2020-06-25
Il disastro scuola scaricato sui presidi. I genitori pronti a occupare le aule
Lucia Azzolina (Marco Cantile, LightRocket via Getty Images)
Nel piano di Lucia Azzolina caos classi e lezioni on line, didattica affidata al terzo settore e spiccioli per le assunzioni di docenti.Oggi a Roma la conferenza Stato Regioni discute sulle linee guida rese note nella bozza del «Piano scuola 2020-2021». Un documento elaborato dal ministro Lucia Azzolina che getta nel caos totale famiglie e docenti, scaricando decisioni e responsabilità sui presidi e gli enti locali senza fornirli di nuove risorse e strumenti. Nelle stesse ore, in molte città italiane genitori, studenti e insegnanti scenderanno in piazza per chiedere che il diritto all'educazione e all'istruzione siano invece garantiti a tutti. Secondo le proposte contenute nella bozza, ogni istituto scolastico dovrà far da sé in nome di un'autonomia riconosciuta dal governo solo quando gli fa comodo, considerata «strumento privilegiato» ma senza fornire condizioni minime che garantiscano la didattica per tutti. Mamme e papà, alunni e allievi dovranno aspettare settembre (ma i tempi saranno sicuramente più lunghi) per sapere come saranno organizzate aule e lezioni. «La scuola pubblica non è ammazzata dal Covid-19 ma da questo ministero e da questo governo. La nostra diventerà una manifestazione contro le linee guida e, se le cose non cambieranno, a settembre non porteremo i ragazzi nelle scuole, finirà che dovremo occuparle», ha commentato sui social il comitato Priorità alla scuola che ha organizzato la manifestazione di oggi. Divisione delle classi «in più gruppi di apprendimento», turni differenziati non chiari, didattica ibrida (in presenza e a distanza), accorpamento delle materie con insegnamenti trasversali, ingresso del terzo settore in aula sono alcune delle indicazioni contenute nella bozza partorita dal ministro dell'Istruzione. Fin dalla premessa il documento non promette alcunché di buono: «Sarà necessario trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e l'innovazione», vagheggia la Azzolina. Non offre certezze e dopo aver annunciato che «la ripresa delle attività deve essere effettuata in un complesso equilibrio tra sicurezza […] benessere socio emotivo di studenti e lavoratori della scuola», molla la patata bollente nelle mani dei presidi che «dovranno definire soluzioni concrete e realizzabili», assieme agli enti locali. Il ministro non si prende responsabilità, dà carta bianca ai dirigenti scolastici di fatto abbandonati a sé stessi e a pagarne le conseguenze saranno gli studenti che «si ritroveranno con grosse lacune e le diseguaglianze aumenteranno», ha commentato Costanza Margiotta, portavoce del comitato di genitori Priorità alla scuola, preannunciando che se queste sono le linee guida «finirà che dovremo occuparle, le scuole». Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l'assessore all'Istruzione, Melania Rizzoli, ricordano che «attribuire responsabilità richiede anche la messa a disposizione di risorse e mezzi per esercitarla. Invece le risorse straordinarie previste dal decreto Rilancio non sono ancora certe». Nemmeno i dirigenti sono contenti, Antonello Giannelli presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp) evidenzia che nella bozza «non viene indicato il livello di servizio minimo da garantire a tutti; servono risorse umane per sdoppiare le classi, più docenti di potenziamento». Ha poi aggiunto che «il 40% delle aule in Italia non può garantire il distanziamento». Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha «bocciato» l'Azzolina e i suoi esperti perché «hanno studiato e ristudiato per non decidere nulla, lasciando professori, studenti e famiglie senza risposte». Dopo mesi di scuole chiuse, il ministero non ha saputo fornire un piano concreto per conciliare esigenze scolastiche e misure di prevenzione al Covid-19, non ha previsto fondi straordinari per sopperire alle carenze di organico degli insegnanti e per mettere in sicurezza le aule. Il documento parla di un miliardo di euro destinato al personale «ma più che ai docenti si fa riferimento agli Ata (bidelli e collaboratori scolastici, ndr)», fa notare Alessandro Artini, sempre dell'Anp, «non si può pretendere che un custode passi un'ora intera a sorvegliare una classe in attesa che arrivi l'insegnante impegnato in un'altra lezione. Questa è follia». E non piacciono affatto gli accordi con il Terzo settore, definiti dal ministro «Patti educativi di comunità», con la possibilità di impiegare le associazioni di volontariato per seguire i ragazzi «in attività di vigilanza e sorveglianza degli alunni». Già, ma con quale garanzia di formazione degli operatori? Molti genitori, piuttosto di questo caos preferiscono lasciare la scuola pubblica e iscrivere i figli alle private. Il ministro non si preoccupa, difende la sua bozza confusa: «Leggo tante interpretazioni, molte sbagliate. Questo aiuta solo ad alimentare la confusione», twittava ieri mentre arrivava un'altra notiziaccia per i dirigenti scolastici: il Tar del Lazio ha cancellato la graduatoria del concorso presidi del 2017, dando ragione a un ricorrente. Il ministero dell'Istruzione, nonostante le varie sollecitazioni, non ha mai fornito spiegazioni al tribunale amministrativo.
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