Il grande ritorno di padre Georg per difendere Ratzinger e la Chiesa

I consigli non richiesti per dirgli di togliersi di mezzo si sono sprecati. In occasione dell'uscita dei famosi «appunti» di Benedetto XVI sulla crisi degli abusi e della chiesa, diversi commentatori, assai irritati dall'uscita del Papa emerito, hanno preso a bersaglio il suo segretario, monsignor Georg Gänswein.
L'ex vicedirettore dell'Osservatore romano, Gian Franco Svidercoschi, in un'intervista rilasciata al Qn, ha detto sostanzialmente che per Gänswein sarebbe meglio lasciare il ruolo di prefetto della Casa pontificia. «È lui che gira il mestolo», ha dichiarato il giornalista di origini polacche, evidentemente pensando a zuppe a lui indigeste. Gli ha fatto eco lo storico Massimo Faggioli dalle colonne della Stampa, che ha definito l'entourage di Benedetto XVI «irresponsabile»; sull'Huffington post lo stesso Faggioli aveva già stabilito che sarebbe meglio che «al momento delle dimissioni, dovrebbe dimettersi assieme al Papa anche la sua segreteria, che viene riassegnata».
Una serie di consigli a Gänswein che però non sembrano fargli né caldo né freddo, visto che il prossimo 16 maggio sarà al tavolo dei relatori per la presentazione dell'ultimo libro di Benedetto XVI curato da Elio Guerriero. Il libro, Ebrei e cristiani. In dialogo con il rabbino Arie Folger (San Paolo), già segnalato dalla Verità, verrà presentato alla Lateranense, e il segretario del Papa emerito siederà anche al fianco di Andrea Monda, attuale direttore dell'Osservatore romano. La parresia di don Georg quindi è garantita, semmai sono i suoi consiglieri non richiesti che dovrebbero far capire meglio come intendono la discussione franca all'interno delle sacre stanze.
Che monsignor Gänswein non tema il confronto aperto è chiaro, anche ritornando alla sua ultima apparizione pubblica del settembre scorso, quando a Roma partecipò alla presentazione del libro di Rod Dreher L'Opzione Benedetto. Era l'11 settembre e Gänswein parlò della crisi degli abusi come dell'11 settembre della Chiesa, con riferimento al tragico attentato di New York del 2001. Disse che «la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa» e sottolineò il ruolo dei laici, «soprattutto nei nuovi mezzi di comunicazione cattolici indipendenti».
Peraltro, il libro di Guerriero mostra una volta in più come il Papa emerito sia assolutamente libero e in grado di esprimere il suo pensiero. Qualcuno aveva adombrato l'ipotesi che il rifiuto di Ratzinger a fare la prefazione al libro di Guerriero fosse la prova provata che Benedetto XVI non poteva aver scritto le 18 pagine dei famosi «appunti». Eppure la lettera firmata da Gänswein inviata all'autore, e pubblicata sul libro stesso, dice testualmente che Benedetto XVI «è d'accordo con l'indice e il titolo della pubblicazione. Purtroppo non si sente in grado di scrivere una prefazione. Inoltre», particolare interessante, «dice che bastano la prefazione del rabbino Folger e la sua introduzione [di Guerriero, ndr]». Come dire, il Papa emerito scrive e interviene se e quando lo ritiene, come già ci si era ampiamente accorti in occasione del patatrac colossale che è stata la famosa lettera dello stesso Papa emerito in mano all'ex supersegretario delle comunicazioni vaticane Dario Edoardo Viganò.
Il tentativo di silenziare Benedetto XVI con il solito refrain della macchinazione politico mediatica sembra ormai un disco rotto. Così come il tentativo di colpire il suo segretario. I nodi restano al pettine e se ne deve parlare. Il tema degli abusi è oggi al cuore del dibattito ecclesiale e va dato atto che l'uscita di Ratzinger ha sollevato alcuni temi che restano sul tavolo e meritano di essere discussi con libertà.
La ribellione al magistero ecclesiale, spesso praticata nei decenni passati dagli attuali detrattori dello stesso Ratzinger, specialmente a riguardo della dottrina morale; la crisi di fede che colpisce a tutte le latitudini e indifferente a laici e consacrati; il crollo della liturgia; l'impostazione del dialogo interreligioso e il relativismo. Sono solo alcuni dei temi che ricorrono nel pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI che sono contundenti e che evidentemente si vorrebbe fuori dal recinto del dialogo.
L'impegno pubblico scelto da padre Georg sembra sottolineare la necessità di affrontare tutto con chiarezza, senza lasciarsi prendere da letture politiche della Chiesa, come ha ricordato a più riprese lo stesso Ratzinger. Quanto a Gänswein, nell'omelia che ha pronunciato lo scorso 27 marzo per il suffragio di Madre Angelica, la clarissa statunitense che ha fondato il network cattolico Ewtn, ha ricordato, sempre a proposito degli abusi, che «la barca della Chiesa di Cristo minaccia quasi di affondare. E tuttavia, proprio in questo momento difficile - che non è dovuto alle notizie, ma ai crimini e ai peccati mortali che provengono dall'interno della Chiesa e dei quali l'informazione si limita a riferire - siete sollecitati a essere, in quanto operatori cattolici dei mass media, migliori e più professionali dei colleghi dei mass media laici».

































