2019-11-27
Il Bullo invece di rispondere spara sui pm
Per far parlare l'ex Rottamatore ci sono voluti 200 finanzieri. Nessuna spiegazione sui guai dei suoi ma un attacco alle toghe, colpevoli di aver arrestato mamma e papà. Ora speriamo che giornali e tv che lo incensano si tolgano il bavaglio e gli facciano qualche domanda.Da giorni ci chiedevamo quando Matteo Renzi avrebbe deciso di parlare. E soprattutto quando si sarebbe convinto a spiegare ciò che sta accadendo intorno al Giglio magico. Da mesi la Procura di Firenze ha messo sotto indagine la metà dei petali che fanno da corona all'ex presidente del Consiglio e lui, nonostante le accuse di finanziamento illecito fossero piovute sulla sua creatura, quella fondazione Open che per anni è stata la cassaforte del renzismo, zitto.Oddio, proprio zitto no perché, nonostante avesse annunciato dopo la sconfitta elettorale che si sarebbe messo comodo a mangiare i pop corn, non è quasi passato giorno senza che ci regalasse un'intervista o un intervento. L'ultimo è di lunedì sera su Rete 4, dove l'ex segretario del Pd, ora alla guida di un partito fra il 3 e il 4 per cento, ha concionato per mezz'ora annunciando, manco fosse il presidente del Consiglio o il ministro dei Lavori pubblici, investimenti in grandi opere per 120 miliardi. Tra tanto parlare non ha però trovato il tempo di spiegare come mai la Procura di Firenze ce l'abbia con alcuni suoi amici e, soprattutto, perché sia così interessata a quella che fino a ieri era il bancomat della Leopolda e di ogni sua iniziativa politica e cioè la fondazione Open.Ascoltare dalla voce del fondatore di Italia Viva quello che sta succedendo al suo entourage, fra inchieste e avvisi di garanzia, sarebbe stato interessante, assai più avvincente delle chiacchiere su finanziamenti multimiliardari che paiono estratti dal cilindro del mago Silvan solo per sorprendere.Giorni fa, alla notizia che anche l'organizzatrice della Leopolda fosse indagata dalla magistratura toscana con l'accusa di finanziamento illecito, abbiamo provato a comporre un elenco degli amici finiti nei guai, scoprendo una lista piuttosto lunga, che va dai genitori al cognato, dall'amico autista a quello addetto alle campagne elettorali, dal tesoriere del partito all'ex sottosegretario di governo, dall'avvocato di fiducia all'imprenditore di sua sfiducia, per finire al ristrutturatore della sua prima casa. Insomma, diciamo che l'entourage dell'ex presidente del Consiglio è ben presidiato, in particolare dai pm, e visto che nel passato abbiamo assistito spesso a una specie di clonazione delle inchieste, tutte nate dallo stesso ceppo e tutte o quasi sviluppate in un'unica Procura, sentire il parere di Matteo Renzi era un evento molto atteso.E finalmente l'intervento è arrivato. Ci sono voluti circa 200 finanzieri che all'alba hanno setacciato le residenze e gli uffici di chi ha dato soldi alla fondazione Open, ma alla fine l'ex premier ha parlato. Anzi ha scritto. Lo ha fatto, come al solito, sottraendosi alle domande, ma affidandosi a Facebook. Un lungo comunicato per ribadire di essere vittima di un complotto dei magistrati, gli stessi, ha spiegato, che hanno arrestato i suoi genitori, due brave persone con cui i pm se la sarebbero presa, come ebbe a dire in passato, per dar fastidio a lui. Un arresto, ha spiegato aggiungendo un «giova ricordarlo», che è stato annullato dopo pochi giorni dal Tribunale del riesame. Vero, ma giova ricordare che poi, mamma e papà Renzi sono stati rinviati a giudizio e, in seguito a un regolare processo, condannati a 1 anno e 9 mesi per fatture false. E, giova ricordarlo, sono ancora sotto indagine per altri reati, come bancarotta fraudolenta. Il padre ha pure un altro guaio, ma questa volta non nel capoluogo toscano: la Procura di Roma infatti lo ha indagato per traffico di influenze illecite. Mentre la madre è sotto processo a Cuneo per concorso in bancarotta documentale. Insomma, i cattivoni non sono solo i magistrati di Firenze, come invece suggerisce il fondatore di Italia viva.Tuttavia, a prescindere dalle dimenticanze dell'ex segretario del Pd, ciò che è successo ieri lo ha indotto a interrompere la modalità «silenzio stampa» che aveva adottato di fronte alle inchieste. Gli avevano indagato l'avvocato della fondazione Open con l'accusa di aver preso soldi da un imprenditore per finanziare sia la cassaforte della Leopolda che il Comitato per il sì al referendum? Dalla bocca del pur loquacissimo ex premier non era uscito neppure un piccolo «oh» di stupore. L'amico delle campagne elettorali era finito nel mirino per i milioni elargiti dal solito imprenditore? Anche in questo caso il parolaio toscano aveva mantenuto un assoluto riserbo.Fino a ieri si poteva dire che uno statista - e Renzi si reputa tale - non commenta gli atti d'indagine, ma attende le sentenze. Vero, bene, finalmente un po' di civiltà giuridica dopo anni di inciviltà politica. Il problema era però che il silenzio stampa, oltre al fondatore di Italia viva, lo praticavano tutti, in particolare giornali e tg. Provate a prendere per esempio l'edizione di mezzogiorno dei maggiori telegiornali di ieri. Escluso il Tg4, in nessuno dei principali notiziari ha trovato spazio nei titoli d'apertura la notizia che la Procura di Firenze ha sguinzagliato gli uomini della Guardia di finanza in dieci città d'Italia per perquisire case e uffici dei finanziatori di Open. Non molto diversamente si sono comportati i siti dei più noti organi di informazione, sui quali era più facile trovare la notizia dei tacchini «graziati» da Trump in un albergo a cinque stelle, che l'irruzione delle Fiamme gialle in mezza Italia. I tacchini alla riscossa, evidentemente, sono giudicati più interessanti di quei parlamentari che avrebbero riscosso quattrini dagli imprenditori (gli investigatori fiorentini puntano a identificare gli onorevoli percettori, perché si indaga per finanziamento illecito, riciclaggio, autoriciclaggo e via). Alla fine, quando il Rottamatore via Facebook ha dettato la linea, anche tg e giornali online si sono accorti dei finanzieri sparpagliati nelle città italiane, ma diciamo che ci è voluto tempo e i giornalisti hanno dovuto a lungo ponderare. Certo, ci rimane un dubbio: se indagano sulla fondazione Open e sui soldi dati ai comitati del Sì o finiti alla Leopolda, in un'intervista in tv o sui giornali, una domanda diretta a Renzi su quello che sta succedendo, sarà giusto farla, chiedendogli di interrompere il suo proverbiale riserbo o no? Oppure dobbiamo solo accontentarci dei comunicati in cui ribadisce la fiducia nella magistratura salvo poi attaccarla?
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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