2020-11-28
Il centrodestra scricchiola. La resa dei conti è rinviata al voto sul Fondo salva Stati
Matteo Salvini rilancia la federazione, che però non piace a nessuno. Renato Brunetta assicura: «La legge di Bilancio non la votiamo». Ma l'ala governista di Forza Italia scalpita.«Ottima e abbondante!»: Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, risponde così alla domanda della Verità su come sia la situazione nel centrodestra. Un sì alla legge di Bilancio da parte degli azzurri? Brunetta lo esclude categoricamente: «La manovra», dice Brunetta, «è un atto di governo, noi siamo all'opposizione e non la voteremo, tanto più che molto probabilmente verrà posta la fiducia. Lavoriamo insieme agli alleati di centrodestra per predisporre emendamenti, e ci auguriamo che la maggioranza possa accoglierne più di quanto accade solitamente». Il giorno dopo la cosiddetta vittoria di Silvio Berlusconi, che è riuscito a condurre sulla sua posizione Lega e Fdi, convincendoli (o, per meglio dire, costringendoli) a votare a favore dello scostamento di bilancio, il centrodestra italiano si risveglia col trattino: centro-destra, dove il centro è Forza Italia e la destra sono i sovranisti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Quello che è successo, negli ultimi giorni, è stato lo spostamento dell'asse intorno a Forza Italia. Per due anni e mezzo, Berlusconi ha ascoltato i suggerimenti dei «filoleghisti» del partito, i parlamentari, soprattutto senatori, che non vogliono differenziarsi dalla linea di Salvini poiché temono di essere tagliati fuori dalle candidature alle prossime elezioni, o se non ci sarà una modifichina in senso proporzionale della legge elettorale. Da quando, però, Salvini ha sferrato il suo attacco a Berlusconi, prima sulla norma salva Mediaset, poi strappando tre deputati a Forza Italia, la componente moderata e liberale del partito, quella per intenderci che si ritrova sulle posizioni di Mara Carfagna e Gianni Letta, ha ottenuto la sua rivincita. «Berlusconi», confida una fonte parlamentare azzurra, «è uno statista vero, e ha risposto all'appello del Quirinale all'unità senza pensare alle convenienze di partito. Il rischio è che ora Salvini ce la faccia pagare, a partire dalle prossime comunali: vedrete che Forza Italia non avrà più alcuna voce in capitolo sulle candidature». Vedremo: intanto, all'orizzonte, c'è la legge di Bilancio, che però, come ha chiarito Brunetta, in nessun modo potrà essere votata da Forza Italia, e poi c'è il Mes, il famigerato Mes, che prima o poi dovrebbe approdare in Parlamento. A quel punto, Forza Italia voterebbe a favore, come hanno ribadito mille volte i suoi dirigenti, mentre Lega e Fratelli d'Italia sono contro senza se e senza ma. «Dovremmo prendere i soldi del Mes», sottolinea il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, «perché la nostra situazione è completamente diversa da quella degli altri Paesi. Attualmente il denaro da acquistare a tassi più favorevoli è quello del Mes. Noi come Forza Italia su questo ci siamo». Considerato il «no» anche del M5s, Berlusconi, a quel punto, diventerebbe determinante. Il deputato della Lega Claudio Borghi, però, affida a Twitter una lettura più ampia delle posizioni in campo sulla linea di credito per le spese sanitarie: «La riforma del Mes», scrive Borghi, «è molto più pericolosa del prendere i 36 miliardi del Mes per la sanità. Chi ha detto di no al Mes per la sanità deve dire mille volte no alla riforma. La questione Mes», aggiunge Borghi, «è trasversale (e infatti in Aula non arriva). Lega, M5s, Fdi e parte di Leu sono contrari. Non è maggioranza contro opposizione». «Il M5s», dice alla Verità un big forzista, «alla fine si inventerà una scusa e voterà a favore del Mes, perché se noi diventassimo sostitutivi dei grillini si aprirebbe una crisi di governo». Intanto, il leader della Lega, Matteo Salvini, torna a proporre la federazione di centrodestra: «Il senso della federazione», argomenta Salvini a Rainews24, «è che uniti si vince. Con proposte uniche si fa meglio l'interesse del Paese. Un centrodestra unito e compatto fa di più. Il dibattito sul Mes c'è solo in Italia. In Europa non ne sta parlando nessuno, nessuno lo vuole. Perfino uomini del Pd dicono che non serve, Enrico Letta ad esempio, che non è un pericoloso leghista o sovranista. Conte dice che non serve. Ci sono modi più veloci e concreti», aggiunge Salvini, «archiviamo una volta per tutte il dibattito». Per quel che riguarda la federazione del centrodestra, l'idea di Salvini, già lanciata qualche giorno fa, non ha suscitato l'entusiasmo di Giorgia Meloni e Berlusconi. La coalizione procede quindi verso le nuove scadenze politiche, compatta all'esterno e divisa al proprio interno. Anzi: il vero nodo, dal punto di vista dei rapporti di forza in Parlamento, è la spaccatura in Forza Italia tra filo leghisti e moderati. Questi ultimi non possono che sperare in una legge elettorale proporzionale, che li affrancherebbe dal giogo delle candidature di coalizione. «La legge proporzionale, avversata da Salvini», dice Osvaldo Napoli,deputato berlusconiano, «è il miglior viatico perché ogni singolo partito si presenti al giudizio degli elettori con la propria identità senza nasconderla o mascherarla in un partito unico. Sarà bene che su questo si apra una riflessione approfondita e non episodica».
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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