2020-11-27
Il governo tiene chiusa la Lombardia. Fontana: «Ignorati i nostri sacrifici»
Nonostante la frenata dell'epidemia, la Regione resta in zona rossa fino al 3 dicembre insieme al Piemonte Puglia, Basilicata e Sicilia potrebbero entrare nella fascia più a rischio. Atteso per oggi il rapporto dell'IssIpotesi restrizioni per il Natale: negozi aperti fino alle 22, tetto di otto persone a tavola e coprifuoco posticipato. E per il ministro la messa di mezzanotte «si può anticipare»Lo speciale contiene tre articoliCambio di colori per alcune Regioni già nel fine settimana, o nei primissimi giorni di dicembre. Era questa la nuova classificazione quasi annunciata, dopo il miglioramento dei dati in Piemonte e Lombardia che sarebbero dovute passare in fascia arancione, mentre peggiorano in Sicilia, Puglia e Basilicata che si vedono in zona rossa, aspetta la conferma del Cts dopo il consueto monitoraggio, oggi all'esame della Cabina di regia. L'altra ipotesi, confermata, era che fosse necessario il nuovo dpcm per una diversa colorazione dell'Italia: a due sole tinte o monocolore. Dietro al dilemma cromatico si nasconde una preoccupazione più seria, ovvero l'attendibilità di tutti i 21 indicatori, con valori di soglia e di allerta, nel delineare l'andamento del coronavirus. Oltre all'Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss, in particolar modo si vogliono ricontrollare il numero di nuovi casi di infezione confermata e il tasso dei posti letti occupati sia nelle terapie intensive, sia nei reparti di area medica per pazienti Covid. In Piemonte «il contachilometri del contagio ha rallentato molto», ha dichiarato il governatore Alberto Cirio. Ieri i nuovi positivi sono stati 2.751, di cui 1.148 asintomatici, pari al 42% del totale e ancora alti i decessi: 72. Ad alimentare le speranze di lasciare la zona rossa c'è il calo dei ricoveri: 4.992 persone in reparto (- 103 rispetto al giorno precedente). Invariato il numero dei pazienti in terapia intensiva, 403, mentre aumentano ancora i guariti (+ 2.194). Meno ricoveri anche in Lombardia, calati di 118 unità per un totale di 7.996 pazienti nei reparti Covid e di 8 nelle terapie intensive dove ci sono 934 persone con insufficienze respiratorie, però in un solo giorno sono morte altre 207 persone. Da oggi «potremo chiedere di entrare nella zona arancione, anche perché i dati (di ieri, ndr) addirittura ci accrediterebbero in zona gialla, ma io non voglio precorrere i tempi», aveva dichiarato il presidente lombardo Attilio Fontana. Il governatore aveva aggiunto: «Noi da un punto di vista tecnico sono quindici giorni che saremmo entrati in zona arancione, però il dpcm pretende che una volta che si cambi classe, si debbano confermare i dati per almeno due settimane». L'assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha sottolineato che «lo sforzo dei lombardi ha dato risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti». Quanto ai tempi per cambiare colorazione, ha fatto sapere che «ci stiamo confrontando con il governo, non so se partiremo il lunedì o già il sabato». Durante la serata di ieri, il governatore Fontana ha fatto però sapere dell'ennesimo schiaffone governativo alla Regione: «Nonostante la mia opposizione, il governo intende mantenere in vigore fino al 3 dicembre le attuali misure restrittive e, quindi, lasciare la Lombardia in zona rossa. Restare in zona rossa significa non fotografare la realtà dei fatti e non considerare i grandi sacrifici dei lombardi». Sembra restino rosse anche Calabria e Val d'Aosta, e che scivolino in quella fascia Sicilia, Puglia e Basilicata. «Il colore della Sicilia? Non è un tema che mi appassiona», ha risposto il governatore, Nello Musumeci, lasciando capire che le restrizioni future dipendevano dalla Conferenza Stato -Regioni di ieri e dalla riunione odierna della Cabina di regia. In Basilicata il 25 novembre c'è stato un record di positivi, 380 su 2.585 tamponi effettuati e l'indice di contagio (1,46) è risultato il più alto in Italia. Per questo la Regione teme prossime restrizioni. Le teme anche la Puglia, con 1.436 nuovi casi positivi su 9.612 tamponi registrati e 52 decessi, 31 dei quali nella sola provincia di Foggia. Impennata anche dei ricoveri (+95) per un totale di 1.788. «Raddoppieremo le terapie intensive», ha annunciato il governatore, Michele Emiliano, durante la prima seduta del Consiglio regionale pugliese. «Raddoppieremo i posti letto. Siamo già arrivati a tre volte. Il nostro piano arriva a quattro e speriamo che basti, perché nessuno ci dice qual è il giorno del picco. Questa cosa va detta, e va detta qui. Quando noi proponemmo, all'inizio dell'estate, di fare tre grandi strutture di terapia intensiva, una a Nord, una al Centro e una a Sud della Puglia, il ministero ci disse: “No, rafforzate le strutture degli ospedali che già avete"». Esclusa la possibilità di riaprire ospedali dimessi «perché se tu converti gli