2019-03-19
Il caos algerino favorisce Mosca. Timori per gli interessi dell’Italia
La Russia sempre più coinvolta nella transizione politica del Paese nordafricano.Tra le tappe del tour del nuovo vicepremier e ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra presso i principali partner internazionali del suo Paese ci sono anche un passaggio in Italia e uno in Russia, dove il Cremlino è sempre più deciso a giocare un ruolo centrale nella delicata transizione algerina. Lamamra si è già recato a Bruxelles e Parigi alla ricerca del sostegno all'operato del nuovo governo in seguito al rinvio delle elezioni presidenziali e al passo indietro del presidente Abdelaziz Bouteflika dopo 20 anni alla guida dell'ex colonia francese. Le opposizioni, di cui è megafono il giornale El Watan, protestano: ritengono, infatti, che l'approccio del primo ministro Noureddine Bedoui e del suo vice e capo della diplomazia Lamamra non rappresenti altro che un'«estensione» del quarto mandato di Bouteflika. Intanto però, Bedoui ha avviato le consultazioni per formare il governo di transizione che dovrà organizzare poi la Conferenza nazionale promessa da Bouteflika in seguito alle proteste di piazza. Lamamra, invece, come riporta il giornale Algerie Patriotique, oltre che nel nostro Paese, si recherà anche in Germania, Cina e Russia, dov'è atteso oggi per un incontro con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Dopo il passo indietro di Bouteflika, 82 anni, colpito da un ictus nel 2013 (da allora le sue apparizioni in pubblico sono state rarissime), l'Algeria, Paese strategico per l'Europa per via del gas naturale e per la gestione dei flussi migratori da Africa occidentale, regione subsahariana ma anche Medio Oriente, rischia di alimentare il caos sulle già poco stabili sponde africane del Mediterraneo. Per questo, che la transizione algerina sia il più pacifica possibile è interesse di molti dall'altra parte del mare. Della Francia di Emmanuel Macron, la cui compagnia petrolifera Total è partner strategico dell'algerina Sonatrach (è recentissimo l'accordo tra le due aziende per trivellazioni offshore). Della Spagna, che con la sua Repsol importa dall'Algeria metà del suo fabbisogno di gas naturale. E anche dell'Italia, che con Eni ne importa oltre un terzo, precisamente il 37%.Ma è la Russia di Vladimir Putin, un Paese che soltanto recentemente ha intensificato i suoi rapporti con l'Algeria, quello più interessato alla transizione. Come ha spiegato Federico Borsari, ricercatore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), in un recente rapporto sulla crisi nel Paese nordafricano, i rapporti tra Algeri e Mosca sono «solidi», «incentrati soprattutto sulla cooperazione diplomatica e militare». L'Algeria è il terzo acquirente di armamenti russi (preceduta solo da India 31% e Cina 22%), tra cui anche le più sofisticate tecnologie radar e l'appoggio esclusivo al sistema di sorveglianza satellitare russo Glonass. Per comprendere l'importanza del settore militare per Algeri bastano un dato: come fa notare Borsari, «l'Algeria ha stanziato quasi il 6% del Pil per il settore della difesa nel 2017, equivalente al 54% di tutta la spesa militare tra i Paesi del Nord Africa, e può vantare il secondo esercito del continente africano». A descrivere le relazioni tra i due Paesi si aggiungono i colloqui, avvenuti a gennaio, per avviare prossimamente la produzione in Algeria di componenti dell'automobile russa Lada.Dopo aver inviato i mercenari della Wagner in Libia al fianco di Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica in forte ascesa nel Paese in guerra civile dopo la caduta del regime di Maummar Gheddafi, la Russia punta sull'Algeria per influenzare l'Europa mettendo le mani su gas e migranti. Mosca, in silenzio (il ministero degli Esteri russo non ha parlato pubblicamente di Algeria fino alla scorsa settimana, dopo cioè il passo indietro di Bouteflika), punta su una transizione pacifica e per questo soffia sul fuoco dell'antioccidentalismo presente anche nelle proteste di piazza contro Bouteflika, ricordando al popolo algerino i passati interventi di Paesi europei e degli Stati Uniti in alcune crisi nordafricane, a parte da quella libica.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.