2025-02-02
Il green fa male: traballano già tre premier
Jonas Gahr Støre, Bart De Wever e Mette Frediksen
Crisi in Belgio e Norvegia, e l’esecutivo danese è in difficoltà per la diversità di vedute sulle regole ambientaliste imposte da Bruxelles. Il Consiglio si sposta a destra. Elezioni tedesche ancor più decisive per contrastare le mosse della Commissione. La realtà bussa sempre alla porta. E fatto salvo la Spagna, dove il governo socialista pro green resta saldo in sella (grazie a una eccezionale congiuntura), uno dopo l’altro capitolano governi del Nord Europa che della transizione verde avevano fatto una bandiera. L’ultimo cambio di passo, in ordine temporale, è quello belga. Quasi otto mesi dopo le elezioni di giugno, il candidato premier e leader della destra fiamminga dell’N-Va, Bart De Wever, ha comunicato al re Filippo il successo dei negoziati tra i cinque partiti della cosiddetta coalizione Arizona: oltre all’N-Va, le forze centriste e liberali della Vallonia, i fiamminghi di Vooruit e i cristiano-democratici di Cd&V. De Wever diventa il primo nazionalista fiammingo a guidare il Paese e il terzo premier dei Conservatori Ue, la coalizione di Ecr partecipata da Fratelli d’Italia. A breve De Wever dovrebbe diventare premier del travagliato Paese e avviare una inversione di rotta sui temi dell’immigrazione e della programmazione energetica. Non facile visto che il novo governo si trova una eredità bella pesante da gestire. Ad esempio la gatta da pelare che va sotto il nome di isola principessa Elisabetta. Si tratta di un mega impianto eolico da realizzare entro il 2030 dal costo stratosferico di oltre 7 miliardi. Avviato due anni fa per sopperire al niet al nucleare. D’altronde chi fino ad oggi si è opposto e ha investito soldi pubblici nell’atomo, il caso della Polonia da pochi giorni presidente di turno, si è visto ricevere una procedura d’infrazione dalla neo commissaria alla transizione Teresa Ribera. L’accusa è aver violato le norme della concorrenza. Un chiaro messaggio politico che arriva dalla vice presidente di peso che ha dalla sua il mondo socialista e il sostegno della Spagna. Con ciò le speranze di avere un Consiglio Ue sempre più disallineato rispetto alla Commissione non sono certo da abbandonare. Come detto sopra, il Belgio sterza, la Danimarca ha avuto una sua crisi politica proprio nel tentativo di stoppare le gare d’appalto dell’eolico offshore. Le difficoltà non sono superate e le tensioni potrebbero anche far saltare la quadra della maggioranza. In ballo c’è lo stanziamento di ingenti quantità di sussidi che finirebbero per mettere in crisi il bilancio. Peccato che senza sussidi le pale non girino. E quando girano fanno schizzare all’insù le bollette. Esattamente quanto sta accadendo in Norvegia, dove primo ministro Jonas Gahr Støre è rimasto a capo di un governo di minoranza dopo che il partner di coalizione si è ritirato a causa delle regole di mercato dell’Unione europea che rendono «impossibile proteggere i cittadini dai prezzi elevati dell’elettricità». Il Partito di Centro norvegese si è ritirato da una coalizione di governo divisa proprio per l’opposizione alle regole del mercato energetico, lasciando il primo ministro a capo di un governo di minoranza del Partito Laburista. La Norvegia, così come la Svezia, negli ultimi mesi hanno sperimentato sulla propria pelle le regole Ue di scambio energetico e sono finite vittime dello schema imposto dalla Germania. Berlino e non è una novità - l’abbiamo raccontato numerose volte - si trova per intere settimane senza energia rinnovabile. Manca sia la luce che il sole. E visto che il governo in scia alle decisioni di Angela Merkel ha abbandonato del tutto il nucleare si trova a risucchiare energia da altri Paesi. Certo, adesso ci sono le elezioni. Ed è quasi scontato che la Cdu assuma un peso maggiore nella coalizione e c’è da aspettarsi una revisione dei dogma green che i tedeschi si sono bevuti negli ultimi anni. Ovviamente non è dato sapere oggi che cosa succederà, ma la profonda crisi economica in Germania, sul fronte dell’energia e dell’automotive, dovrà per forza imporre un bagno di realtà. Fosse anche soltanto da parte del Centro una presa di coscienza necessaria a non lasciare a Afd la stragrande maggioranza dei voti. Se così fosse c’è da aspettarsi nelle prossime mosse del Consiglio Ue un profondo riequilibrio. L’Italia sulla questione delle multe per le emissioni di CO2 ha raccolto una fetta di consensi, pari a una decina di Paesi. Altri cinque sono in bilico. Se andiamo ad aggiungere anche Belgio, Danimarca e chissà la Germania è chiaro che il peso si sposta. Lo stesso discorso può valere per la trattativa silente che mira a bloccare lo stop ai motori termici fissato dalla precedente Commissione al 2035. E ci auguriamo che anche l’iter di approvazione del Mercosur possa risentire di un progressivo spostamento a destra dei governi Ue. Il confronto con la Commissione sarà uno stillicidio, ma vale la pena insistere. Anche perché la maggioranza Ursula non esiste già più in Parlamento e l’Aula è la terza gamba del Trilogo. Sebbene la più debole.Quattro giorni fa, in occasione della presentazione della bussola Ue, Ursula Von der Leyen, ha ribadito la volontà di portare avanti il Green deal e di mantenere l’impegno per lo stop al motore termico. La Commissione continua, quindi, a subire il peso delle scelte dei socialisti e del governo di Pedro Sanchez e dal momento che non c’è una crisi di governo in vista a Madrid (il patto di scambio con gli indipendentisti sembra ferreo) la speranza è di creare un blocco in seno al Consiglio. All’appello manca la Francia, la quale visto i dati delle vendite auto potrebbe finalmente convincersi a una inversione di tendenza. La Francia è anche la sola nazione che non ha amai abbandonato il nucleare ed è su questa filiera che Parigi potrebbe essere ammorbidita con proposte di partnership. Su altri dossier Parigi è molto lontano dalle nostre idee e necessità. Ancor più dopo l’insediamento di Donald Trump. Ma l’energia e il green sono ormai un problema di tutti gli europei.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.