2018-12-23
Il Bambinello sconfigge i tanti Erode di oggi
Di Gerard van Honthorst - The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=153010
Nel mondo artificiale in cui siamo immersi, è più attuale che mai l'archetipo del «vecchio re» materialista, che non vuole perdere le sue ricchezze e i suoi privilegi. Messi in pericolo dal «nuovo re» spirituale (e naturale) nato nella Notte Santa.Abbiamo tutti un grande bisogno e desiderio di Natale. È uno stato d'animo fatto di tante cose, anche molto diverse l'una dall'altra. La prima è la nostalgia per tutto ciò che è «natale», il mondo della nascita. Come tutti i Paesi in cui si fatica a riprodursi, l'Italia, che già tre anni fa aveva 6 nonni per ogni bambino, ha un disperato bisogno di nascite. E una grande nostalgia di un mondo che le onori e le favorisca, come si è impegnato a fare il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, nella sua intervista a La Verità. C'è un desiderio profondo di rinnovamento, che è cominciato e non deve arrestarsi e neppure rallentare. Nessuna immagine rappresenta meglio questo stato d'animo del silenzio stupito, sognante con cui le Scritture raccontano la Notte Santa. Nella quale non succede assolutamente nulla, senonché, nell'oscurità della stalla, nasce Gesù, il bimbo redentore del mondo. Silenzio e stupore sono i toni dominanti di questo momento centrale nella storia universale e nostra, di cui tutti abbiamo una non più sopportabile nostalgia. Una nostalgia di redenzione e liberazione dalla quantità di spazzatura, stupidaggini, bassezze, avidità, menzogne, viltà da cui siamo stati invasi e quasi soffocati, e di cui siamo determinati a liberarci - folla silenziosa e sparsa per l'Europa e il mondo, come i pastori attorno alla capanna di Betlemme.Il protagonista che dorme è naturalmente lui, il Bambino. Un infante, che non parla, non ha nessun potere, nessun esercito. Ma è, come cantano gli angeli e i pastori, e come si ripete la domenica delle Palme: «Il figlio di Davide» ( il Re che diceva al Signore: «Custodirò la mia forza per te») e dell'intera sapienza ebraica, il Redentore. Non parla e non fa conti: è un moltiplicatore, non un calcolatore, non bada alla quantità e soprattutto all'accumulo. Non ha tempo da perdere a contare ricchezze. Il contrario di Moscovici e dei contabili di Bruxelles. Come racconta l'evangelista Marco (10,28-31) non fa conticini neppure nelle promesse, che sono di un altro ordine, quando dice: date e «riceverete in questo tempo cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Moltiplicherà il vino alle nozze di Cana, i pani e i pesci un po' dappertutto. Ma soprattutto darà nell'Eucarestia il suo stesso corpo e il suo sangue nella forma del pane e del vino, a tutti quelli che hanno fame e bisogno di lui e della sua capacità di trasformare e guarire l'essere umano. Altro che psicoterapie. Il Bambino che dorme tranquillo nella Notte Santa sarà in tutto il mondo moderno l'unico fondatore di una religione teofagica, fondata sul mangiare Dio. Che, pur nella sua stranezza e assoluto anticonformismo, diventerà ed oggi è la più diffusa religione universale. Con l'Eucarestia, suo corpo e sangue, fatto centrale di tutto il cristianesimo, Gesù continua la vicinanza manifestata fin da bambino alla natura creata e agli aspetti organici, materiali dell'esistenza. Lo sguardo selvatico non può non occuparsi del Natale anche perché Gesù stesso è stato, anche, un uomo selvatico, e non ha perso occasione per manifestare la sua devozione e vicinanza alla natura creata, incontaminata. La nascita nella mangiatoia tra animali e pastori e sotto la volta stellata del firmamento è solo l'inizio dell'esistenza umana di un Dio creatore, che rimane fedele e profondamente vicino a tutte le cose viventi create «per mezzo di lui» (come dice il Credo). Il suo primo profeta, Giovanni, stava nel deserto e, racconta Marco, «portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico». Siamo lontani e finalmente liberi dal consumismo e anche dal culto degli chef (anche se il miele selvatico, come tutte