2021-10-27
Il plus italiano: stoccare l’idrogeno
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La maggiore indipendenza ci potrà riparare dalle stangate. Snam e De Nora al lavoro per riconvertire la rete di trasporto e potenziare la nostra capacità di conservazione.L'idrogeno per le industrie e la mobilità.Lo speciale contiene due articoliLa transizione energetica avverrà soprattutto passando per l'idrogeno. A dirlo sono gli analisti del settore, ma lo suggerisce anche il grande fermento di governi e aziende che sta avvenendo intorno a questa risorsa. L'idrogeno puro è un gas non tossico invisibile e inodore, pesa meno dell'aria ed è pulito oltre che sicuro e di facile reperibilità. Per sfruttarlo come risorsa energetica è necessario separarlo e questo può avvenire in tre diversi modi. L'idrogeno «grigio» è il più inquinante perché deriva dai combustibili fossili e rappresenta il 96% dell'idrogeno presente attualmente. Esiste la possibilità di produrre un idrogeno più pulito attraverso lo stoccaggio della Co2, si tratta dell'idrogeno blu. La vera svolta si ha però con l'idrogeno verde che viene sviluppato tramite l'elettrolisi dell'acqua e quindi creato tramite energia rinnovabile. L'idrogeno può potenzialmente raggiungere circa il 20-25% del mix energetico globale nel 2050. In quanto vettore energetico, consente anche di trasportare le energie rinnovabili su lunghe distanze evitando congestioni della rete elettrica e di stoccare grandi volumi di energia per periodi di tempo più lunghi rispetto altri sistemi accumulo. Questa peculiarità lo rende più appetibile agli occhi di quei Paesi, come l'Italia, che hanno necessità di rendersi autonomi sul piano energetico. A livello europeo la corsa è già cominciata, lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie legate all'idrogeno rappresentano oggi un tema prioritario nelle agende nazionali e nelle politiche dell'Unione Europea. Emmanuel Macron ha appena annunciato l'avvio di «France 2030», un grosso piano di investimenti che avrà come protagonista idrogeno e nucleare. In Germania TenneT, Gasunie Deutschland e Thyssengas realizzeranno in Bassa Sassonia un impianto pilota da 100 MW di capacità, che produrrà idrogeno dall'acqua sfruttando l'elettricità fornita dai parchi eolici nel Mar del Nord. Anche i Paesi Bassi intendono sfruttare le rinnovabili per la produzione dell'idrogeno. L'idea è di realizzare una «Hydrogen valley» con l'obiettivo di realizzare un polo tecnologico dedicato alla filiera dell'idrogeno in tutti i suoi aspetti. In Italia, un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa risorsa lo avrà Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo. Il nostro Paese, infatti, anche dal punto di vista geografico, svolge un ruolo cruciale di ponte tra il Nord Europa e il Nord Africa e i gasdotti esistenti sono il modo più economico per trasportare l'idrogeno su lunghe distanze. Bloombergm nel suo report New Energy Finance, analizza come l'importazione di idrogeno verde via tubo dal Nord Africa sarà per la Germania l'opzione economicamente più favorevole. Si parla di un prezzo di approvvigionamento di un dollaro al kg entro il 2050. Decisamente più vantaggioso rispetto alla realizzazione di parchi eolici offshore o all'import di idrogeno blu via tubo o l'import di idrogeno liquido via nave dal Medio Oriente. L'ambizione italiana è quella di avere un ruolo geopolitico a livello europeo nel settore dell'energia. Ed è in questa direzione che sta lavorando Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, che ha avviato una partnership tecnologica con De Nora, storica azienda italiana leader globale nelle tecnologie per lo sviluppo sostenibile, in particolare nei componenti per gli elettrolizzatori alcalini, acquisendone il 33%. L'Italia ha l'opportunità di diventare un hub dell'idrogeno e Snam sta lavorando per rendere le sue infrastrutture adatte al suo trasporto. Il 50% dei circa 7,4 miliardi di euro del suo piano industriale 2020-2024 è dedicato alla sostituzione e sviluppo degli asset secondo standard compatibili anche con l'idrogeno. Hanno avviato diverse sperimentazioni nella propria rete, che consentiranno di riconvertire una rete di trasporto di oltre 32.000 chilometri, associata a 13 centrali di compressione e nove siti di stoccaggio. Nello stoccaggio, sono in corso studi e sperimentazioni per valutarne la compatibilità con l'idrogeno, e a oggi è stata accertata la fattibilità di stoccare miscele fino al 2%. Stoccare l'idrogeno potrebbe consentire all'Italia di rendersi più indipendente sul piano energetico e di non dipendere quindi da Paesi vicini che, ad esempio, non hanno deciso di rinunciare al nucleare. Produrre idrogeno verde oggi costa molto di più di quello grigio ma, grazie alla ricerca, intorno al 2030 dovrebbe divenire una risorsa competitiva. Lavorare in questa direzione significherà non trovarsi più vittime di shock energetici ma, invece, diventare protagonisti di una nuova rivoluzione industriale. