
Il leader leghista è pronto a modificare la finanziaria per ricucire con il Movimento 5 stelle: ci sarà una nuova pace fiscale. In cambio, stop a Rca e niente sanatoria per Ischia. E sulle restrizioni alle richieste d'asilo i pentastellati non devono interferire.La pace fiscale e lo scudo sui capitali all'estero hanno segnato un nuovo punto zero per la manovra. Dopo che ieri sera tardi, il vice premier, Matteo Salvini, ha di nuovo aperto alla trattativa e ha confermato la propria presenza al consiglio dei ministri di oggi, le carte sono tornate nel mazzo. L'agguato di Luigi Di Maio ha in un certo senso costretto la Lega a fare un passo indietro. Tanto più che ieri è proseguito il fuoco incrociato e i grillini attraverso un lancio dell'agenzia reuters hanno fatto sapere che la parte relativa all'articolo 9 (quella relativa al rimpatrio di capitali) non sarebbe stata verbalizzata. Ieri mattina in una intervista, il numero due del Carroccio ha spiegato di aver redatto il verbale fino all'articolo 6 del decreto fiscale e poi di aver lasciato la stanza. «Questa norma risultava in bianco proprio perché l'accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica», fanno sapere da Palazzo Chigi. A consiglio avviato è stato portato a Giuseppe Conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell'accordo politico: l'articolo 9 per l'appunto. «Il foglio non è stato distribuito a tutti i ministri presenti e il presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell'accordo raggiunto sul punto», ha concluso Palazzo Chigi. Al di là del politichese, con tali dichiarazione ogni responsabilità aggiuntiva finisce su Conte e ciò apre le danze al tira e molla che si terrà domattina. Accettare di rivedere il testo della manovra che ancora non è stato spedito né alla Ragioneria dello Stato né al Colle, significa trattare su alcuni punti. I più semplici sono riscrivere la componente di scudo sui capitali all'estero in cambio dell'eliminazione della sanatoria per Ischia e della norma di revisione dell'Rc auto. Il sottosegretario Massimo Garavaglia mercoledì sera aveva ripreso la polemica contro il decreto salva case abusive nell'isola campana promosso dalla componente grillina del governo. Fuoco amico anche sull'articolo del decreto fiscale che mira a rimodulare le tariffe dell'assicurazione auto. «Una norma mai vista, né condivisa. Quindi, il problema non esiste», aveva spiegato Garavaglia. Ma non è da escludere che domattina si ridiscuta anche la fetta di fondi destinati al reddito di cittadinanza e alle pensioni di cittadinanza. Entrambe norme d'impronta grillina. Ieri sera il Foglio, nella sua edizione on line ha lanciato l'ipotesi di revisione anche del rapporto tra deficit e Pil. Secondo l'ex giornale liberale il governo potrebbe accettare di scendere al 2,1% dall'attuale 2,4. Al di là delle motivazioni argomentate potrebbe essere un tentativo da parte di qualche esponente della maggioranza di fare uscire un'ipotesi solo per comprendere l'effetto sull'opinione pubblica. E non solo. I prossimi mesi saranno per il Parlamento un periodo di riassesto e di riequilibrio al tempo stesso. Lega e 5 stelle dovranno annusarsi e blindare i rispettivi decreto per evitare un doppio Vietnam. Perché ora c'è l'aula parlamentare da tenere a bada dove a breve arriveranno due provvedimenti cardine del programma della Lega: il decreto sicurezza e la legittima difesa. Non a caso, nel suo intervento di ieri su Facebook, Salvini ha iniziato a lamentarsi del comportamento degli alleati. «La scadenza per la presentazione degli emendamenti è oggi: perché i 5 stelle hanno presentato 81 emendamenti come se fossero all'opposizione? Ragazzi non è così che si lavora, non è così che si fa tra alleati. Io poi sono ben contento se c'è qualcosa è da migliorare», ha detto il ministro dell'Interno, scatenando l'immediata risposta sia del ministro dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, («Vuol dire che ci sono 81 buone idee per modificarlo»), sia dello stesso Di Maio («Non è colpa mia se io e Salvini non ci siamo ancora potuti confrontare sui nodi da sciogliere è legittimo stare in campagna elettorale in Trentino ma poi non ci si può lamentare»). Per questo motivo ieri in Parlamento si vociferava di uno scambio sulla manovra economica: discutere e modificare il famigerato condono ma ottenere in cambio una tregua sui provvedimenti che stanno a cuore alla Lega. Ma la questione è molto più complessa. Perché contro il decreto sicurezza si muove la cosiddetta ala sinistra, quella ortodossa dei 5 stelle, quella che fa capo al presidente della Camera, Roberto Fico. Non a caso la più agguerrita contro Salvini è la senatrice pentastellata, Elena Fattori, che già durante il caso della nave Diciotti prese le difese dei migranti. E come lei molti altri. Perché più che sulla manovra economica il vero tema che divide i 5 stelle è l'immigrazione, come si è visto pure sul caso dell'arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano, con da una parte il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, pronto ad attaccare il Pd sul business dell'immigrazione, dall'altra invece chi invece ha continuato a difendere il modello Riace. Non solo. Proprio ieri la senatrice grillina, Paola Nugnes si è scagliata contro i 500.000 euro di copertura finanziaria per il gratuito patrocinio a chiunque usi armi per difendersi da furti o rapine. «Una cosa assurda ed assolutamente grave», ha spiegato. In queste prime avvisaglie di Vietnam parlamentare, con i due vicepremier che si rinfacciano l'un l'altro responsabilità sul contenuto del Def, non potevano mancare poi ulteriori gossip sulla crisi di governo. «E' ancora presto», dicono in coro esponenti leghisti e pentastellati a cui si formula la domanda. Però qualcosa si sta muovendo. La crepa tra Lega e 5 stelle potrebbe ampliarsi nel 2019, non appena sdoganata la manovra. Salvini vuole durare 5 anni, ma tra i suoi gira voce che le europee sarebbero uno spartiacque più che accettabile. Del resto da tempo dentro la Lega c'è chi sostiene che sempre la parte ortodossa dei grillini sarebbe pronta a una maggioranza con il Pd o comunque diversa, con i leghisti fuori dal governo. C'è poi chi spiega che iniziano a intravedersi responsabili tra le fila dei 5 stelle, parlamentari e senatori che di andare a votare proprio non hanno voglia, in particolare quelli che sono al secondo mandato e che quindi non avrebbero possibilità di ricandidarsi. In ogni caso diversi grillini avrebbero già trovato il loro referente per un nuovo gruppo parlamentare a sostegno dell'esecutivo, sarebbe Salvatore Caiata del gruppo Misto.
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Giusi Bartolozzi (Ana)
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