2021-06-20
Il Cts cambia idea su Astrazeneca. Ormai è chiaro: dipende dai politici
Dopo il colpo di mano di Mario Draghi, il Comitato che dovrebbe basarsi su dati scientifici fa dietrofront: sul farmaco anglosvedese si fa come dice il premier. Adesso il cocktail di vaccini non è più un dogma e c'è libertà di scelta.Non bastava il commissariamento del titolare della Salute, Maurizio Gasparri (Fi) chiede la sua testa: «Serve un cambio». Critiche anche da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E nessuno lo difende.Lo speciale contiene due articoli.Nemmeno uno «scusate, ci siamo sbagliati». Sarebbe stato vergognoso comunque, del tutto inverosimile ma messo così, nero su bianco, il dietrofront del Cts sulla seconda dose di Astrazeneca dà la spallata definitiva al traballante impianto di tecnici, messi insieme nel febbraio 2020 per dare consulenza e supporto all'allora capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Un Cts riorganizzato e razionalizzato lo scorso marzo, eppure sempre una squadra sbilenca: pseudo esperti che nell'emergenza hanno continuato a muoversi sul solco della politica, non della scientificità. Il premier, Mario Draghi, due giorni fa ha sconfessato l'operato del ministro della Salute, Roberto Speranza, e dei tecnici che obbediscono ai suoi ordini, dichiarando con una buona dose di irritazione che «ognuno è libero di fare la seconda dose con Az, purché abbia il parere del medico e il consenso informato». Stop all'imposizione del mix vaccinale era il chiaro messaggio, quindi diventava carta straccia il parere del Cts dell'11 giugno, secondo il quale «pur in assenza di segnali di allerta preoccupanti» si riteneva «raccomandabile l'utilizzo di un vaccino a mRna nei soggetti di età inferiore ai 60 anni», in base a un fumoso «principio di massima cautela», che nessuna informazione utile forniva a chi deve completare la vaccinazione. Dopo le parole del presidente del Consiglio e la figuraccia di Speranza, il Cts doveva correre ai ripari. Non era costretto a farlo, avrebbe potuto ribadire le sue tesi se fossero state scientifiche, ma a parte l'abbondanza di condizionali e di «attenzione suprema» alla salute degli italiani, quel documento non conteneva dati completi, certezze. Nemmeno si sbilanciava sulla vaccinazione eterologa, affermando infatti che «non appare essere sconsigliabile». Una vaghezza linguistica del tutto inappropriata per un verbale di tecnici, tenuti a esprimersi su un farmaco da iniettare agli italiani. Così, venerdì sera, il Cts si è riunito per vedere come mettere insieme un nuovo parere, nel penoso tentativo di recuperare brandelli di credibilità. Non c'è proprio riuscito a salvare la faccia, leggendo la nuova circolare che apre alla possibilità di una seconda somministrazione con lo stesso vaccino Vaxzevria. Vedremo che cosa sarà capace di fare la prossima settimana, quando discuterà della fine d'obbligo di indossare la mascherina, visto che «non ci sono date», ha chiarito Draghi, e che Speranza ha rivolto formalmente richiesta al comitato.Il documento del cambio su Az, firmato dal direttore generale della prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, riferisce quanto evidenziato dal Comitato che si è dovuto arrampicare sugli specchi per fornire nuove indicazioni. Prendendola sempre alla larga, ovvero dicendo: «Ferma restando l'indicazione prioritaria di seconda dose con vaccino a mRna, ispirata a un principio di massima cautela rivolto a prevenire l'insorgenza di fenomeni Vitt (la trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, ndr) […] e a un principio di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi», i cervelloni del Cts finalmente prendono in considerazione la possibilità che possano esserci persone non disposte a fare da cavie al cocktail di farmaci. «Qualora un soggetto di età tra i 18 e 59 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale, sui rischi di Vitt, rifiuti senza possibilità di convincimento, il crossing a vaccino a mRna, il Cts ritiene che, nell'ambito delle indicazioni che provengono dalle autorità sanitarie del Paese e dopo acquisizione di adeguato consenso informato, debba essere garantita l'autonomia nelle scelte che riguardano la salute dell'individuo». Doveva essere il premier a spiegare ai super esperti che non si può imporre una vaccinazione eterologa non ancora sperimentata, e comunque non voluta da tutti? La spiegazione che il comitato fornisce e allega alla circolare del ministero è sorprendente, perché a distanza di pochi giorni dal precedente parere oggi dichiara che «tale opzione risulta coerente e bilanciata dal beneficio derivante dall'annullamento del rischio, connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose di Vaxzevria». L'11 giugno «si ritiene raccomandabile» una seconda dose diversa da Astrazeneca, mentre per il nuovo orientamento «può essere somministrato» lo stesso vaccino. E volete sapere per quale ragione adesso sarebbe possibile? Perché «i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo la somministrazione della seconda dose», quindi ammettono di aver scritto una sciocchezza nel primo parere, e perché «secondo quanto riferito dal direttore generale di Aifa, a oggi, in Italia, non sono stati registrati casi di Vitt dopo la seconda somministrazione di Vaxzevria», scrive la squadra dei 12 consulenti che dovrebbe rappresentare il meglio esistente in circolazione. C'è invece ben poco rigore scientifico nei loro pareri che mutano solo in base all'indicazione politica che di volta in volta arriva, sebbene in questo caso fosse autorevole provenendo da Mario Draghi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-cts-cambia-idea-su-astrazeneca-ormai-e-chiaro-dipende-dai-politici-2653463229.