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/idrogeno-energia-2655403360.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-idrogeno-per-le-industrie-e-la-mobilita" data-post-id="2655403360" data-published-at="1635329360" data-use-pagination="False"> L'idrogeno per le industrie e la mobilità La corsa all'idrogeno ha subito una brusca accelerazione. Il motivo di questa frenesia risiede senz'altro nella sua ampia versatilità, oltre alla sua capacità di essere trasportato e stoccato. Il primo ambito in cui viene impiegato è l'industria, potendolo sfruttare come vettore energetico pulito. Fondamentale per processi che necessitano di grande dispendio energetico come nelle vetrerie, nelle acciaierie o nei cementifici. In questo ambito Snam ha promosso insieme a RINA e al Gruppo GIVA, la prima sperimentazione di utilizzo di un mix di idrogeno (al 30%) e gas naturale nella forgiatura dell'acciaio a livello globale. Nel settore del vetro, Snam fa parte di un gruppo italiano (insieme a Bormioli Luigi, Bormioli Rocco, RINA e altri player) al lavoro su una sperimentazione di utilizzo di idrogeno nei forni fusori delle vetrerie.Nel settore della mobilità a zero emissioni, l'idrogeno viene impiegato nelle celle a combustione: il sistema genera energia attraverso la reazione di idrogeno e ossigeno, emettendo come scarto unicamente acqua. Questo tipo di alimentazione risulta così particolarmente pulito e sostenibile. È un processo che avviene istantaneamente, alimentando il motore elettrico che a sua volta fornisce potenza all'auto. Produrre su larga scala questa nuova tecnologia rivoluzionerà il mondo dei trasporti perché rifornire un veicolo a idrogeno è un'operazione facile e veloce, inoltre l'autonomia del motore risulta notevolmente superiore rispetto a quella dei veicoli alimentati con i combustibili fossili. Si potrà arrivare più lontano senza la necessità di fermarsi per rifornire. Toyota è leader in questo settore e per favorire tutto questo ha stretto una collaborazione con Snam e Caetanobus. "La presenza di un'adeguata infrastruttura di rifornimento d'idrogeno è una condizione indispensabile per svilupparne tutto il potenziale per la mobilità. Per questo sarà essenziale che i principali attori del sistema produttivo e distributivo lavorino in sinergia". Lo ha dichiarato Luigi Ksawery Luca', amministratore delegato di Toyota Motor Italia. È soprattutto il mondo dei trasporti a investire in questo settore. Nello specifico il trasporto pesante sembra essere il reparto che trarrebbe maggior vantaggio dall'alimentazione ad idrogeno. Treni e camion prima di tutto per poi seguire con aerei e navi. A Bolzano già stanno girando i primi autobus ad idrogeno ed Airbus sta lavorando per mettere in volo il primo jet commerciale alimentato ad idrogeno nel 2035. Per quanto riguarda i treni, Fs e Snam hanno chiuso un importante accordo per valutare la fattibilità tecnico-economica e nuovi modelli di business legati allo sviluppo e la diffusione dei trasporti ferroviari a idrogeno in Italia. La linea ferroviaria italiana è per la maggior parte elettrificata, ma esistono ancora delle tratte sulle quali i treni si muovono alimentati da combustibili fossili e l'obiettivo è quello di riconvertirle. Snam nel suo piano industriale ha stanziato nello specifico 150 milioni di euro per l'avvio di progetti di conversione di queste tratte ferroviarie. La società punta a realizzare infrastrutture per convertire rapidamente a idrogeno treni attualmente alimentati a diesel e acquisire così una leadership tecnologica da capitalizzare anche a livello internazionale. L'obiettivo dei player che agiscono nel settore è quello di mettere a frutto un expertise che li renda leader in Italia, ma soprattutto nel mondo.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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