2018-05-11
«Diritti umani violati. Il governo azero paga i silenzi dell’Europa»
Denaro, gioielli, vacanze ed escort ai membri del Consiglio di Strasburgo. Sospetti i 2 milioni alla fondazione di Luca Volontè.L'entusiasmo dei cittadini per l'integrazione europea non è certamente ai massimi storici e un caso di corruzione non sarà d'aiuto a quelli che «l'Europa ha assicurato ai popoli pace a libertà». Specialmente se in ballo ci sono le imbarazzanti regalie che l'Azerbaijan, sotto i riflettori degli osservatori internazionali per le derive autoritarie della presidenza di Ilham Aliyev, avrebbe elargito a un certo numero di membri del Consiglio d'Europa, al fine di silenziare le iniziative di denuncia contro il regime.Il Consiglio è un'organizzazione internazionale che si prefigge lo scopo di promuovere la democrazia e i diritti umani. Sebbene esso non faccia parte delle istituzioni dell'Unione europea, gli sono stati riconosciuti diversi meriti, a cominciare dall'impegno per ottenere l'abolizione della pena di morte nei Paesi ex sovietici. L'Assemblea parlamentare, che ne rappresenta l'organo decisionale, si riunisce a Strasburgo ed è composta da deputati di 47 Stati diversi, inclusi i 28 Paesi Ue. Un rapporto investigativo indipendente, datato 15 aprile 2018, ha confermato sospetti che circolavano da tempo: alcuni parlamentari dell'Assemblea avrebbero accettato denaro, gioielli, vacanze ed escort dal governo azero, in cambio della loro opposizione ai tentativi di fare luce sullo stato di salute della democrazia nella nazione caucasica. Una strategia che è stata ribattezzata «diplomazia al caviale». Nel dossier è spuntato anche il nome di Luca Volontè, già esponente dell'Udc, ex presidente del gruppo Popolari-cristiano democratici in seno al Consiglio d'Europa. Volontè è nel mirino per gli oltre 2 milioni di euro che la sua fondazione Novae Terrae avrebbe ricevuto dall'Azerbaijan. Il governo di Baku avrebbe così convinto la compagine guidata dall'ex parlamentare italiano a votare contro un rapporto che denunciava violazioni dei diritti umani nel Paese. In Italia, Volontè è sotto processo per corruzione, dopo essere stato assolto dall'accusa di riciclaggio. È un fatto, comunque, che quel documento inviso al presidente azero Aliyev fu bocciato dall'Assemblea del Consiglio d'Europa.Tra i personaggi illustri coinvolti nell'inchiesta c'è pure Pedro Agramunt, senatore spagnolo del Partito popolare. Costui si è difeso sostenendo di aver subito un ricatto da parte di un deputato ucraino, che avrebbe minacciato di diffondere foto che lo ritraevano in compagnia di prostitute. Scatti che Agramunt assicura essere falsi, addirittura frutto di un complotto ordito da Open society di George Soros, cui non sarebbero andati giù i suoi sforzi per riavvicinare politicamente l'Europa alla Russia.Su questa squallida vicenda, da ultimo, si è espresso Anders Samuelsen, ministro degli Esteri della Danimarca e presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. In una lettera indirizzata al capo dell'Assemblea parlamentare, l'italiano Michele Nicoletti, Samuelsen ha chiesto che nei confronti dei politici accusati di corruzione si agisca «prontamente e risolutamente», minacciando l'intervento diretto del Comitato dei ministri, qualora l'organo parlamentare del Consiglio d'Europa continuasse a temporeggiare. Anche se il rapporto investigativo è stato pubblicato meno di un mese fa, infatti, la storia è nota dal 2014.In Azerbaijan, il presidente della Repubblica, Aliyev, al potere dal 2003, dopo che suo padre Gaydar aveva modificato la costituzione per consentire la trasmissione ereditaria del potere, ha adottato molte misure controverse. Ha estromesso i partiti di opposizione dalle istituzioni, ha proibito ai media non allineati, tra i quali la Bbc, di trasmettere sul territorio azero, ha iniziato a reprimere le manifestazioni di protesta, mentre si susseguivano casi di intimidazioni e assassinii di giornalisti. Nel settembre 2015, il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione che accusava il governo dell'Azerbaijan di violare i principi dello Stato di diritto e i diritti umani. Ma, se nei confronti della Russia di Vladimir Putin, Europa e Stati Uniti sono sempre pronti ad arrischiare crisi diplomatiche, alla potenza petrolifera azera viene riservato un trattamento ben più morbido. E Baku ha buon gioco nel comprarsi il silenzio delle cancellerie occidentali, alla ricerca di rotte energetiche che ne riducano la dipendenza dagli approvvigionamenti russi, o di organizzazioni, come il Consiglio d'Europa, che dovrebbero promuovere la democrazia e i diritti umani. Valori difesi soltanto a «targhe alterne».
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