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="piovono-cannonate-su-speranza" data-post-id="2653463229" data-published-at="1624130970" data-use-pagination="False"> Piovono cannonate su Speranza «Visto che siamo in tempi di calcio, un avvicendamento dalla panchina non farebbe male. Basta Speranza. Il ministro della Salute è un'eredità del recente passato del quale francamente si potrebbe anche fare a meno». Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri è tranchant sul ministro che venerdì è stato commissariato dal premier Mario Draghi. «Volevo dare un contributo per chiarire una certa confusione sui vaccini». Ovvero, «Draghi commissaria Speranza: era ora», come ha titolato ieri il nostro giornale perché seppur con parole delicate, il presidente del Consiglio venerdì ha messo all'angolo il ministro della Salute sulla libertà di scelta della seconda dose di vaccino Astrazeneca. Una pubblica sconfessione per «il capitano che ci ha portato fuori dalla tempesta», come sentenziato da Pier Luigi Bersani, anche se il ministro voleva lasciare l'uso del vaccino anglosvedese a chi ha più di 60 anni e rendere tassativo l'utilizzo di Pfizer e Moderna per la seconda dose a chi i 60 non li ha ancora. E così l'ex assessore all'urbanistica di Potenza si è ritrovato a dire il contrario di quanto detto un giorno prima (e con lui lo stesso Cts), sbertucciato dal suo presidente del Consiglio, che di fronte a incertezza e confusione ha perso la pazienza. Un po' come successo ieri a un partito della maggioranza, Forza Italia, che certo non si può definire partito sguaiato o sleale nei confronti degli alleati, tant'è che non condivise la mozione di sfiducia al ministro proposta da Fratelli d'Italia (era aprile e si chiedeva la cancellazione del coprifuoco), ma insieme alla Lega propose una commissione d'inchiesta sui tanti errori del responsabile della sanità. Ad approvare il nostro titolo è stato infatti Gasparri che è andato oltre chiedendo la rimozione del ministro a margine del convegno organizzato dal partito «Italia, ci siamo!», in corso di svolgimento a Castione della Presolana, nella Bergamasca: «Hanno ragione quanti interpretano l'intervento sui vaccini del presidente del Consiglio Draghi nelle ultime ore come un vero e proprio commissariamento di Speranza. Il ministro della Salute semina confusione e incertezza. La sua gestione è stata fallimentare nell'arco di tutto il tempo della pandemia. Con lui ha vacillato anche il Cts, che in questi giorni ha creato dubbi in tanti cittadini sulle procedure di vaccinazione lodevolmente organizzate e accelerate dall'ottimo commissario Figliuolo. Se Draghi e Figliuolo dimostrano puntualità ed efficacia, lo stesso non si può dire di Speranza e di alcuni onnipresenti esponenti del Cts. Speranza va rimosso subito. La sua presenza nel governo è causa di incertezza e di confusione». Secondo Gasparri infatti il ministro e alcuni tecnici «seminano dubbi tra i cittadini. Sosteniamo il governo con convinzione perché l'Italia deve uscire dall'emergenza. Ma ci sono persone, lo diciamo da tempo, che rappresentano un danno per l'Italia. A casa insieme ai trombati del governo, riciclati in ruoli pubblici». Non mancano critiche anche da parte della Lega. Lo scontro tra Speranza e Matteo Salvini da giorni è legato all'uso delle mascherine, visto l'allentamento del virus, tanto che ieri il ministro si è deciso a inviare una richiesta di parere formale al Cts «relativamente alle modalità e ai termini della permanenza dell'obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie all'aperto». Mentre Speranza frena, «meglio non correre, tenere le mascherine ancora per un po' non stravolge l'esistenza degli italiani», il leader della Lega sollecita la fine dell'uso delle protezioni visto che, oltre alle temperature estive, in tutta Europa, e non solo, all'esterno non sono più obbligatorie. Ad ogni modo Salvini ha detto che aspetterà il parere del Cts che si riunirà in questa settimana. Ma ieri anche la leader di Fdi, Giorgia Meloni, ha tuonato contro Speranza con un tweet: «Il ministro dice che “in questo momento non c'è previsione di altro tipo sull'obbligatorietà" dei vaccini. In questo momento? Non giochiamo. Il governo si dia una calmata, non siamo un regime totalitario. La Costituzione non contempla l'obbligo vaccinale».