2021-01-15
Il Conte ter passa dai nuovi Scilipoti. E alcuni possono venire da Italia viva
L'ex avvocato del popolo non molla la poltrona: niente dimissioni, l'intenzione è di cercare dei «responsabili». Le disponibilità non mancano, paradossalmente proprio a cominciare dal partito che ha aperto la crisi.Conte va alla conta: il premier, con il via libera di Pd, M5s e Leu, chiude la porta in faccia a Matteo Renzi, lavora per sostituire i parlamentari di Italia viva con il famoso gruppo di «responsabili» e va avanti per la propria strada, mentre i renziani rischiano pure di restare senza gruppo al Senato. Altro che dimissioni, altro che Conte ter, altro che trattativa: Giuseppi ieri al Colle ci è salito, ma non per dimettersi, bensì per informare il capo dello Stato della sua volontà di andare avanti e di riferire alla Camera e al Senato sulla situazione politica, chiedendo la fiducia convinto di avere i numeri sufficienti per fare a meno di Renzi. Se la maggioranza ci sarà, si procederà poi alla sostituzione di Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto con esponenti dei responsabili, nell'ambito di un bel rimpastone. La giornata di ieri, quella del trionfo della responsabilità, è anche quella del ko dell'ex Rottamatore, che si è autorottamato ancora una volta: la scelta di Conte, condivisa da Pd, M5s e Leu, dopo una lunga notte di trattative, è di tentare di andare avanti con il sostegno di un nuovo gruppo parlamentare, piuttosto che rincorrere ancora il leader di Iv, partito che nelle prossime ore potrebbe anche sparire da Palazzo Madama, visto che Riccardo Nencini, senatore socialista che aveva accolto i renziani sotto il suo simbolo, sarebbe pronto a sostenere il governo. Alle 15 e 45, quando anche Dario Franceschini, colomba doc, benedice l'operazione, si intuisce che la caccia al responsabile sta avendo successo: «Nel passato il termine responsabili», dice Franceschini, «indicava una negatività, non è più così: non siamo più in un sistema bipolare con due poli e due candidati premier in cui il cambio di schieramento veniva giustamente classificato come ribaltone. Siamo in un sistema parlamentare in cui le maggioranze di governo si cercano in Parlamento», aggiunge Franceschini, «apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene. E così sarà anche questa volta». «È fatta», è il commento che inonda le chat dei partiti di maggioranza. Venti minuti dopo, Conte sale al Quirinale, comunica al presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'intenzione di assumere l'interim delle deleghe dei ministri renziani dimissionari e non solo: «Il presidente del Consiglio», recita una nota del Quirinale, «ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l'indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere. Il presidente della Repubblica ha preso atto degli intendimenti così manifestati dal presidente del Consiglio». Conte, lunedì alla Camera e martedì al Senato (a meno che non si riesca a chiudere le due pratiche lunedì), farà le sue comunicazioni e poi chiederà la fiducia. Naturalmente, per scegliere questa strada, pensa già di avere numeri sufficienti per sostituire i renziani. Fino a ieri, Iv contava su 30 deputati e 18 senatori, ma la beffa per Renzi è che proprio dalle sue truppe arriveranno alcuni responsabili. Oltre a Nencini, che ancora non ha scoperto le carte, tra i senatori di Iv che potrebbero lasciare Renzi vengono segnalati Gelsomina Vono, Mauro Marino, Donatella Conzatti e Vincenzo Carbone. Restando sempre al Senato (alla Camera il governo ha una maggioranza molto più larga) riflettori accesi sul Maie, il Movimento associativo italiani all'estero, componente del misto: ieri il enatore Ricardo Merlo, sottosegretario agli Esteri, ha riunito i gruppi (a Palazzo Madama ci sono Adriano Cario, Raffaele Fantetti e Saverio De Bonis) che hanno ribadito «l'assoluto sostegno al presidente del Consiglio Giuseppe Conte». Votano già spesso a favore del governo quattro senatori usciti dal M5s: Maurizio Buccarella, Luigi Di Marzio, Tiziana Drago, Elena Fattori. In bilico Gregorio De Falco. Smentiscono tentazioni responsabili, ma fa parte del gioco, i tre senatori dell'Udc, Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone. Carte copertissime tra i responsabili in pectore provenienti da Forza Italia: appena spunta un nome nei retroscena, scattano le telefonate di Matteo Salvini, quindi meglio non esporsi fino al momento della verità. Un'altra suggestione di ieri: Renzi potrebbe votare, a sorpresa, la fiducia, se si rendesse conto di perdere troppi parlamentari. A quel punto, paradosso dei paradossi, Conte uscirebbe da questa crisi con una maggioranza più ampia di prima: renziani e responsabili insieme. Pioniera della responsabilità, la senatrice Sandra Lonardo Mastella, che parlando con la Verità si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Renzi», dice la Lonardo, «mi ha chiamato Lady Mastella, con ilarità. È stato poco opportuno, fuori luogo. Io sono responsabile da agosto, da quando ho lasciato Forza Italia perché si è piegata a Salvini. Sono nel gruppo misto e voto i provvedimenti del governo, perché ritengo che in una situazione come questa, con un'Italia che piange, dovremmo pensare tutti al bene comune. Renzi dovrebbe sciacquarsi la bocca, quando parla di me e di mio marito. Del resto lui non ha fatto nascere il governo Conte per responsabilità? Per non andare al voto? Quanti sono i responsabili? Vediamo, spero molti: certo è che quando Renzi ha fatto dimettere le ministre ho visto i volti di moltissimi colleghi, anche di Italia viva: erano allibiti. Una cosa ci tengo a dirla: il presidente Conte», aggiunge la Lonardo, «non mi ha mai chiamato e non l'ho mai incontrato. Ciò dimostra l'integrità morale di quest'uomo».