le cose selvatiche, è una leccornia oggi introvabile). La fedeltà di Gesù alla natura incontaminata è costante. Dopo essere stato battezzato da Giovanni, Gesù «sospinto dallo Spirito» non va in una sinagoga e neppure in una grande città a predicare, ma nel deserto a farsi tentare dal diavolo. Qui, racconta Marco, (1:12-15) «rimase quaranta giorni, tentato da Satana» che non ne cavò nulla. «Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano». Una vita da Dio, vero; come lui è. Libera da tutte le puzzonate che tormentano l'esistenza e la psiche della maggior parte delle persone. Naturalmente questa capacità di non scindere l'aggressività e la forza dalla vita e dall'innocenza è parte dell'eredità ebraica, decisiva nel cristianesimo e nel mondo su esso costruito. Già i profeti biblici ne parlavano. Come Isaia: «Il lupo dimorerà insieme con l'agnello... Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera» (11,6-9). O Osea 2,20: «In quel tempo farò per loro un'alleanza con gli animali selvatici e gli uccelli del cielo e i rettili del suolo». Noi cittadini del terzo millennio, intossicati dalla falsità del codice linguistico del politically correct e di ciò che l'ha generato e imposto, riconosciamo facilmente il valore profetico di queste parole. Se rompi con gli animali selvatici, quelli viventi e quelli presenti simbolicamente dentro di te ( che sono poi i tuoi istinti), cadi nel manierismo e nella falsità e ti ammali, fisicamente e psichicamente. Anche la filosofia greca, fin da Eraclito e Pitagora, conosce perfettamente la necessità dell'unione degli opposti. E sulla comunità e storia culturale greco-ebraica-cristiana sono fondati l'Europa (quella vera) e il mondo occidentale da essa generato, come ha ricordato più volte papa Benedetto XVI. È quella la nostra forza e la nostra intelligenza. Si tratta dunque di riprendere queste profonde radici naturali e selvatiche del Natale per nutrirne la nostra esistenza, messa a rischio dal tentativo di sostituire la vita naturale con quella artificiale costruita in laboratorio, e i cristiani con individui economicamente più deboli, pensando che siano più manipolabili.Degli aspetti selvatici di Gesù rimane prezioso tutto. Oggi, particolarmente quando rivendica la capacità di essere naturali nell'affettività e nelle emozioni, senza nascondersi dietro codici prefabbricati. Come rimprovera ai suoi contemporanei, anch'essi persi nel fariseismo, il politically correct dell'epoca: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!». E spiega: «È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani» (Luca 7, 30-35). Cancellare l'autenticità dell'altro dietro maschere prefabbricate è sempre stata la specialità del potere. Ma il bimbo nato la notte di Natale ci insegna a non caderci.Per questo re Erode, rappresentante dell'archetipo del «vecchio re» materialista, che non vuole perdere i vantaggi messi in pericolo dal «nuovo re» spirituale nato nella Notte Santa, ordina «la strage degli innocenti», i bimbi nati in questi giorni. Anche oggi molti poteri piccoli e grandi vogliono far sparire il Natale, come fosse vecchio folklore di retrogusto razzista. Questi diversi Erode sono ispirati dall'antica forza del demone Arimane che già da sempre vuole la morte del mondo vivente. Oggi è il Satana affrontato da Gesù: egoista, freddo, che punta sulle macchine e la tecnologia per sostituire la vita che detesta perché creata dal Padre per mezzo di Gesù, dio dell'amore. Nella cultura anglosassone Arimane è il «vecchio Harry», rappresentato anche da diversi personaggi particolarmente cinici dei romanzi di Oscar Wilde. Che poi rompe con questa posizione psicologica e scrive lo straordinario De profundis, profondamente cristiano. Satana-Arimane è oggi al culmine della società tecnoscientifica, e molto potente: il suo antico sogno di sostituire la vita umana con quella artificiale sembra più vicino che mai. Anche per questo è bello e necessario accogliere nella Notte Santa il nostro piccolo e potente Redentore.
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