2023-09-03
Il dottor Sottile parla a Parigi perché il Colle intenda
Ieri, quando ho letto l’intervista con cui Giuliano Amato accusa la Francia di aver abbattuto nel 1980 un aereo dell’Itavia con a bordo 81 persone, mi sono chiesto perché l’ex presidente del Consiglio ed ex tutto si sia deciso a parlare solo ora, cioè a 43 anni esatti di distanza dalla strage di Ustica.Il dottor Sottile - così era chiamato nell’entourage craxiano per la sua astuzia e forse anche per una certa dose di cinismo che lo contraddistingueva - racconta che a rivelargli i segreti di una delle pagine più dolorose della storia italiana sia stato lo stesso Bettino Craxi, il quale gli avrebbe raccontato che non soltanto erano stati i francesi a tirar giù l’aereo di linea partito da Bologna e diretto a Palermo, ma che nel mirino dei jet transalpini ci fosse Gheddafi. Il rais libico avrebbe dovuto essere in viaggio con un volo che attraversava il nostro spazio aereo, ma avvisato dallo stesso Craxi della trappola organizzata per levarlo di mezzo, avrebbe cambiato itinerario. Il missile alla fine avrebbe preso in pieno il Dc9 dell’Itavia. Ovviamente la storia non è nuova e a parlarne in passato fu addirittura Francesco Cossiga. Tuttavia, c’è da chiedersi che cosa abbia spinto Amato, a quasi mezzo secolo di distanza e a quasi 25 anni dalla morte del leader socialista, a parlare di questa faccenda. Di solito le persone di una certa età (l’ex premier di anni ne ha 85) i fatti tendono a dimenticarseli e non a farli riemergere, soprattutto quando non si tratta di episodi che li riguardano in prima persona. E però è pur vero che avvicinandosi a una certa soglia e dovendo fare i conti con il proprio passato si punta a vuotare il sacco e dunque è possibile che il dottor Sottile abbia voluto liberarsi di un peso.Se però devo essere sincero fino in fondo, io non credo né alla tesi della memoria ritrovata né a quella della coscienza ripulita. Amato, oltre a essere in eccellenti condizioni fisiche e psicofisiche, non mi pare tipo da pentimenti (basti pensare al furto con destrezza ai danni dei conti correnti degli italiani), né mi sembra quel genere di persone che non vogliono lasciare conti in sospeso. Dunque, perché parlare oggi, che Gheddafi non può smentirlo e Bettino nemmeno? Se, da uomo di Stato qual è o quale si ritiene di essere, avesse voluto rendere un servigio alla Repubblica, si sarebbe presentato da un pezzo davanti all’autorità giudiziaria. Oppure avrebbe sentito il bisogno di testimoniare di fronte alla Commissione stragi, che a lungo indagò sulla vicenda. No, se Amato parla oggi non è certo per le motivazioni di cui sopra. Piuttosto si sta togliendo qualche sassolino dalle scarpe, ora che si rende conto di non avere più nulla da perdere. Dopo avere a lungo sognato di diventare presidente della Repubblica, prima e dopo Mattarella, grazie al patto del Nazareno o a qualche altra manovra di Palazzo, deve essersi reso conto di non avere altra possibilità di carriera. La sua forse potrebbe essere una sorta di vendetta nei confronti di chi gli ha sbarrato il passo verso il Colle, forse nei confronti di chi quel posto tanto ambito glielo ha soffiato. È noto che Mattarella intrattiene con la Francia ottimi rapporti, prova ne siano non soltanto il cosiddetto patto del Quirinale, accordo stretto fra Roma e Parigi per una futura collaborazione, ma anche le frequenti relazioni fra il nostro presidente della Repubblica e il suo omologo francese. Macron, quando ha litigato con Giorgia Meloni, si è rivolto a lui e il capo dello Stato ha cercato di far da paciere. Certo, la polemica rischia di coinvolgere anche lo stesso presidente del Consiglio, che ieri infatti si è affrettata a chiedere chiarimenti, e questo potrebbe incrinare le relazioni fra i due Paesi in un momento in cui hanno entrambi gran bisogno di collaborare. Tuttavia, la chiamata in causa diretta di Macron non penso fosse un siluro contro Palazzo Chigi, ma ritengo che nel mirino ci fosse proprio il Quirinale. Per anni Amato e Mattarella sono stati fianco a fianco, all’inizio nel governo, poi alla Corte costituzionale. L’uno socialista opportunista, l’altro democristiano di sinistra: due dinosauri della prima Repubblica proiettati con ruoli chiave nella seconda. Solo che adesso Amato è rimasto senza incarico e ha tempo di rimuginare. Chissà quanti pensieri e quanti altri segreti potrebbe rivelare se solo volesse. Un pezzo di storia patria e dei suoi veleni.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)