2018-06-05
Il fumetto sovranista di Frank Miller contro la sottomissione dei popoli
Arriva in Italia Xerxes, prequel del capolavoro 300 dell'artista americano. Racconta la frontiera tra Oriente e Occidente. Ma anche la resistenza dei greci di fronte ai persiani che vogliono schiacciarli.Sui giornali e in televisione, da qualche settimana, si sente sempre più spesso discutere di «sovranismo», il più delle volte a sproposito. La parola, in certi salotti catodici, ha sostituito il terribile termine «populismo», trasformandosi in un nuovo spauracchio. Per capire che cosa sia davvero il sovranismo avete a disposizione due strade. Potete sfogliare qualche ponderoso tomo di Alain De Benoist, Jean Claude Michea o Christopher Lasch. Oppure potete procurarvi alcuni fumetti scritti e disegnati da un signore americano di nome Frank Miller. In particolare, la graphic novel 300 (scritta e disegnata da Miller con i colori di Lynn Varley) e il nuovissimo Xerxes, di cui l'editore Magic Press ha appena pubblicato il primo di cinque volumi. Molti conoscono 300 per via del film di enorme successo che ne ha tratto Zack Snyder nel 2006. Si tratta, in buona sostanza, di una versione pulp dei racconti di Erodoto sulle guerre persiane, nello specifico della battaglia delle Termopili, dove gli eroici spartani guidati da Leonida si opposero fino alla morte alle orde persiane guidate da Serse. Xerxes, invece, è ambientato una decina d'anni prima, ovvero all'epoca della battaglia di Maratona. Protagonisti, in questo caso, non sono gli spartani, ma gli ateniesi. In entrambi i casi, si tratta di storie di lotta all'oppressore venuto da lontano. «Per me, il problema più grande è il concetto stesso di civiltà», ha spiegato Miller alla rivista Vulture, «e lo scontro tra la visione del mondo occidentale e orientale, che è in corso da allora. Sta ancora giocando un ruolo». Secondo il fumettista americano, le opere sulle guerre persiane svelano «chi siamo e da dove veniamo. Perché le stesse forze che hanno combattuto allora sono ancora oggi in gioco. Molto di ciò che sta accadendo, in particolare in Medio Oriente nei conflitti fra Oriente e Occidente che persistono, è radicato in quelle ere. Gli stessi problemi esistono anche oggi». L'interesse di Miller per il Medio Oriente e per il mondo islamico è antico, tanto che nel 2011 l'autore americano ha dedicato una graphic novel alla lotta contro il terrorismo intitolata Sacro terrore. Un testo per niente buonista, che invitava a utilizzare la forza per combattere chi vuole distruggere l'Occidente, e che ovviamente ha suscitato una marea di polemiche. Ma il vecchio Frank è piuttosto abituato agli attacchi: da anni lo accusano di essere un «cripto fascista». Già quando sfornava meravigliose storie di Batman la sua visione «legge e ordine» (già espressa per altro nella serie a fumetti di Robocop) suscitava qualche malumore nelle anime belle. Quando poi ha pubblicato 300, apriti cielo. Lo hanno dipinto come una sorta di Oriana Fallaci del fumetto, come un guerrafondaio e un razzista. In realtà, però - ed è questo il punto che ci interessa - nei suoi lavori sulla lotta fra greci e persiani c'è molto più dello scontro fra Oriente e Occidente. 300 e Xerxes ritraggono prima di tutto un popolo in lotta contro la sottomissione. Parlano di uomini che difendono la propria terra, i propri confini, le proprie tradizioni. Serse chiede agli spartani un atto di sottomissione. Li lascerà vivi, promette, se Leonida si inchinerà davanti a lui. Le sue orde sono mostruose, i suoi guerrieri più temibili sono vestiti di nero, col volto coperto. È facilissimo paragonarli agli uomini dello Stato islamico, guidati da un perfido califfo che vuole far prostrare ai suoi piedi gli infedeli. Ma, appunto, c'è di più. Serse rappresenta anche l'Impero neoliberista, è a capo di un «sistema per uccidere i popoli». Vuole uomini disponibili, tutti uguali. Cerca di sedurre Leonida: «Io sono un dio generoso», gli dice, «posso renderti ricco oltre ogni limite». La sua prima forza è la ricchezza. In questo senso, Serse rappresenta la forza oscura della globalizzazione. Il suo esercito è multiculturale, infrange i confini e le barriere. Egli stesso è un essere androgino, anzi neutro, né uomo né donna. Egli è il desiderio senza limiti, il turbocapitalismo sfrenato e conquistatore. Un feroce nemico che promette la pace e si ammanta di belle parole: propone persino il rispetto della diversità, a patto che il popolo greco diventi schiavo. Leonida, ovviamente, rifiuta. È celebre la scena in cui il re spartano, con un calcio, getta l'ambasciatore persiano dentro una voragine, gridandogli «questa è Sparta!». Ora, è ovvio che ai tavoli europei le trattative avvengano in maniera un po' diversa. E certo fa sorridere immaginarsi un personaggio come Jean Claude Juncker, munito di tunica e monili, mentre offre all'Italia la pace in cambio della sottomissione ai diktat di Bruxelles. Dobbiamo ricordare che si tratta di fumetti. Eppure, l'essenza del sovranismo è proprio questa: ribellione a un modello globalizzato che impone ai popoli di inchinarsi e di farsi annegare nella politiglia multiculti. Gli spartani difendono la propria nazione come i greci di oggi non hanno potuto fare di fronte al nuovo Serse rappresentato dalla Troika. Certo, 300 tende a destra. Esalta l'eroismo, il coraggio, la comunità che marcia unita conto lo straniero, i soldati pronti a sacrificarsi. Xerxes è un po' diverso, perché diversi sono gli ateniesi. «No, non siamo spartani», dicono. «Siamo un'accozzaglia di sarti e vasai, di fabbri e pescatori in armi a difesa delle loro case». Se sono scesi nell'agone è, spiegano, «per un ideale, un esperimento che chiamiamo democrazia». Essi sono, insomma, «cittadini» che hanno dovuto armarsi e combattere. Sono esponenti di un sovranismo più «di sinistra», se proprio vogliamo ragionare con categorie antiche. In ogni caso, spartani e ateniesi si uniscono contro il nemico comune, pronti a vendere carissima la pelle. Non mancano ovviamente i traditori. Ci sono quelli che si vendono al nemico in cambio di soldi, vediamo politicanti intenti a terrorizzare i cittadini pure di evitare il conflitto con i persiani. Esattamente come oggi. Per fortuna, la nostra realtà è meno cruenta e mortifera di quella raccontata da Miller nelle sue graphic novel. La violenza è meno esplicita, non si tratta di combattere con scudi e lance, bensì con altri mezzi decisamente meno spettacolari. Ma il succo, alla fine, resta il medesimo: opporsi a chi ritiene che i popoli dovrebbero sottomettersi, pena la distruzione. Serse, ai nostri giorni, è più vivo che mai.