Il Burioni borioso prima ci insulta e poi minimizza i morti da vaccino

L’opera del medico «ha per fine l’interesse del paziente», evidenzia la Federazione nazionale medici chirurgici e odontoiatri (Fnomceo), nel commentario al primo articolo del Codice deontologico che stabilisce come «il comportamento del medico, anche al di fuori dell’esercizio della professione, deve essere consono al decoro e alla dignità della stessa».
Roberto Burioni sembra fare carta straccia di questi principi e regole. Nega la sofferenza di persone che stanno male anche in modo grave dopo la vaccinazione Covid, ostinandosi a rifiutare le conclusioni scientifiche a cui sono giunti studi internazionali con fior fiore di scienziati che nemmeno sanno chi sia il divulgatore habitué dell’acquario di Fabio Fazio.
Inoltre, calpesta il dettame deontologico di decoro e dignità della professione, perdendosi in lazzi e insulti sui social. Anche ieri, il professore si ostinava a postare su X: «Gli effetti avversi del vaccino a mRna contro il Covid (fatto salvo rarissime miocarditi quasi sempre lievi) NON ESISTONO. L’incidenza della mortalità e di qualunque malattia non è stata diversa nei vaccinati e nei non vaccinati». Burioni, dunque, dà dell’immaginario (o ciarlatano) anche al ministro della Salute, che ha promesso una commissione di studio a riguardo. Quando dichiarò «Credo che si potrebbe fare serenamente, cercando di capire la dimensione e tipologia degli effetti avversi che si sono verificati», Orazio Schillaci forse stava dando peso a questioni inesistenti? O ha capito che vanno date risposte, soluzioni a troppi danneggiati? Pazienza se la bozza della futura commissione ingiallisce in qualche cassetto di Lungotevere Ripa, ma di certo al ministero hanno smesso di negare l’evidenza come fa invece la virostar.
L’odiatore dei no vax, dei «sorci» ai quali non può più offrire un abbonamento Netflix mentre sono «agli arresti domiciliari» e non dispongono del green pass, non smette di alimentare disprezzo e rancore verso chi ha fatto scelte pagandone le conseguenze sul piano lavorativo e sociale. Il culto per il dio vaccino aizza il virologo, gli toglie credibilità. A distanza di anni va ripetendosi, incurante che l’emergenza sanitaria sia conclusa e pesino non pochi interrogativi sugli effetti delle vaccinazioni di massa.
Vittime del suo odio sono diventati i danneggiati. Imbarazzanti, nella sofferenza che il professore non riesce a spiegare. Meglio ostinarsi a dire che sono malati immaginari. Quelli morti per vaccino, avranno avuto altre patologie, che diamine. «La Terra è sferica, la benzina è infiammabile e il vaccino Covid sicurissimo. Queste tre affermazioni non sono delle mie opinioni personali, sono dei dati di fatto. Il confutarle come se fossero opinioni non le falsifica, ma dimostra la somaraggine del confutatore», posta con il consueto decoro.
Mai un dato di fatto «oggettivo» (aggettivo che ama molto), a supporto delle sue affermazioni, mai l’umiltà di ammettere un dubbio, un ripensamento alla luce di studi che spiazzano certezze approssimative. La violenza del linguaggio, il sarcasmo, l’offesa trasformano le sue «pillole di sapere» in pallettoni sparati via social. Colpiscono, rimbalzano, si perdono.
Il professore dalle scarpe tirate a specchio (le esibisce sempre) è rimasto piccato che abbiamo messo in dubbio la sua credibilità ed eleganza. «È come se io dicessi a Sinner “quel tipo con il cappellino che rimanda la pallina ad Alcaraz crede di saper giocare a tennis?”», postava ieri. «Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità».






