2019-12-29
Il doppio ruggito heavy metal di Paris. Domina Bormio e ora sogna la Coppa
Per la quinta volta Domme si aggiudica la «Stelvio». Dopo la seconda vittoria in due giorni, guida la classifica generale. Il trentenne della Val d'Ultimo, amante del rock duro, a 16 anni fu spedito dal padre a spalare letame.Smoke on the water, rock duro in faccia al mondo dal regno del freddo. È la musica di Dominik Paris che vince due volte in due giorni la discesa libera sulla Stelvio di Bormio, va in testa alla Coppa del Mondo 25 anni dopo Alberto Tomba. E con 18 successi diventa il terzo italiano più vincente di sempre dopo la Bomba e Gustavo Thoeni. Questa non è una valanga, è un assolo, un ruggito heavy metal del carabiniere di Merano che in trasferta porta sempre fra gli sci anche l'astuccio con la chitarra elettrica. E nei sogni, prima che l'erede di Kristian Ghedina, vorrebbe essere il plettro di Ritchie Blackmore, chitarrista visionario dei Deep Purple.Per una volta non stiamo magnificando una speranza azzurra uscita per miracolo da un college o da un quartiere di periferia, ma un signore di 30 anni sulla breccia da dieci. Uno stupendo ballerino di fila nel circo dello sci capace di essere primo, di vincere e vincere ancora, senza scaldare i cuori di chi ancora vive di imprese eroiche su YouTube. La nostalgia nello sci è una brutta bestia e Domme (diminutivo famigliare) l'ha scacciata in due giorni fra Natale e Capodanno, con questo doppio trionfo davanti alla mezza Milano dei vacanzieri trasferitasi in Valtellina nei bilocali da weekend. Avrebbe potuto diventare un numero uno l'anno scorso salendo sul podio alle Olimpiadi coreane, ma arrivò quarto, medaglia di legno nella libera a 36 centesimi dal suo amico svizzero Feuz Beat (nome da bassista maledetto) e dalla stretta di mano al Quirinale del presidente Sergio Mattarella.È forte e grosso il Paris, atleticamente esplosivo, un orso che danza sui pattini e che da ragazzino faceva la voce grossa anche in slalom, come quando vinse il trofeo Topolino inventato dal genio romantico di Rolly Marchi. «Però ho sempre preferito andare dritto che curvare» ed ecco spiegata la carriera all'inseguimento di sua maestà Ghedina, superato nel palmares ma non nel carisma (è un limite generazionale), anche se le statistiche dicono che il missile cortinese vinse una sola volta a Kitzbühel - più la spaccata da leggenda a 140 all'ora - e Domme tre. Per completare l'opera è anche campione del mondo di SuperG, un gigante poco influencer.Dopo il doppio trionfo di Bormio (di cui è cittadino onorario) niente è impossibile. Neppure la Coppa del Mondo maschile, quel manufatto di cristallo che all'Italia manca da un quarto di secolo. Ma è proprio lui a costringere tutti a rimettere i piedi su qualcosa di meno scivoloso della neve. «Bormio è casa mia, ho vinto cinque volte, anche se ho dovuto rischiare parecchio. Sono padrone di questa pista, questo pubblico mi gasa e mi fa sentire agonisticamente cattivo come Hermann Maier. Quando arrivano questi risultati è ancora più bello cercare il limite per andare a toccarlo. Ma la Coppa è laggiù in fondo, manca più di metà delle gare, parlare è presto. Troppo presto».Paris ha una storia di montagna altoatesina dove i cartelli stradali sono scritti in due lingue, vive a Santa Valburga in Val d'Ultimo, magia bianca circondata dal gruppo dell'Ortles, ed è orgoglioso di essersi costruito la casa della vita proprio lì, con le sue mani. Era un ragazzo estroverso tendenza scapestrato e si calmò quando suo padre, a 16 anni, lo spedì in una malga a spalare letame per impedirgli di perdere tempo e vita nei festini con gli amici. Sono momenti decisivi, lì capisci che il destino è un deodorante. Davanti a una pala e a una montagna di sterco fumante chissà perché l'orizzonte dell'esistenza diventa più limpido e ci si avvicina alla verità. Dominik ama la velocità, nel senso di Formula 1 e Motogp, e durante gli allenamenti si carica con la musica heavy prodotta da lui. Quando non gareggia, scrive e canta metallo pesante. Ha fondato un gruppo rock, sono in quattro (formazione classica, basso, chitarra, batteria e voce scartavetrata), nome «Rise of Voltage». Primo e ultimo cd prodotto: Time. Ne parla la compagna Kristina, che lo conosce dai tempi della scuola: «Sono costretta a sentirli, hanno ricavato un locale in casa per provare. Anche a me piace la musica tosta ma loro esagerano». Da un anno e mezzo hanno abbassato il volume e addolcito i woofer per non svegliare il piccolo Niko, il meraviglioso trionfo della famiglia.Interviste, storie su Instagram, speciali sui Tg. È il fine anno di Paris, che vive in jeans e maglietta, si sveglia presto per vedere i colori dell'alba sulle cime, ama la vita senza stress ma soffre per le sconfitte del Milan (però adesso è arrivato Ibra e la Madonnina si è riaccesa). E che fa dire ai suoi fans: «Quando scia ha la gioia dentro, sembra che danzi. Allora per gli altri non c'è niente da fare perché la sua gioia è esplosiva e si vede». Doveva esplodere a 20 anni, poi a 25, sta esplodendo a 30 e se tocca quella coppa di cristallo entra nel mito con le valanghe, con Gustavo e con Pierino, con l'Albertone folle che, le coppe, le tirava in testa ai fotografi. Ma se tutto dovesse sciogliersi a primavera? Se i norvegesi Alexander Aamodt Kilde (a -55 punti) ed Henrik Kristoffersen (a -70) dovessero sorpassarlo in tromba? Alla sua età ci si consola. Il piano B passa dalla cucina, se non fosse diventato un campione di sci sarebbe stato un cuoco, specialità gulasch con purè. E poi via nella saletta, con gli amici, a stropicciare i Led Zeppelin.