2022-02-08
Il Garante Ue rimbrotta l’europolizia ma sorvola sulla trappola del pass
Ursula von der Leyen (Ansa)
L’Authority difende la privacy nei database criminali. Peccato non sia stata così solerte con la Commissione, che, con la scusa della pandemia, ha creato il foglio verde: il primo tassello per l’identità digitale dei cittadini.Il Garante della privacy europeo, l’ufficio Edps, European data protection supervisor, ha reso noto di aver concluso una lunga inchiesta e notifica all’Europol l’obbligo di cancellare dal loro database i nomi di chi non sia strettamente collegato ad attività criminali. La polizia europea avrà un anno di tempo per rivedere i propri archivi. La scelta si inquadra in un ambito di revisione più ampio del trattamento dati che però, se da un lato regola l’uso delle informazioni ai fini di polizia, dall’altro mira a creare il più grande database di informazioni finalizzate a trasformare i cittadini in identità digitali. Non parliamo di complotti o di decisioni occulte. Semplicemente di indirizzi dell’Unione, presenti per di più nel discorso di insediamento di Ursula von der Leyen. «Ogni volta che una app o un sito Web ci chiede di creare una nuova identità digitale, non abbiamo idea di cosa ne sia veramente dei nostri dati», ha commentato la von der Leyen a settembre del 2020. «Per questo motivo, la Commissione proporrà presto un’identità digitale europea sicura. Che ogni cittadino potrà usare ovunque per fare qualsiasi cosa, dal pagare le tasse a prendere a noleggio una bicicletta. Una tecnologia sicura». Esattamente la blockchain che sta alla base del green pass. Il quale non è altro che un wallet scaricabile sui nostri smartphone. Per il momento i dati sono relativi alla vaccinazione o all’esito di un tampone. Nell’immediato futuro, come ha confermato di nuovo la von der Leyen dieci giorni fa, l’identità digitale potrà raccogliere le intere informazioni sanitarie e di mobilità. Soprattutto potrà essere il pilastro di ciò che l’Ue vuole realizzare: la trasformazione del cittadino in un utente. Il giorno successivo alle dichiarazioni della presidente della Commissione, lanciate da una tv olandese, il decreto Sostegni ter appariva in Gazzetta Ufficiale. Infilato un po’ a forza, ma comunque con l’ok del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il testo contiene un articolo dedicato al fascicolo sanitario elettronico. Quest’ultimo è una piattaforma fino ad oggi su base regionale, con il compito di digitalizzare la posizione sanitario di ciascun cittadino, inserendo le informazioni di base, le operazioni, ma anche ricette, richieste e liste di attesa. Con il nuovo decreto, la piattaforma farà un salto di qualità e di interoperabilità. Varrà in modo paritetico in tutta Italia e in tutti i Paesi Ue. In pratica, Von der Leyen chiama e Speranza risponde. Quando il fascicolo sarà unificato e comunicherà con le autorità sanitarie del resto del continente, l’Europa avrà costruito i bocchettoni da immettere nell’autostrada del green pass. È bene spiegare a coloro i quali, in queste ore, si svegliano, chiedendo l’abolizione del lasciapassare, che non basterà scalfire la vernice per dire di avere abbattuto uno strumento che si pone sul lato antitetico rispetto alla libertà individuale. È facile immaginare che una volta messa in piedi l’impalcatura e la base dati utenti, come si chiama in gergo tecnico, i governi, soprattutto quello italiano, sgancino al cune funzioni. In primavera e poi in estate è verosimile immaginare che il lasciapassare non sarà più richiesto per entrare in un bar o al ristorante. Guai a pensare che la battaglia contro il green pass a quel punto sarà vinta. Perché l’infrastruttura resterà valida e servirà per viaggiare, per farsi curare all’estero, per accedere ai luoghi pubblici o alle poste. In pratica, per tutte le attività che richiedono una controparte pubblica. Basta leggere i documenti del febbraio 2020 di Bruxelles (sull’evoluzione digitale dei governi) per comprendere che la struttura dovrà essere allargata al maggior numero possibile di attività pubbliche fino all’utilizzo dell’euro digitale. Già a partire dal 2009 la Bce si è messa a studiare il modello di piattaforma su cui far circolare la propria valuta digitale. Se si sovrappone lo schema studiato dalla banca centrale alla blockchain che tiene in piedi il green pass, si nota che sono perfettamente sovrapponibili. La valuta digitale, per poter diventare efficace, deve essere anonimizzata e al portatore. Solo così potrà sostituire il contante. Serviva dunque un grande evento per trasformare i cittadini in utenti digitali e munirli di un portafoglio virtuale (wallet). La pandemia casualmente è stata il grande evento atteso. Per chiudere il cerchio è necessario aggiungere il tassello fiscale. Come più volte anticipato dalla Verità, l’Agenzia delle entrate, che da tempo fa uso di algoritmi, amplierà le funzioni di intelligenza artificiale con l’obiettivo di incrociare i dati dei conti correnti degli italiani con la predisposizione a una spesa superiore agli incassi e dunque all’evasione. È bene che i partiti si concentrino sugli scopi futuri del green pass nelle loro battaglie; cercare in Parlamento di liberare gli esercizi commerciali o il turismo è sacrosanto, ma è una posizione che guarda al passato. Bar, hotel e ristoranti sono stati uno strumento per imporre il green pass, il quale è fine a sé stesso e non ha mai avuto alcuno scopo sanitario. Se non bastasse la realtà, a dimostrarlo c’è anche lo stridere delle unghie sugli specchi di chi continua a inventarsi giustificazioni giuridiche ogni volta diverse.
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