2018-11-29
Il governo si sveglia, c’è il primo stop al patto sui migranti
Matteo Salvini e Giuseppe Conte confermano: l'Italia non firma l'accordo Onu. Ma la maggioranza è divisa e la trappola è solo rimandata. Nel suo discorso pronunciato a settembre davanti all'Assemblea generale delle Nazioni unite, il premier aveva rivendicato il ruolo dell'Italia nella gestione dei migranti. «Da anni l'Italia è impegnata in operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo».Qualche giorno fa dalle pagine di questo giornale era partito un accorato appello per invitare il governo italiano a fare un passo indietro sulla decisione di firmare il Global compact, il patto internazionale proposto dall'Onu per risolvere la problematica delle migrazioni. Una posizione condivisa anche da numerosi lettori della Verità, che hanno voluto scrivere in redazione per testimoniare la loro contrarietà a questo sciagurato accordo, che di fatto trasferisce agli organismi sovranazionali che ne promuovono l'adozione (Onu, Oim e Unhcr) l'individuazione dei principi cardine delle politiche migratorie.È notizia di ieri che il vicepremier Matteo Salvini, intervenuto alla Camera dei deputati a margine della discussione sul decreto sicurezza, ha annunciato che l'Italia non interverrà alla conferenza in agenda per la ratifica il 10 e l'11 dicembre prossimi a Marrakech, in Marocco. «Su una scelta come questa», ha detto Salvini citando la decisione analoga presa dall'esecutivo svizzero, il governo dice «fermi tutti, il governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché, perché il dibattito è così importante che non merita di essere una scelta solo del governo, ma dev'essere quest'aula a discutere del Global compact». Le poche righe della nota del presidente Giuseppe Conte hanno confermato quanto già anticipato da Salvini in aula. «Il Global migration compact», si legge nel testo diffuso da Palazzo Chigi, «è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini: riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all'esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera». Conte ha poi confermato il forfait alla conferenza marocchina, aggiungendo che il governo si riserva di «aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato». Nel suo discorso pronunciato a settembre davanti all'Assemblea generale delle Nazioni unite, il premier aveva rivendicato il ruolo dell'Italia nella gestione dei migranti. «Da anni l'Italia è impegnata in operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo», aveva detto Conte di fronte ai rappresentanti della comunità internazionale, «e ha sottratto così alla morte decine di migliaia di persone, spesso da sola, come è stato più volte riconosciuto dalle stesse istituzioni europee allorché hanno affermato che l'Italia aveva “salvato l'onore dell'Europa"». «I fenomeni migratori con i quali ci misuriamo», aveva poi aggiunto, «richiedono una risposta strutturata, multilivello e di breve, medio e lungo periodo da parte dell'intera comunità internazionale. Su tali basi sosteniamo il Global compact su migrazioni e rifugiati. Si tratta di una sfida che può e deve essere raccolta con un approccio di “responsabilità condivisa", in una logica di partenariato tra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi, che tenga conto dell'esigenza prioritaria di garantire la dignità delle persone ma anche con la ferma determinazione di combattere chi questa dignità e la stessa esistenza calpesta con il traffico di esseri umani». Un cambio di direzione radicale, confermato nella stessa seduta di ieri dall'approvazione (con parere favorevole del governo) dell'ordine del giorno presentato dal deputato di Forza Italia Gregorio Fontana, che impegna l'esecutivo a far esprimere il Parlamento in merito al Global compact. Le differenti vedute in seno al governo avevano offerto a certa stampa nostrana un succoso espediente narrativo per ipotizzare una spaccatura nell'esecutivo. Da un lato la Lega, che prima di Salvini aveva manifestato il proprio dissenso sull'accordo con le dichiarazioni, tra gli altri, del presidente della commissione Bilancio, Claudio Borghi, e del capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari. Dall'altra il Movimento 5 stelle, con il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, che esprimeva la necessità che il Global compact andasse «sottoscritto assolutamente». La mossa di Salvini e Conte, cioè restituire la palla al Parlamento, sembra accontentare tutti nella maggioranza, anche chi, come il sottosegretario pentastellato Manlio Di Stefano, fino all'altro giorno definiva l'accordo «un'occasione senza precedenti per affrontare a livello globale il problema dei rifugiati».Nei giorni scorsi, a fare pressione sul governo per indurlo a fare marcia indietro sul Global compact ci avevano pensato Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. «Vogliamo continuare a difendere i nostri confini, a controllare i flussi migratori, a tutelare la nostra identità», ha dichiarato nei giorni scorsi la Meloni, «io mi appello a tutto il Parlamento italiano, al governo, a Matteo Salvini: non sottoscrivete questa follia». Benché in precedenza il ministro Enzo Moavero avesse negato la natura vincolante del patto, il giurista e sottosegretario agli Affari europei, Luciano Barra Caracciolo, ha sottolineato che in realtà esso è «applicativo di dichiarazioni dell'Assemblea dell'Onu, onde rafforza formazione del diritto internazionale che, ai sensi dell'articolo 10 della Costituzione, finirebbe per essere assai vincolante, portando alla dichiarazione di incostituzionalità delle leggi italiane contrastanti». Una trappola alla quale hanno già detto «no» diversi paesi tra cui, oltre alla già citata Svizzera, Polonia, Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Stati Uniti d'America.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)