2018-09-23
Il guru trumpiano incorona l’Italia: «È il centro dell’universo politico»
Steve Bannon, lo stratega che ha portato The Donald alla Casa Bianca, celebra le forze sovraniste nostrane: «Tutto è legato: prima Brexit, poi gli Usa. La gente ha rigetto di ciò che le élite hanno imposto all'Occidente».Già la sala - a proposito di federatori - è intitolata a Carlomagno. Il jingle della musica che lo accoglie è da film Usa, batteria e archi in crescendo. Poi c'è Lui, l'Americano: entra a passo trionfale, con i pantatasca scuri e larghi, camicia fuori dai pantaloni, nera su giacca nera. Compiaciuto, apparentemente noncurante, in realtà studiatissimo in tutto: a partire dal ricasco del ciuffo argenteo, che gli batte sulla fronte. Più che uno spin doctor sembra una rockstar. Ovazione. Steve Bannon è arrivato in Italia.Il guru del sovranismo mondiale inizia a parlare: pause teatrali (e utili alle traduttrici). Dito indice verso l'alto, a indicare la via. Tra una parola e l'altra, sotto i baffi (che non ha) arde un sorrisetto compiaciuto, pare quello di Maurizio Crozza. Incipit: «In Italy, the victory of the League and Brothers of Italy....». La vittoria della Lega, e di Fratelli d'Italia. Sul catino della festa di Atreju, nel cuore incantato di Trastevere, cala il silenzio delle grandi occasioni.Giorgia Meloni è in prima fila, con figlia tra le braccia. Intorno, tutti i dirigenti. Circo mediatico delle grandi occasioni. «I came here to let you know it's all inextricably linked....». Dice parole che per militanti della destra italiana sono miele: «Sono venuto qui a dirvi che tutto è collegato in modo inestricabile. L'Italia ora è il centro dell'universo della politica». Parla dei due leader che considera suoi referenti: «Salvini e Giorgia Meloni sono dei sovvertitori». Carica la platea: «Non sono qui per dire agli italiani cosa devono fare. Voi lo sapete. Per questo a Bruxelles vi temono. Non temono me, Salvini o la Meloni. Quello che temono è il potere del popolo». E poi, prendendo applausi: «Sono un populista perché vengo dalla classe operaia, e se mi chiedete da chi preferirei essere governato, se dalle prime cento persone che si sono presentate qui o dalle prime cento che si fossero presentate a Davos, dico: dalle persone che sono qui».Poi spiega la sua visione: «Voi non siete soli. Prima la Brexit, poi la vittoria di Trump, poi il vostro successo. La cosa importante da capire», dice Bannon, «è il totale rigetto della gente di tutto quello che le élite hanno imposto alla civiltà occidentale». Bannon muove le mani, disegna un circuito nell'aria con i suoi gesti e martella il pubblico: «Chiedetevi perché la gente è arrabbiata». Parla di calo demografico prodotto dalle politiche di rigore e dalla crisi, come risultato della politica delle élite: «È il prodotto della loro incompetenza e della loro avidità». Bannon è già accompagnato da un'aura di attesa. Licenziato da Trump come consigliere ufficiale, proprio per questo più libero di muoversi come ambasciatore. Idolatrato dai media, considerato nemico dai governanti dell'Europa, da parte di Forza Italia e da Antonio Tajani, che ha provato ad esorcizzarlo con un anatema. Aveva detto: «Finalmente ho rimesso le mani sul mio armamentario e sono tornato a essere “Bannon il Barbaro"». Ma anche questa esperienza sembra passata in secondo piano rispetto all'ultimo progetto. L'uomo punta a fondare una rete dei movimenti sovranisti europei, e l'ha ribattezzata «The Movement». La serata nell'affollatissima festa di Fratelli d'Italia (ormai unico pensatoio pubblico della destra italiana) inizia così: venti minuti di agile discorso, poi l'intervista seduto con una firma eretica del giornalismo di destra, Alessandro Giuli. Bannon parte dalla vittoria delle presidenziali Usa, ma parla subito dell'Italia: «Perché Trump è riuscito a sconfiggere i democratici e i media che lo colpivano ogni giorno? Perché ha detto la verità. È riuscito a connettersi con la gente che lavora e che è arrabbiata perché vede minacciata la propria sicurezza». Ancora: «Trump - aggiunge l'ex superconsigliere della Casa Bianca - è riuscito a vincere perché ha messo al primo posto l'America. Ma non l'America da sola. Come Fratelli d'Italia mette al primo posto l'Italia, ma non l'Italia da sola. La nostra idea», spiega Bannon, «è che intorno a ogni identità forte si può costruire un sistema di alleanze». Sorriso. Il primo nemico della serata viene definito così: «Siamo sotto attacco del partito di Davos». Il partito che secondo Bannon rappresenta la vecchia classe dirigente: «Sono le élite che giocano sulle paure. Che hanno fallito. Solo nel Medioriente gli Stati Uniti hanno speso miliardi di dollari per produrre migliaia di vittime senza ottenere nulla». Il nuovo alleato, invece, chi è? Putin? «È un patriota. È un sovranista che difende i suoi interessi nazionali e che ha scelto come riferimento le radici giudaico cristiane dell'europa. A mio parere deve essere un alleato». Poi c'è un altro nemico, il più grande: «La Cina: è una nazione totalitaria e mercantilista, che si sta impegnando per accrescere il suo potere nel mondo. «La Cina», attacca Bannon, «ripete quello che ha fatto la compagnia delle Indie nell'Africa subsahariana, riproducendo un meccanismo di schiavitù coloniale». Quindi la consegna ai giovani della destra italiana. «Adesso sta a voi contrastare questa incredibile concentrazione di potere e di denaro». C'è sempre uno «you» pedagogico nel discorso di Bannon, e un «us», un «noi» collettivo che proietta sulla platea, alla anglosassone. E c'è l'idea che il sovranismo non divida le nazioni, come gli chiede Giuli, ma che sia la condizione per un'alleanza tra liberi e uguali. Suggestioni? Profezie di un'internazionale che sta per nascere? Bannon strappa applausi più volte. Persino ricordando che sua figlia è andata «a combattere in Afghanistan, da patriota», in una guerra che lui considerava «sbagliata». Oppure quando accetta la maglia ufficiale della festa, ma non la indossar perché dice che può mettere solo una extra large. E poi la sfida delle elezioni europee, è il continuo riferimento a Trump. «Solo con questa forza collettiva si può fare qualcosa di buono, qualcosa di buonsenso per il popolo». Domanda: Trump è attaccato ogni giorno. Lui: «Pensate davvero che un uomo ricco, circondato di belle donne, pieno di case e di beni, avesse bisogno di mettersi al centro della scena? Trump lo ha fatto perché, come voi, è un patriota». Il finale fa capire che il guru non vuole mollare: «Dopo le elezioni di novembre in America dedicherò tutto il tempo alle elezioni europee. La rivoluzione si diffonderà». Di nuovo quel sorriso da gatto, mentre si prepara alla conferenza stampa con i media internazionali. Esce dalla sala tra due file di plaudenti. Si capisce che ci ha già preso gusto.