2018-04-11
Il Muos s'ha da fare, lo dice il tribunale
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Via libera al sistema di telecomunicazioni della difesa Usa per aiutare i militari sul campo. Anni di battaglie ambientaliste non sono servite a nulla. Le rivolte di piazza e i politici di sinistra agitatori di inutili proteste hanno bloccato per circa 5 anni l'infrastruttura, creando imbarazzo al governo deciso ad assecondare le richieste di Washington. La scorsa settimana imprenditori e dirigenti regionali sono stati tutti assolti «perché il fatto non sussiste» e in più è stata rigettata «la richiesta di confisca della struttura», nell'inchiesta sul presunto abusivismo del Muos, il sistema della difesa statunitense per fornire ai militari maggiori capacità di comunicazione rispetto ai sistemi esistenti. È questo il contenuto della sentenza di primo grado emanata dal tribunale monocratico di Caltagirone il 5 aprile scorso nei confronti di un dirigente della Regione Sicilia e tre imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione a Niscemi (Caltanissetta) del Muos. Assolti, dunque, l'ex dirigente dell'assessorato all'Ambiente Giovanni Arnone, il presidente della Gemmo spa Mauro Gemmo (difeso dagli avvocati Giuseppe Bana e Fabrizio Siracusano), e i titolari di due imprese di subappalti, Concetta Valenti e Carmelo Puglisi. È soltanto l'ultimo atto della kafkiana querelle amministrativa e giudiziaria che ha travolto il progetto di realizzazione del sistema di comunicazione satellitare della marina militare americana, autorizzata dalla Regione Sicilia nel giugno 2011 e poi oggetto di un'infinita serie di ricorsi e controricorsi, sequestri e dissequestri.Nel marzo 2013, sull'onda delle proteste dei movimenti No Muos, l'assessorato regionale al Territorio e all'ambiente revocava i permessi per la costruzione dell'impianto - affidata, dopo una gara, alla Gemmo spa -, provocando l'irritazione del ministero della Difesa e delle autorità americane, essendo l'impianto ritenuto essenziale per la sicurezza nazionale. Passano quattro mesi e la Regione ci ripensa, revocando lo stop. Tra il 24 e il 26 gennaio 2014 le tre antenne paraboliche della stazione di terra Muos vengono posizionate sui rispettivi supporti.Ma le tribolazioni non sono finite: il 13 febbraio 2015 il Tar della Sicilia annulla la delibera che revocava lo stop ai lavori, che così si fermano nuovamente, tra l'incredulità delle autorità statunitensi e degli stessi imprenditori - come Mauro Gemmo - che avevano legittimamente ottenuto l'assegnazione dei lavori. Come se non bastasse, la Procura di Caltagirone ordina il sequestro dell'impianto.Tocca al Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, nel maggio 2016, sbloccare di nuovo i lavori: le rilevazioni compiute sulle emissioni elettromagnetiche della struttura hanno dimostrato che l'accensione del Muos non pone alcun rischio per la salute dei cittadini. Tre mesi dopo, il tribunale del riesame di Catania dispone il dissequestro dell'impianto, sottolineando la legittimità delle autorizzazioni per realizzare l'opera. Il Muos, in definitiva, non è abusivo. Nonostante ciò, però, gli imprenditori che erano stati chiamati a svolgere i lavori (con ben due permessi regionali), e che quindi avevano tutte le carte in regola, sono stati sottoposti a un paradossale processo per abusivismo. Ieri l'assoluzione da parte del tribunale di Caltagirone, che restituisce giustizia alla vicenda, diventata simbolo - purtroppo a livello internazionale - dei veti imposti dal corto circuito tra movimenti pseudo-ambientalisti e alcune procure.