo pranzo..«Mi darà ragione. Scommettiamo?».
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