
I titoli del quotidiano raccontano scontri e tensioni Lega-M5s quasi ogni dì: l'editore vuol candidarsi e ha i ministri pronti.Ieri mi sono divertito a rileggere i titoli delle prime pagine fatte dal Corriere della Sera nelle ultime settimane. Credo sia stato un esercizio di una certa utilità per comprendere ciò che sta accadendo, e per questo vi propongo di ripeterlo assieme a me, partendo dal primo di aprile. «Richiamo di Conte ai ministri», titola a tutta pagina il giornale di via Solferino. Il senso è chiaro: il presidente del Consiglio invita tutti ad abbassare i toni. E infatti il quotidiano il giorno dopo dà prova di come il suggerimento del premier sia stato subito raccolto: «Scontro con l'Ocse sui conti». Alla baruffa sul bilancio pubblico, il 3 aprile seguono le parole del ministro dell'Economia: «Tria: spazzatura contro di me». Insomma, dentro e fuori il governo tira già aria di burrasca. E però tempo 24 ore e l'armonia sembra ritrovata: «Banche, accordo sui rimborsi». La bonaccia però dura meno di un sospiro, perché l'indomani ecco il nuovo titolo: «Rimborsi, liti nel governo». E il 6 aprile il maltempo non accenna a calmarsi: «Di Maio-Salvini: sale la tensione». Il 7 va anche peggio: «Salvini-Di Maio: l'ora dei veleni. Le imprese: basta». L'invito confindustriale però non risulta di grande efficacia, e così il Corriere il giorno dopo titola: «Ora il governo si divide sul fisco», mentre il 9 va diretto sul tema delle imposte: «Flat-tax, la frenata di Tria». Dunque il ministro prova a rallentare la rovinosa corsa a tagliare le tasse, ma anche questa volta con scarso successo: «Sì al Def, ma nel governo si litiga». Per rimettere pace, secondo il quotidiano spunta «l'ipotesi d'un esploratore», e però pure quello è breve come le tregue, giusto il tempo il 12 aprile di prendere atto che «le tasse sul lavoro crescono ancora: si guadagna di meno». Buone notizie, insomma. A rasserenare gli animi comunque il giorno dopo giungono informazioni importanti dalla Libia: «Allarme profughi». E il giorno seguente il Corriere riporta la dichiarazione rilassata del vicepremier grillino: «Di Maio: sfida sui porti chiusi».Per un paio di giorni, a causa del rogo di Notre Dame, il giornale si dimostra distratto a quanto accadeva al governo, ma già il 19 torna all'attacco con previsioni da sisma di settimo grado: «Il governo vacilla sulle inchieste». Il 20 tocca al presidente del Consiglio rimettere le cose a posto: «Conte: Salvini premier? Aspetti». Pace fatta, dunque e terremoto rimandato? Neanche per sogno, visto che nel frattempo si è trovato un altro argomento di conflitto: «Fondi alla Lega, nuovo fronte». La strage di Pasqua nelle chiese cristiane per un giorno costringe i titolisti del Corriere a prendersi una pausa, ma il 24 aprile la consueta raffica di notizie tranquillizzanti torna ad essere sparata a tutta pagina: «Rissa nel governo sul Salva Roma», per poi celebrare il 25 aprile con un «Caso Siri, l'ora degli insulti». Nella famiglia di Palazzo Chigi dunque si litiga di brutto, prova ne sia che il giorno dopo al Corriere titola dando la parola al vicepremier grillino che vuole mettere pace: «Di Maio attacca, Conte costringerà Siri a lasciare». E dopo essere stato evocato, il presidente del Consiglio si fa vivo addirittura dall'estero: «Conte dalla Cina avverte Siri». Siamo ormai a fine aprile, ma il botta e risposta non accenna a concludersi. «Ancora uno strappo. E sulle autonomie Lega pronta al blitz». È finita qui? Neanche a parlarne. Il 29 aprile «Di Maio dà l'ultimatum a Siri» e passata la festa dei lavoratori «Conte sfida Salvini: via Siri». Il giorno dopo per il Corriere fra «Di Maio e Salvini è sfida finale su Siri». Il braccio di ferro appassionante trova una svolta il 5 maggio con il seguente titolo: «Governo, le condizioni di Salvini», cui segue un «Governo nel caos, insulti fra alleati». Il match non è concluso, per cui il 7 compare «La prova di forza sul caso Siri. Duello Lega-Conte».A spezzare il ritmo arrivano le tangenti in Lombardia (quelle in Calabria non sono pervenute sulla prima pagina del quotidiano di via Solferino), ma già il 9 siamo da capo: «Siri via, la Lega non rompe». Cala il sipario sul duello? Macché: «Migranti e cannabis, le nuove liti». Il 12 maggio (chi l'avrebbe detto?) «Palazzo Chigi teme la crisi» e il 13 secondo il Corriere «Il governo è alla resa dei conti». Risultato, il 14 da parte dei grillini forse qualcuno comincia a pensare di avere esagerato, e così il quotidiano sintetizza: «Scritte e proteste: Di Maio a Salvini, troppa tensione». Il giorno dopo risponde il leghista: «Salvini ai 5 stelle: andiamo avanti ma basta attacchi». Replica il vicepremier pentastellato: «Di Maio alla Lega: basta estremismo e modi da Casta». E però il giorno dopo siamo da capo e i colleghi del Corriere ci danno dentro: «Il governo litiga sugli arresti», facendolo seguire da «l'ora delle offese fra alleati», per poi passare a «Salvini, prova di forza in piazza». Nel frattempo si è arrivati al 20 maggio, sei giorni dalle elezioni. Il quotidiano sintetizza così il momento clou: «Migranti, prova di forza Salvini-pm», per poi concludere in bellezza: «Duello finale sulla sicurezza».In totale ho contato quattro volte litiga, due prove di forza, un paio di duelli, un certo numero di attacchi e di strappi uniti a diverse sfide, un'ora delle offese, un'altra degli insulti e una terza dei veleni, infine un caos e una resa dei conti e naturalmente un bel po' di tensione. Ecco, questa è la cronaca di due mesi di governo.Ps. Ah, dimenticavo, gira voce che Urbano Cairo, che è il padrone del Corriere, oltre ad essere pronto a scendere in campo stia già contattando i futuri ministri.
(IStock)
Nuovi emendamenti al ddl: «Il suicidio assistito mai a carico dello Stato». Ira dei dem: «Così è impossibile una mediazione».
Christine Lagarde (Ansa)
I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.