ospedali e non hai il personale, è inutile convertirli», ha concluso Emiliano, che ha definito quella in Puglia «un'ondata dodici volte, a oggi, più alta di quella di marzo e aprile per numero di contagiati e per problematiche sanitarie annesse». Situazione non tranquilla in Veneto, che ha registrato quasi 4.000 nuovi casi in 24 ore e altri 72 decessi. La pressione aumenta sugli ospedali, da due giorni in fascia rossa dopo aver superato i 2.500 degenti nei reparti di malattie infettive e pneumologia. Giovedì i pazienti in area non critica erano 2.529, in terapia intensiva se ne contavano 323. «Il contagio cresce per gli assembramenti. Non voglio gestire la diffusione a suon di ordinanze», ha dichiarato il governatore Luca Zaia nella consueta diretta Facebook. Ieri Lombardia, Veneto, Campania, Piemonte e Lazio sono state le Regioni con più casi giornalieri, secondo il bollettino che ha segnalato in Italia 29.003 nuovi casi e 822 morti, ma meno malati contemporaneamente nei reparti Covid ordinari (-275) e in rianimazione (-2). Aumenta il numero delle persone guarite e dimesse (+24.031) per un totale di 661.180. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-governo-tiene-chiusa-la-lombardia-fontana-ignorati-i-nostri-sacrifici-2649054518.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="boccia-delira-gesu-nasca-prima" data-post-id="2649054518" data-published-at="1606422211" data-use-pagination="False"> Boccia delira: «Gesù? Nasca prima» Sarà la «curva pandemica» a dire se quest'anno al cenone saremo con suocera e cognati o se, per la prima volta nella storia, dovremo limitarci «gli affetti più stretti» e organizzare una cena più intima. L'attuale dpcm scadrà il prossimo 3 dicembre ma il governo Conte è all'opera sulle nuove misure anche se, come ha anticipato il ministro della salute Roberto Speranza, «continueremo con il principio della proporzionalità delle misure restrittive». In attesa del rituale annuncio in tv del premier, stando alle anticipazioni, sarebbe infatti confermato il divieto di organizzare feste nei luoghi pubblici e privati, si raccomanderà di trascorrere i giorni di festa «con gli affetti più stretti», e prevedere un numero massimo di persone, da 6 a 8, alla stessa tavola, proteggendo comunque gli anziani e chi è più fragile per alcune patologie con l'uso della mascherina e il distanziamento. Un suggerimento, ma chissà se suonerà il campanello Babbo Natale-poliziotto per verificare e multare chi non rispetterà i numeri. Inoltre Speranza & Co. spingono per vietare lo spostamento anche tra quelle Regioni che entreranno nella fascia gialla di rischio perché, secondo il ministro degli affari regionali Francesco Boccia, «Gli ospedali sono ancora in affanno, non si può sostenere una terza ondata a gennaio facendo circolare milioni di persone». Unica eccezione potrebbe essere il ricongiungimento dei parenti di primo grado, genitori e figli, ma anche coniugi e partner conviventi e consentito il ritorno al domicilio anche per anziani soli che vivono in un'altra regione. Comunque il rigorista ministro della Salute l'ha ripetuto più volte: «Bisogna ridurre il più possibile le relazioni con le altre persone quando queste non sono indispensabili e bisogna restare a casa ogni volta che è possibile». Questo impedirebbe anche di raggiungere le seconde case dove gli italiani amano trascorrere le vacanze natalizie. E per rafforzare il concetto pare sia intenzione del governo obbligare chi andrà all'estero per le vacanze natalizie ad osservare al ritorno una quarantena obbligatoria di due settimane. Ieri sera, a Palazzo Chigi si è parlato anche, ma senza decidere, del prolungamento degli orari di apertura dei negozi in modo da consentire lo scaglionamento limitando il rischio di contagio. Tra le ipotesi quella di chiudere i negozi alle ore 22 e lasciare aperti i centri commerciali nel fine settimana che saranno soltanto 2 utili per fare shopping. Continua ad essere esclusa la riapertura di bar e ristoranti dopo le ore 18 come si era ipotizzato la scorsa settimana, quando il governo aveva promesso ai governatori di poter concedere alcuni allentamenti sui locali pubblici. Una marcia indietro per paura dei contagi che fa escludere anche le aperture a pranzo nelle zone arancioni. Il coprifuoco, secondo i rumors, scatterebbe alle 23. A Natale e Capodanno si potrà andare oltre le 24. Se questi orari varranno anche per la vigilia, allora sarà risolto il nodo della Messa di Mezzanotte che altrimenti dovrà essere anticipata o accompagnata da deroga. Ma non ci sarebbe problema secondo il ministro piddino Boccia perché «Gesù Bambino può nascere due ore prima». Tutte decisioni che, tanto per cambiare, il governo prenderà probabilmente a ridosso del prossimo dpcm e dunque a ridosso del 3 dicembre, quando sarà più chiara la situazione dei contagi e la tenuta delle strutture sanitarie. E chissà che dopo la messa non sposti pure il Natale.